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Non più piazze digitali per incontrare amici, ma palcoscenici dove guardare contenuti creati dalle macchine: la trasformazione silenziosa che sta cambiando internet
Che i social nati con l’obiettivo di innescare la socializzazione virtuale (in realtà prima di loro c’erano già i Forum e le chat ma sembra che qualcuno lo abbia dimenticato), e che nel giro di qualche anno abbiano di fatto annientato la socializzazione reale, è sotto gli occhi di tutti. Se pensavate di aver toccato il fondo, vi sbagliare. L’horror che hanno in mente i magnati della tecnologia continua a crescere e a presentare delle perle che, dipende.. dai punti di vista, sono anche inquietanti.
Immaginate di aprire Instagram o Facebook e di scoprire che la maggior parte dei video che state guardando non sono stati creati da persone reali, ma da un’intelligenza artificiale. E certo! Vuoi che non si insinui l’IA in tutto questo, che ormai è regina assoluta del world wide web? E non solo. Non è fantascienza: è quello che potrebbe accadere molto presto. Le grandi aziende tecnologiche stanno infatti lanciando piattaforme completamente nuove dove tutto ciò che vedete – ogni video, ogni immagine, ogni storia – è generato da algoritmi sofisticati. Meta, la società proprietaria di Facebook e Instagram, ha recentemente presentato Vibes, mentre OpenAI, l’azienda dietro ChatGPT, ha lanciato Sora. Entrambe sono piattaforme social dedicate esclusivamente a contenuti prodotti dall’intelligenza artificiale, e stanno ottenendo un successo sorprendente: Sora è schizzata in cima alle classifiche delle app più scaricate negli Stati Uniti appena è stata resa disponibile. In Europa deve ancora sbarcare, ma non c’è da stare allegri: sicuramente arriverà presto.
Sempre più verso l’isolamento
Per capire la portata di questo cambiamento, guardiamo di nuovo indietro. Quando i social network sono nati, all’inizio degli anni 2000, l’idea era semplice e rivoluzionaria: creare delle “piazze digitali” dove le persone potessero incontrarsi, condividere foto delle vacanze, raccontare cosa stavano facendo, discutere di politica o semplicemente restare in contatto con vecchi compagni di scuola. Facebook, Twitter, Instagram erano nati come strumenti di socializzazione, luoghi virtuali dove costruire e mantenere relazioni. Oggi, però, questa funzione originale sta rapidamente scomparendo. Gli utenti non aprono più le app per sapere cosa fanno i loro amici, ma per guardare video virali, contenuti di influencer famosi o clip suggerite da algoritmi sempre più potenti. In pratica, i social network si stanno trasformando in qualcosa di molto diverso: piattaforme di intrattenimento passivo, più simili alla televisione che a una piazza del paese.

Questo processo ha un nome tra gli esperti del settore: “TikTokizzazione“. TikTok è stata la prima piattaforma a basarsi quasi interamente su un algoritmo che decide cosa mostrarvi, indipendentemente da chi seguite. Il vostro feed non è più popolato principalmente da post dei vostri amici, ma da video selezionati da un’intelligenza artificiale che cerca di capire cosa potrebbe piacervi e tenervi incollati allo schermo il più a lungo possibile. Questo modello si è rivelato così efficace nel catturare l’attenzione degli utenti che tutte le altre piattaforme l’hanno copiato. Instagram ha introdotto i Reels, Facebook ha riempito il feed di contenuti “consigliati”, e gradualmente la dimensione sociale – quella fatta di interazioni con persone conosciute – è passata in secondo piano.
I dati confermano questa trasformazione. Secondo una ricerca pubblicata dal Financial Times, il tempo che le persone dedicano ai social network ha raggiunto il suo picco nel 2022 e da allora sta diminuendo in molte parti del mondo, soprattutto tra i più giovani. Ma c’è un dettaglio ancora più significativo: lo stesso Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook, ha ammesso durante un’audizione in tribunale che il tempo speso dagli utenti a guardare contenuti di amici è calato drasticamente. Su Facebook è passato dal 22% al 17% in soli due anni, su Instagram dal 11% al 7%. In altre parole, quando apriamo queste app, solo una piccola frazione del nostro tempo è dedicata a interagire con persone che conosciamo davvero. Il resto è spettacolo: video, meme, contenuti di creator professionisti.
Ed è qui che entrano in gioco le piattaforme come Sora e Vibes. Se gli utenti non cercano più la dimensione sociale nei social network, ma vogliono principalmente essere intrattenuti, perché non spingersi oltre? Perché non creare piattaforme dove i contenuti sono generati direttamente dall’intelligenza artificiale, senza nemmeno bisogno di creator umani? Del resto l’essere umano a cosa serve ormai? Se non a mero consumatore passivo e fonte di guadagno. E poi i video prodotti da Sora sono così realistici che in molti casi è impossibile distinguerli da quelli girati con una videocamera. L’intelligenza artificiale può creare in pochi secondi clip su qualsiasi argomento: un gattino che gioca, un tramonto mozzafiato, una scena d’azione spettacolare. E può farlo su misura per i gusti di ciascun utente, analizzando le sue preferenze e producendo contenuti personalizzati all’infinito. Se qualcuno trova un senso a questa cosa si faccia avanti.
Ma OpenAI sta andando anche oltre. Con ChatGPT Pulse, il chatbot può ora iniziare spontaneamente conversazioni con gli utenti, suggerendo loro attività, approfondimenti o programmi. Inoltre, i nuovi “agenti” di ChatGPT possono navigare sul web e compiere azioni per conto delle persone, creando un legame sempre più stretto e personale tra l’intelligenza artificiale e chi la utilizza. L’obiettivo è chiaro: fare in modo che gli utenti passino il maggior tempo possibile su queste piattaforme, non più per socializzare con altri esseri umani, ma per interagire con contenuti e assistenti artificiali.
Cosa significa tutto questo per il futuro? Significa che i “social network” come li abbiamo conosciuti potrebbero non esistere più tra qualche anno. Al loro posto avremo piattaforme di intrattenimento personalizzato, dove ogni utente vive in una bolla di contenuti creati su misura da algoritmi, con sempre meno spazio per l’interazione umana autentica. C’è chi dice che non sia una cosa negativa in assoluto – i contenuti generati dall’AI possono essere incredibilmente creativi e divertenti – ma oltre a rappresentare un cambiamento radicale nella natura di internet, si finirà nella chiusura, dove il contatto umano non esisterà più. Da luogo di incontro tra persone, internet sta diventando un palcoscenico dove siamo spettatori passivi di uno spettacolo creato dalle macchine. E questo dovrebbe sollevare domande importanti: perderemo la capacità di connetterci realmente con gli altri? Diventeremo più isolati? O semplicemente sposteremo le nostre relazioni sociali su altri canali, lasciando che i “social” diventino ancora di più i “padroni” del nostro tempo e delle nostre esistenze? Solo il tempo ci darà le risposte.
