Dal Nord al Sud, quasi sette ragazzi su dieci dichiarano di essere stati vittime di prepotenze offline o online: l’indagine ISTAT 2023 fotografa un fenomeno in crescita che chiede risposte chiare a scuola, in famiglia e in politica.
Il bullismo non è più un fatto episodico, ma una trama continua che attraversa la quotidianità di oltre cinque milioni di adolescenti italiani. La rilevazione ISTAT 2023, condotta su un campione di 39 mila studenti tra 11 e 19 anni, racconta un panorama allarmante: il 68,5 % degli intervistati confessa di aver subito almeno una forma di prevaricazione nell’ultimo anno, mentre uno su cinque parla di abusi ripetuti con cadenza mensile.

Dietro a queste cifre ci sono pratiche di sopruso tanto dirette (insulti, minacce e aggressioni fisiche) quanto indirette (esclusione dal gruppo e diffamazione). Le azioni esplicite restano le più frequenti: oltre la metà dei ragazzi dice di essere stata offesa o insultata, mentre minacce e aggressioni riguardano circa l’11 %.
Sulle forme silenziose, l’emarginazione pesa sul 43 % degli intervistati e la calunnia su uno su quattro. Il dato più crudo riguarda l’età: la fascia 11‑13 anni è la più vulnerabile alle offese verbali (58 %), mentre quella 14‑19 anni subisce di più la violenza fisica e la pressione dell’esclusione sociale. Il fenomeno è inoltre geograficamente sfaccettato: se nel Mezzogiorno un terzo degli adolescenti dice di non aver mai subìto bullismo, nelle regioni del Nord la continuità degli atti vessatori arriva a colpire oltre il 22 % dei giovani. Genere ed età aggiungono ulteriori gradienti: i maschi subiscono più offese dirette (16 % con frequenza mensile) e le ragazze scontano il peso dell’esclusione (12,2 % di episodi ripetuti).
Non solo a scuola, ma anche nel web
Al tradizionale cortile della scuola si affianca ora lo spazio — apparentemente — illimitato del web. Più di nove adolescenti su dieci trascorrono almeno due ore al giorno online: il risultato è la sovrapposizione tra bullismo “fisico” e cyberbullismo.

Un terzo dei giovani ha sperimentato entrambe le forme di violenza e quasi il 4 % dichiara abusi esclusivamente in rete, dove l’anonimato amplifica la portata degli attacchi. Offese e insulti digitali colpiscono soprattutto i maschi, con un differenziale di sette punti percentuali rispetto alle coetanee, e quasi un ragazzo su dieci denuncia soprusi online con cadenza settimanale o quotidiana.
L’intreccio di aggressioni in presenza e in chat rende più difficile per vittime e famiglie individuare il confine fra uno scherzo pesante e un reato reiterato: la stessa vittima può passare dal banco di scuola allo smartphone senza tregua. Alla politica il compito di trasformare questi numeri in azioni: piani educativi obbligatori, sportelli psicologici stabili e protocolli di intervento rapido che leggano insieme i segnali offline e online.
Alle scuole serve una formazione continua per docenti e studenti, mentre alle piattaforme digitali si chiede di rafforzare gli strumenti di segnalazione e rimozione dei contenuti lesivi. Solo un approccio integrato potrà spezzare il circolo vizioso della violenza tra pari e restituire agli adolescenti un ambiente, reale e virtuale, dove crescere senza paura.