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Nel 2023 le aree urbane si muovono verso la sostenibilità, ma ozono e polveri sottili continuano a minacciare la salute. Il report ISTAT fotografa una transizione ancora a due velocità.
Le città italiane stanno cercando di cambiare pelle. Secondo l’ultimo report ISTAT dedicato ai dati ambientali nei 109 Comuni capoluogo, l’anno 2023 ha segnato alcuni importanti passi avanti verso la sostenibilità urbana. Crescono le piste ciclabili (+27,4% in cinque anni), si espandono le aree verdi accessibili e si moltiplicano i punti di ricarica per veicoli elettrici (+34,5% rispetto al 2022). Segnali positivi arrivano anche dal boom del fotovoltaico, che registra un incremento del 17,5% nella potenza installata. Tuttavia, nonostante questi slanci “green”, la qualità dell’aria nelle città resta un problema strutturale: ozono e polveri sottili continuano a superare i limiti raccomandati, con effetti nocivi sulla salute pubblica.

La crescente urbanizzazione, che vede circa un terzo della popolazione residente nei Comuni capoluogo, accentua le pressioni ambientali. Le città, luoghi in cui si concentrano traffico, consumi e attività industriali, sono allo stesso tempo vittime e protagoniste della transizione ecologica. In questo contesto ambivalente, il trasporto pubblico mostra segnali di recupero dopo la pandemia, ma oltre il 40% degli autobus in circolazione ha più di dieci anni, a scapito dell’efficienza e delle emissioni.
L’espansione del verde urbano
Cresce il car sharing, mentre l’offerta di altri servizi di mobilità condivisa registra un calo. Le aree di forestazione urbana, pensate per contrastare l’isola di calore, aumentano del 6,7% rispetto all’anno precedente, ma restano ancora frammentarie. L’impressione è che le città italiane siano oggi veri e propri laboratori di sostenibilità, chiamati a rispondere a sfide ambientali urgenti con soluzioni concrete, coordinate e a lungo termine.

L’espansione del verde urbano, spinta anche dalle direttive europee, si traduce in 33,3 metri quadri di verde pro capite nei Comuni capoluogo, con punte virtuose in città come Trento, Gorizia e Potenza. Tuttavia, in molti centri – specie al Sud – si resta sotto lo standard minimo previsto (9 m²/ab), e solo il 60% del verde è realmente accessibile ai cittadini. La forestazione urbana, insieme all’aumento delle superfici coperte da fotovoltaico (+17,5% di potenza installata nel 2023), gioca un ruolo chiave nella mitigazione dell’effetto “isola di calore” e nella riduzione dei consumi energetici. Ma la pressione ambientale resta alta, e l’equilibrio tra crescita urbana e tutela del territorio è ancora fragile, come testimonia il fatto che solo 27 comuni abbiano ridotto le previsioni urbanistiche dal 2017 a oggi.
La fotografia offerta dall’ISTAT per il 2023 è chiara: le politiche ambientali urbane stanno cambiando passo, ma la strada verso un equilibrio tra vivibilità e impatti antropici è ancora lunga. Serve un approccio sistemico, che integri mobilità pulita, rigenerazione urbana e fonti rinnovabili, con una visione comune tra istituzioni, cittadini e imprese. Le città non possono più limitarsi a rincorrere le emergenze ambientali: devono diventare protagoniste del cambiamento, per garantire un futuro più salubre e resiliente.
