Uno studio britannico rivela l’impatto invisibile dell’aria sporca sul benessere psicologico di chi cambia quartiere: aumentano i disturbi mentali e peggiora la salute fisica.
Trasferirsi in un quartiere con aria più inquinata può costare caro alla salute mentale. È quanto emerge da una nuova ricerca condotta nella città di Bradford, nel Regno Unito, che ha analizzato migliaia di casi di persone che hanno cambiato residenza nel 2021.

I risultati sono chiari: spostarsi in aree con maggiore concentrazione di particolato fine (PM) aumenta sensibilmente il rischio di sviluppare problemi psicologici come ansia e depressione. Lo studio, coordinato dall’équipe della professoressa Rosie McEachan, si è basato sui dati del database sanitario “Connected Bradford“, che contiene informazioni cliniche anonime di oltre 800.000 cittadini dal 1970 in poi.
Tra i 14.800 partecipanti presi in esame, chi si è trasferito in zone più inquinate ha mostrato un aumento dell’11% nell’assunzione di nuovi farmaci per la salute mentale nel giro di un anno. Il dato resta significativo anche tenendo conto di fattori socioeconomici come povertà, disoccupazione o scarsa istruzione. Questo conferma che l’ambiente in cui si vive – e in particolare la qualità dell’aria – gioca un ruolo diretto sul benessere psicologico.
Non è solo una questione ecologica
Il legame tra inquinamento e salute non si limita però alla psiche. Studi paralleli condotti negli Stati Uniti hanno già evidenziato come i bambini trasferiti in ambienti più puliti sviluppino polmoni più sani, mentre quelli che si spostano in aree più inquinate vedono rallentare la loro crescita respiratoria.
Anche tra gli anziani, l’aria pulita è risultata determinante per la longevità. Ma tornando al contesto urbano, il problema è aggravato dal fatto che le persone con fragilità psichiche tendono a spostarsi più frequentemente in quartieri degradati, dove l’aria è peggiore e gli spazi verdi, quando presenti, sono spesso trascurati o inaccessibili.
Non basta infatti la semplice presenza del verde urbano: secondo lo studio, è fondamentale che questi spazi siano ben progettati, accoglienti e dotati di infrastrutture adatte a ogni età. Panchine, ombra, sicurezza e servizi sono elementi determinanti per fare la differenza.
In sintesi, se vogliamo migliorare la salute pubblica nelle città, servono politiche ambientali mirate, investimenti in mobilità sostenibile e una progettazione urbana più equa. Solo così sarà possibile spezzare il circolo vizioso tra disagio sociale, degrado ambientale e malessere mentale. Come ha sintetizzato la professoressa McEachan: «Per rendere le città più sane dobbiamo partire da chi vive nelle condizioni peggiori. Ridurre l’inquinamento non è solo una questione ecologica: è un atto di giustizia sociale».