Secondo fonti riservate, Teheran potrebbe fabbricare bombe atomiche in pochi giorni: ecco perché cresce l’allerta in Italia e nel resto dell’Unione Europea
Secondo informazioni riservate in possesso delle principali cancellerie europee, come si legge su Il Messaggero, il regime iraniano sarebbe oggi in grado, nel giro di pochi giorni, di costruire bombe atomiche vere e proprie. La soglia tecnica per trasformare l’uranio arricchito in arma nucleare è il 90%, e l’Iran – stando a questi report – ha già a disposizione oltre 8.400 chili di uranio arricchito al 60%.

Il timore è che nei laboratori controllati dalle forze speciali dei pasdaran, questo materiale possa essere portato al livello richiesto per l’impiego militare in tempi estremamente brevi. A preoccupare ulteriormente i governi di Roma, Parigi e Berlino è la possibilità concreta che queste testate nucleari possano essere montate su missili balistici già pronti al lancio e capaci di raggiungere il cuore dell’Europa.
Una possibilità che, seppur smentita dall’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA), è considerata realistica da diversi governi europei, al punto da spiegare il netto sostegno, anche diplomatico, dato a Israele nelle sue recenti operazioni contro obiettivi iraniani.
L’allarme nucleare dall’Iran preoccupa seriamente l’Europa
Dietro le quinte della diplomazia si starebbe quindi giocando una partita delicatissima. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni, così come Emmanuel Macron e Olaf Scholz, pur non appoggiando un’azione militare diretta contro l’Iran, riconoscono il rischio che un programma nucleare fuori controllo rappresenta per la sicurezza continentale.

Al recente G7 in Canada, i principali leader europei hanno infatti bocciato l’idea – ventilata dagli Stati Uniti – di un cambio di regime forzato a Teheran. Tuttavia, la minaccia iraniana è ora vista come una realtà concreta, non più un’ipotesi lontana. La diplomazia è tornata in movimento, come dimostra il vertice straordinario tenutosi a Ginevra, dove ministri europei hanno incontrato il viceministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi.
Un piccolo spiraglio si è aperto: Teheran ha lasciato intendere di essere disposta a ridurre gradualmente le sue scorte di uranio. Ma per Washington non basta. E mentre l’Europa cerca una soluzione diplomatica, cresce la distanza con l’AIEA, accusata implicitamente di non aver esercitato abbastanza controllo sul programma nucleare iraniano.
L’Italia, pur restando fuori dal formato ristretto E3 (Francia, Germania e Regno Unito), è coinvolta a pieno titolo nei tentativi di disinnescare quella che si profila come una delle crisi più pericolose degli ultimi anni. Una crisi che, se non gestita con equilibrio e realismo, potrebbe aprire scenari imprevedibili per la sicurezza europea.