Cittadinanza per nascita, l’offensiva di Trump si arena: la Corte Suprema cambia le regole, ma il suo ordine resta bloccato

Una sentenza storica limita il potere dei giudici federali, ma lascia aperta la strada ai ricorsi contro la misura voluta da Trump per negare la cittadinanza ai figli di immigrati. Ecco cosa sta succedendo.

Negli Stati Uniti si è aperto un nuovo capitolo nella battaglia legale e politica sul diritto di cittadinanza per nascita. La Corte Suprema ha emesso una sentenza che ridisegna il potere dei giudici federali, limitando la possibilità di bloccare con effetto immediato e su scala nazionale le politiche del governo, attraverso le cosiddette “ingiunzioni universali”.

cittadinanza per nascita USA
cittadinanza per nascita USA-Fb@Donald J. Trump-fuorionline

Questa modifica ha apparentemente favorito l’amministrazione di Donald Trump, da poco tornato alla Casa Bianca, che ha rilanciato un ordine esecutivo volto a negare la cittadinanza automatica ai figli di stranieri nati su suolo americano, a meno che almeno uno dei genitori sia cittadino o residente legale (con “green card“). Una mossa che mette in discussione il principio sancito dal XIV emendamento della Costituzione, secondo cui chi nasce negli Stati Uniti è automaticamente cittadino.

Tuttavia, nonostante il colpo inferto all’uso esteso delle ingiunzioni, l’ordine esecutivo di Trump resta sospeso. Tre giudici federali lo hanno già bloccato, ritenendolo probabilmente incostituzionale, e la stessa Corte Suprema ha concesso 30 giorni di tempo ai ricorrenti per chiedere ulteriori misure di protezione. Questo significa che, almeno per ora, nessun cambiamento verrà applicato alla legge sulla cittadinanza, e il dibattito continuerà nei tribunali di grado inferiore. Inoltre, la Corte ha lasciato spazio a ricorsi collettivi, che potrebbero comunque ottenere effetti simili alle ingiunzioni universali, anche se con più ostacoli legali da superare.

La battaglia legale continua: cosa potrebbe accadere ora

A contestare la direttiva di Trump non ci sono solo cittadini privati, ma anche 22 Stati, quasi tutti a guida democratica, preoccupati per l’impatto che l’ordine avrebbe sui servizi pubblici e sulla coesione sociale. La sentenza della Corte Suprema, pur riducendo il margine d’azione dei giudici federali, non ha escluso la possibilità che le azioni legali collettive possano proteggere intere categorie di persone, come i bambini nati da genitori stranieri.

cittadinanza per nascita USA
cittadinanza per nascita USA-fuorionline

Secondo numerosi esperti costituzionalisti, tra cui Samuel Bray della Notre Dame Law School, sarà molto difficile che l’ordine di Trump entri mai in vigore, poiché viola il dettato costituzionale e verrà probabilmente bocciato nei successivi gradi di giudizio.

Resta però una forte incertezza per migliaia di famiglie: se i ricorrenti non dovessero ottenere nuovi blocchi prima della scadenza dei 30 giorni, l’ordine potrebbe iniziare ad applicarsi in alcuni Stati e non in altri, creando un panorama legale disomogeneo e difficile da interpretare. Il rischio, sottolineato anche dalla Columbia Law School, è che il diritto alla cittadinanza diventi variabile a seconda della giurisdizione, con conseguenze drammatiche per chi nasce in quelle aree in cui la direttiva entrasse in vigore. La questione, insomma, è ben lontana dall’essere chiusa: nei prossimi mesi si giocherà una partita decisiva nei tribunali americani, tra Costituzione, poteri presidenziali e diritti fondamentali.

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