Ue verso l’obiettivo clima 2040: meno emissioni, più flessibilità con i crediti di carbonio esteri

Bruxelles apre ai crediti internazionali per compensare fino al 3% delle emissioni: il piano per raggiungere il -90% senza affondare industrie e bilanci statali

La transizione ecologica dell’Unione Europea entra in una nuova fase di flessibilità strategica. La Commissione europea si prepara a introdurre un’importante novità nel piano per il clima al 2040: il ricorso, seppur limitato, ai crediti di carbonio internazionali.

Obiettivo clima UE 2040
Obiettivo clima UE 2040-fuorionline

In sostanza, Bruxelles sta valutando di permettere agli Stati membri di acquistare crediti da progetti ambientali all’estero – come la riforestazione in Sud America – per compensare fino al 3% delle emissioni da ridurre, anziché abbatterle tutte internamente.

La misura, prevista in una bozza di proposta visionata da Reuters, nasce per attenuare le resistenze di alcuni governi – tra cui Italia, Polonia e Repubblica Ceca – che temono i costi economici della decarbonizzazione forzata. La Commissione, infatti, punta a rendere giuridicamente vincolante l’obiettivo della riduzione del 90% delle emissioni nette rispetto ai livelli del 1990 entro il 2040, ma si mostra ora disposta a introdurre margini di manovra, sia per le industrie che per le finanze pubbliche.

Solo crediti “di alta qualità”

L’introduzione dei crediti esteri non sarà immediata: secondo la bozza, entreranno in vigore gradualmente a partire dal 2036, mentre un’ulteriore normativa definirà i requisiti di qualità e trasparenza necessari.

L’idea è quella di utilizzare solo crediti “di alta qualità” e tracciabili, per evitare le falle evidenziate in alcuni casi recenti, dove i progetti non hanno generato i benefici climatici promessi. Secondo i sostenitori del meccanismo, questo strumento potrebbe avere un doppio impatto positivo: finanziare la decarbonizzazione nei Paesi in via di sviluppo e alleggerire il peso economico della transizione per i settori produttivi europei.

Obiettivo clima UE 2040
Obiettivo clima UE 2040-fuorionline

Non è tutto: il piano includerebbe anche nuove modalità di compensazione attraverso progetti di rimozione diretta della CO₂ dall’atmosfera, che verrebbero integrati nel mercato del carbonio dell’UE.

In parallelo, gli Stati membri avranno più libertà nella scelta dei settori su cui puntare per raggiungere gli obiettivi. Resta da vedere, però, quale sarà il testo finale: la proposta ufficiale verrà presentata il 2 luglio e dovrà poi essere negoziata con Parlamento europeo e Consiglio. Il punto di equilibrio, tra ambizione climatica e sostenibilità economica, è ancora tutto da scrivere.

La situazione dall’Italia

L’Italia si trova in una posizione chiave nel dibattito europeo sul nuovo obiettivo climatico al 2040. La Commissione europea presenterà il 2 luglio una proposta per ridurre del 90% le emissioni nette rispetto ai livelli del 1990, ma con una novità importante: l’introduzione graduale dei crediti di carbonio internazionali.

L’ Italia, insieme a Polonia e Repubblica Ceca ha espresso forti preoccupazioni sui costi della transizione verde, chiedendo maggiore flessibilità per le imprese. In particolare, Roma ha sollevato dubbi anche sul funzionamento del Carbon Border Adjustment Mechanism (CBAM), il dazio climatico alle frontiere, chiedendo semplificazioni e incentivi per le imprese esportatrici nazionali (Reuters – 27 marzo 2025). Una posizione che riflette le difficoltà delle aziende italiane ad affrontare investimenti su larga scala senza strumenti di supporto efficaci.

Eppure, non mancano voci contrarie all’interno del Paese. Più di 25 scienziati italiani – tra cui il Nobel Giorgio Parisi – hanno firmato un appello a favore dell’obiettivo del -90%, sottolineando che è necessario per la sicurezza energetica e il futuro economico dell’Italia. Secondo Renewable Matter (fonte), l’ambizione climatica rappresenta un’opportunità per innovare e rendere l’Italia più competitiva sul piano tecnologico ed energetico.

Nel frattempo, il mercato italiano dei crediti di carbonio è ancora in fase embrionale. Il Registro nazionale, avviato nel 2023 sotto la supervisione del MASE e del Ministero dell’Agricoltura, è operativo solo parzialmente per mancanza di decreti attuativi. Tuttavia, alcune piattaforme private stanno già sviluppando progetti locali: Rete Clima, con l’iniziativa “Foresta Italia”, ha piantato oltre 130.000 alberi, mentre TRA.D.E ha coinvolto oltre 120 aziende agricole e vitivinicole, sfruttando anche tecnologie blockchain per la tracciabilità dei crediti (Omnitrattore).

LEGGI ANCHE ———————————————> Difesa o ambiente? Il bivio dell’Europa tra spese militari e crisi climatica

Nonostante le potenzialità, secondo i dati ufficiali, solo il 7% dei crediti emessi in Europa tra il 2011 e il 2022 proviene da progetti italiani. L’attesa è ora per il Regolamento UE 2024/3012, che prevede entro il 2028 un Registro europeo unificato. Una misura che potrebbe dare finalmente slancio a una filiera nazionale dei crediti di carbonio credibile, trasparente e utile per il raggiungimento degli obiettivi climatici.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *