Gaza, la marcia della dignità: 35 Paesi in cammino verso “il confine della vergogna”

 

Dal Cairo a Rafah, attivisti da tutto il mondo chiedono l’apertura del valico bloccato: “Morire di fame a 100 metri dagli aiuti è una vergogna per l’umanità”

A Gaza non si muore solo sotto i bombardamenti. A Gaza si muore anche di fame e di sete. Da oltre tre mesi, infatti, migliaia di camion carichi di aiuti umanitari – inviati dalle Nazioni Unite – sono bloccati al valico di Rafah, lungo il confine tra l’Egitto e la Striscia. Una barriera imposta da Israele sta impedendo l’ingresso di beni essenziali: cibo, acqua e medicinali restano fermi nel deserto, mentre la popolazione continua a vivere una crisi senza precedenti.

Di fronte a questa situazione, la società civile internazionale ha deciso di reagire. Il 12 giugno prenderà il via dal Cairo la Global March to Gaza, una grande marcia pacifica che riunirà delegazioni da 35 Paesi con l’obiettivo di camminare fino a Rafah per chiedere l’immediata apertura del valico e il passaggio degli aiuti. Il percorso attraverserà il deserto del Sinai per tre giorni, con arrivo previsto il 15 giugno.

L’iniziativa è nata su impulso di medici, attivisti e volontari che hanno operato direttamente a Gaza negli ultimi mesi. Tra i promotori c’è il dottor Hicham El Ghaoui, medico francese residente in Svizzera, che ha lavorato nei reparti di emergenza della Striscia durante varie missioni umanitarie. «Ogni volta era più difficile – ha raccontato – finché non mi sono chiesto se avesse ancora senso continuare a partire, vista l’impossibilità di operare in condizioni minime di sicurezza e dignità». Da questa riflessione è nata l’idea della marcia: un gesto simbolico, ma concreto, per accendere i riflettori sull’emergenza umanitaria.

Il confine della vergogna

Secondo gli organizzatori, sono ormai migliaia le persone che si sono unite all’iniziativa, mentre altre ne sosterranno gli obiettivi dai rispettivi Paesi. Il primo scopo è rompere il blocco di Rafah, dove restano fermi convogli carichi di beni salvavita. El Ghaoui parla di “un confine della vergogna”, dove si muore a pochi metri da camion pieni di cibo. «Serve una gestione internazionale del valico – afferma – non possiamo accettare che lo stesso Stato accusato di crimini gravi decida anche quali aiuti possono entrare».

Marcia su Gaza
Marcia su Gaza-fuorionline

Anche l’Italia sarà presente, con una delegazione nazionale composta da uomini e donne provenienti da tutte le regioni. A rappresentarla nella coalizione internazionale è Antonella Chiodo, che descrive così lo spirito della missione: «Le immagini di bambini lasciati morire di fame, di famiglie sterminate, di giornalisti e operatori sanitari uccisi hanno risvegliato la coscienza collettiva. La devastazione non è più solo lontana: è entrata nelle nostre case. La marcia è un modo per dire che non possiamo più restare a guardare».

La partecipazione alla Global March è aperta a tutti, ma vincolata al rispetto di un manifesto etico: niente violenza, rispetto della legalità egiziana e spirito costruttivo. Insieme a Freedom Flotilla e Sumud, la marcia vuole lanciare un appello universale: la solidarietà internazionale non può fermarsi davanti a un valico chiuso.

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