Scienziati italiani e svizzeri perforano il ghiacciaio alpino fino a 99 metri per conservare carote di ghiaccio minacciate dal riscaldamento globale. Un archivio climatico per le generazioni future.
Nel cuore delle Alpi, sul ghiacciaio Corbassière, si è recentemente conclusa una missione scientifica cruciale per la conservazione della memoria climatica del nostro pianeta. Dal 19 al 30 maggio 2025, un team italo-svizzero ha operato a oltre 4.100 metri di quota per estrarre profonde carote di ghiaccio nell’ambito del progetto internazionale Ice Memory, con il patrocinio dell’UNESCO. Obiettivo: preservare per i posteri i preziosi dati climatici contenuti nei ghiacci millenari, sempre più a rischio di scomparsa a causa del riscaldamento globale.

Ogni strato del ghiaccio alpino racchiude informazioni chimiche e fisiche che risalgono alla sua formazione, creando una sorta di archivio naturale del clima passato. Ma l’innalzamento delle temperature sta accelerando la fusione di questi ghiacciai, compromettendo la leggibilità di queste “pagine” storiche. Da metà Ottocento, i ghiacciai delle Alpi hanno perso circa il 60% della loro massa e secondo le proiezioni scientifiche, la maggior parte di quelli posti sotto i 3.600 metri di altitudine potrebbe scomparire entro la fine del secolo. Ciò significherebbe perdere per sempre un patrimonio inestimabile di conoscenza scientifica.
Per scongiurare questa perdita, Ice Memory si è dato un compito ambizioso: estrarre da ogni ghiacciaio due campioni di carote, una da analizzare subito, l’altra da conservare in Antartide, in un’area ritenuta geologicamente stabile e naturalmente refrigerata, affinché i ricercatori del futuro possano accedervi anche tra decenni o secoli.
Uno studio iniziato nel 2020
Sul Corbassière, nel 2020 un primo tentativo di perforazione si era interrotto a soli 30 metri di profondità, ostacolato dalla presenza d’acqua e da difficoltà tecniche. Le successive analisi avevano evidenziato un rapido deterioramento della qualità dei segnali climatici, segno che il tempo per agire stava scadendo.

La missione del 2025, guidata dall’Istituto di Scienze Polari del CNR e dall’Università Ca’ Foscari di Venezia, ha puntato a perforare fino al substrato roccioso. Grazie a nuove tecniche elettromeccaniche, i ricercatori sono riusciti a raggiungere una profondità record di 99,5 metri, confermata anche da un terzo carotaggio che ha toccato i 98,9 metri. Le operazioni si sono svolte in condizioni estreme su un plateau situato tra il Grand Combin de Valsorey e il Grand Combin de Grafeneire, con il supporto logistico di elicotteri partiti dal versante svizzero del tunnel del Gran San Bernardo e con la supervisione costante di una guida alpina per garantire la sicurezza del team.
Tra i protagonisti della spedizione anche Pietro Di Sopra, geologo e tecnico glaciologo della Fondazione Montagna Sicura, che ha fornito supporto scientifico e operativo in ogni fase.
Quella del Corbassière è solo una delle tante missioni previste dal programma Ice Memory. Ma ogni intervento è una corsa contro il tempo: mentre i ghiacci si ritirano, anche la nostra capacità di conoscere il passato si dissolve. In gioco non c’è solo la scienza, ma anche la memoria storica dell’umanità davanti ai cambiamenti del pianeta.