Dalla creazione di “Pet Sounds” alla battaglia contro la malattia mentale, il visionario artista lascia un’eredità musicale senza tempo
La musica pop piange uno dei suoi più grandi innovatori: Brian Wilson, fondatore e mente creativa dei Beach Boys, è morto l’11 giugno 2025 all’età di 82 anni. La notizia, diffusa dalla famiglia tramite i social media, ha commosso il mondo intero.

Sebbene non siano state rese note le cause del decesso, è noto che Wilson lottava contro la demenza dal 2024, malattia che si era aggravata dopo la scomparsa della moglie Melinda Ledbetter, avvenuta a gennaio dello stesso anno.
Wilson non è stato soltanto un compositore di successo: è stato un rivoluzionario che ha riscritto le regole della musica pop, trasformando armonie vocali e orchestrazioni in esperimenti sonori all’avanguardia. Album come Pet Sounds e brani epocali come Good Vibrations non solo hanno definito un’epoca, ma hanno influenzato profondamente generazioni di artisti, dai Beatles a Radiohead. Il suo approccio visionario alla produzione musicale ha elevato il pop al rango di arte, rendendolo oggetto di studio e di culto in tutto il mondo.
Il ritiro dalle scene
La sua carriera, però, è stata anche segnata da un doloroso cammino personale. Afflitto fin da giovane da disturbi mentali, tra cui depressione e ansia, Wilson si ritirò dalle esibizioni live già negli anni Sessanta, mentre i Beach Boys continuavano a cavalcare il successo internazionale.

Negli anni Settanta e Ottanta affrontò anche problemi di dipendenza e un isolamento quasi totale dalla scena musicale. Il ritorno sulle scene arrivò con fatica negli anni Ottanta, ma fu solo nel 2004 che Brian Wilson riuscì a completare Smile, il leggendario progetto mai terminato nel pieno della sua crisi psicologica.
L’album, atteso da decenni, venne accolto con entusiasmo dalla critica e dai fan, confermando ancora una volta il suo status di artista irripetibile. Con la sua scomparsa, il mondo della musica perde un gigante la cui influenza è ancora oggi presente in centinaia di produzioni contemporanee. Il suo lascito è scolpito in arrangiamenti arditi, melodie eteree e una costante ricerca dell’armonia perfetta, quella che solo Brian Wilson sembrava saper udire nella mente prima di trasformarla in suono.