Canzone del Maggio De André - Ig@fabrizio.deandre-fuorionline
Perché ‘Siete per sempre coinvolti‘ è il verso più potente della musica italiana: da Dominique Grange a De André, il capolavoro (attualissimo) del ’68 che tutti conoscono.
“Chacun de vous est concerné” di Dominique Grange, militante e cantautrice francese che ha vissuto in prima persona gli eventi del Maggio ’68 parigino, è una canzone che ha fatto strada anche in Italia, diventando iconica, grazie a Fabrizio De André. Il poeta e cantautore genovese, dopo aver ricevuto il testo in dono dalla stessa Grange, non si limita a una semplice traduzione: riscrive completamente la musica e opera un adattamento che, pur restando fedele allo spirito dell’originale, acquista una propria identità linguistica e poetica. Il risultato è un’opera che trascende il semplice documento militante per diventare una riflessione universale sulla responsabilità civile e morale.
La forza dirompente e la lucidità politica della “Canzone del Maggio” tratto dall’album “Storia di un impiegato” del 1973, rappresenta non solo un documento storico del clima post-sessantotto, ma anche un capolavoro di scrittura poetica che mantiene intatta la sua capacità di interrogare le coscienze a distanza di decenni.
Struttura e architettura poetica
Il testo si sviluppa attraverso una struttura anaforica rigorosa, costruita sulla ripetizione ossessiva della locuzione “Anche se” che apre quasi tutti i versi. Questa scelta stilistica non è affatto casuale: crea un effetto di accumulo, di lista inesorabile che non ammette scappatoie. Ogni strofa presenta una serie di ipotesi, di giustificazioni, di alibi che vengono metodicamente demoliti dalla sentenza finale che ricorre come un mantra: “Siete lo stesso coinvolti“, fino all’epilogo che si fa ancora più perentorio: “Siete per sempre coinvolti“.
L’architettura del testo ricorda la struttura delle requisitorie giudiziarie, con l’elencazione delle prove a carico e il verdetto finale. Ma è anche una struttura che evoca la tradizione della poesia profetica e delle maledizioni bibliche, dove l’accusa si fa universale e inappellabile.

Una delle caratteristiche più notevoli del testo è l’uso sapiente di un linguaggio che alterna registro alto e basso, creando un impasto linguistico di straordinaria efficacia. Da un lato troviamo espressioni colloquiali, quasi gergali (“sul nostro muso“, “ve ne fregate“, “ci mordevano il sedere“), dall’altro una sintassi complessa e una costruzione retorica raffinata.
Il riferimento alle “Millecento” è un colpo di genio nella sua specificità: non una generica automobile, ma un modello preciso che identifica immediatamente la piccola borghesia italiana degli anni Settanta. È un dettaglio apparentemente minimo che condensa in sé un’intera sociologia, un’istantanea di classe sociale. La Fiat 1100, auto popolare ma dignitosa, simboleggia quella fascia di popolazione che si sente “arrivata”, al sicuro, distante dai conflitti sociali.
Le immagini: una fenomenologia dell’indifferenza
Il testo procede per quadri, ognuno dei quali rappresenta una diversa manifestazione dell’indifferenza borghese di fronte agli eventi rivoluzionari del Sessantotto. La progressione è studiata: si parte dall’assenza fisica (“il nostro maggio ha fatto a meno del vostro coraggio“), si passa attraverso l’ignavia (“la paura di guardare vi ha fatto chinare il mento“), fino ad arrivare al tradimento attivo (“avete chiuso le vostre porte sul nostro muso“).
L’immagine delle “pantere” che “mordevano il sedere” è un esempio perfetto del registro misto di De André: usa un’espressione quasi comica per riferirsi a una realtà drammatica, le cariche della polizia. Questa scelta stilistica rende il verso memorabile e allo stesso tempo denuncia l’ipocrisia di chi minimizza la violenza dello Stato attraverso eufemismi.
La scena della porta chiusa in faccia ai manifestanti inseguiti dalla polizia (“La notte che le pantere / Ci mordevano il sedere“) è particolarmente potente: cristallizza in un’immagine concreta e quasi cinematografica il tradimento della solidarietà umana elementare. Non si tratta di chiedere adesione ideologica, ma semplicemente pietà, aiuto di fronte alla violenza. Il rifiuto diventa così doppiamente colpevole. Il nucleo concettuale del testo ruota attorno all’idea di corresponsabilità collettiva. De André rifiuta la possibilità di una neutralità innocente: chi non si oppone al sopruso è complice del sopruso. Questa posizione etica, di matrice cristiana ma anche esistenzialista, nega la possibilità dell’assoluzione attraverso l’astensione.
Il verso “Anche se voi vi credete assolti / Siete lo stesso coinvolti” assume una forza quasi teologica: non esiste tribunale umano che possa concedere l’assoluzione da una responsabilità che è ontologica, che deriva dall’essere parte di una società. L’uso del verbo “credere” sottolinea l’illusorietà dell’autoassoluzione: è una fede vana, un autoinganno.
La dimensione temporale: passato, presente, futuro
Il testo gioca abilmente sui tempi verbali, creando una tensione tra il passato degli eventi del Sessantotto, il presente della riflessione e il futuro della profezia. La prima parte usa principalmente il passato prossimo (“ha fatto”, “ha risparmiato”, “avete chiuso“), documentando gli eventi accaduti. Ma gradualmente il testo si apre al presente (“vi credete”, “tutto sia come prima“) e infine al futuro (“Verremo ancora alle vostre porte / E grideremo ancora più forte“).
Questo movimento temporale trasforma il testo da documento storico a manifesto programmatico. Il Maggio ’68 non è solo un evento del passato da commemorare o da cui trarre lezioni, ma un processo ancora in corso, una chiamata che continuerà a bussare alle porte delle coscienze.
Il crescendo finale del testo è magistrale nella sua costruzione drammatica. L’ultima strofa cambia tono: dall’elencazione delle colpe si passa alla minaccia, o meglio alla promessa. “Verremo ancora alle vostre porte / E grideremo ancora più forte”: l’uso del futuro e della prima persona plurale trasforma il testo da atto d’accusa retrospettivo a dichiarazione d’intenti.
La ripetizione finale del verso “Per quanto voi vi crediate assolti / Siete per sempre coinvolti” (ripetuta due volte) assume il carattere di una sentenza definitiva, inappellabile. L’aggiunta dell’avverbio “per sempre” rispetto alle precedenti occorrenze del ritornello conferisce un carattere di eternità, quasi di dannazione, alla corresponsabilità. Non c’è prescrizione possibile per questo tipo di colpa.
Valore letterario e risonanza universale
Ciò che rende questo testo un capolavoro non è solo la sua efficacia come canzone di protesta, ma la sua capacità di trascendere il contingente storico per diventare una meditazione universale sulla responsabilità morale. De André, partendo da un evento specifico (il Maggio ’68), costruisce una parabola che parla a ogni epoca e a ogni contesto.
La “Canzone del Maggio” può essere letta come un’attualizzazione moderna del monito dantesco o delle profezie bibliche contro i tiepidi. Ricorda il verso dell’Apocalisse sui “né caldi né freddi“, condannati proprio per la loro neutralità. Ma lo fa con un linguaggio che resta profondamente radicato nel qui e ora, nel concreto della vita quotidiana. Questo testo rappresenta De André al suo meglio: un poeta che sa trasformare l’impegno politico in grande letteratura, che sa trovare nel particolare la via verso l’universale, che sa usare un linguaggio apparentemente semplice per veicolare significati complessi e stratificati. La “Canzone del Maggio” resta, a distanza di cinquant’anni, un atto d’accusa che non ha perso nulla della sua forza, un testo che continua a interrogare le coscienze e a ricordarci che l’indifferenza non è mai innocente, che la neutralità di fronte all’ingiustizia è essa stessa una forma di complicità.
Testo di Chacun de vous est concerné
Même si le mois de mai,
Ne vous a guère touché,
Même s’il n’y a pas eu,
De manif’ dans votre rue.
Même si votre voiture
n’a pas été incendiée,
Même si vous vous en foutez,
Chacun de vous est concerné.
Même si vous avez feint,
De croire qu’il ne se passait rien,
Quand dans le pays entier,
Des usines s’arrêtaient
Même si vous n’avez rien fait,
Pour aider ceux qui luttaient,
Même si vous vous en foutez,
Chacun de vous est concerné.
Même si vous avez fermé,
Votre porte à notre nez,
Une nuit où nous avions,
Les CRS aux talons,
Si vous nous avez laissés,
Matraqués sur le palier,
Même si vous vous en foutez,
Chacun de vous est concerné.
Même si dans votre ville
Tout est resté bien tranquille,
Sans pavés, sans barricades,
Sans blessés et sans grenades.
Même si vous avez gobé,
Ce que disait la télé,
Même si vous vous en foutez,
Chacun de vous est concerné.
Même si vous croyez maintenant,
Que tout est bien comme avant,
Parce que vous avez voté,
L’ordre et la sécurité
Même si vous ne voulez pas,
Que bientôt on remette ça,
Même si vous vous en foutez,
Chacun de vous est concerné.
Testo La canzone del maggio
Anche se il nostro maggio
Ha fatto a meno del vostro coraggio
Se la paura di guardare
Vi ha fatto chinare il mento
Se il fuoco ha risparmiato
Le vostre Millecento
Anche se voi vi credete assolti
Siete lo stesso coinvolti
E se vi siete detti
Non sta succedendo niente
Le fabbriche riapriranno
Arresteranno qualche studente
Convinti che fosse un gioco
A cui avremmo giocato poco
Provate pure a credervi assolti
Siete lo stesso coinvolti
Anche se avete chiuso
Le vostre porte sul nostro muso
La notte che le pantere
Ci mordevano il sedere
Lasciandoci in buonafede
Massacrare sui marciapiedi
Anche se ora ve ne fregate
Voi quella notte, voi c’eravate
E se nei vostri quartieri
Tutto è rimasto come ieri
Senza le barricate
Senza feriti, senza granate
Se avete preso per buone
Le “verità” della televisione
Anche se allora vi siete assolti
Siete lo stesso coinvolti
E se credete ora
Che tutto sia come prima
Perché avete votato ancora
La sicurezza, la disciplina
Convinti di allontanare
La paura di cambiare
Verremo ancora alle vostre porte
E grideremo ancora più forte
Per quanto voi vi crediate assolti
Siete per sempre coinvolti
Per quanto voi vi crediate assolti
Siete per sempre coinvolti
