Attivisti italiani bloccati al Cairo: tensione diplomatica per la marcia pro Gaza

Studenti e manifestanti fermati all’aeroporto egiziano mentre tentavano di unirsi alla Global March to Gaza: sette già rimpatriati, ma restano forti interrogativi sulle misure restrittive adottate dalle autorità locali.

Sono 35 gli attivisti italiani pro Palestina rilasciati dalle autorità egiziane dopo essere stati fermati ieri mattina all’aeroporto del Cairo. Erano in procinto di partecipare alla “Global March to Gaza”, una manifestazione internazionale organizzata per chiedere l’apertura del valico di Rafah e il passaggio degli aiuti umanitari destinati alla popolazione della Striscia.

Marcia pro Gaza
Marcia pro Gaza-fuorionline

Secondo quanto riferito da fonti vicine ai movimenti coinvolti, sette attivisti sono stati rimpatriati, mentre gli altri sono stati momentaneamente liberati. I numeri complessivi restano incerti: si parla di una partecipazione italiana che va da 20 a 50 persone. Tra i fermati, anche due giovani torinesi, Andrea Usala e Vittoria Antonioli Arduini, studenti della Scuola Holden, noti per il loro impegno nel presidio pacifico di piazza Castello a Torino, ribattezzata simbolicamente “piazza Palestina”.

I due avevano documentato pubblicamente la loro partenza verso il Cairo, con l’intenzione di unirsi alla carovana internazionale che, transitando da più Paesi del Nord Africa, avrebbe dovuto raggiungere il confine egiziano con Gaza per denunciare la crisi umanitaria in corso e fare pressione sul governo egiziano.

L’Egitto non appoggia l’iniziativa

Le autorità locali, però, hanno bloccato l’iniziativa già all’arrivo in aeroporto: alcuni partecipanti sono stati fermati e interrogati, mentre altri hanno subito perquisizioni negli hotel del Cairo, con il sequestro dei cellulari.marcia pro gaza

Le misure restrittive adottate da parte delle forze di sicurezza egiziane sembrano confermare la volontà di impedire l’accesso dei manifestanti al valico di Rafah, considerato oggi uno dei principali punti strategici per il passaggio degli aiuti e l’evacuazione dei civili. Secondo il portavoce della marcia, Saif Abukeshek, sono oltre 200 gli attivisti filo-palestinesi provenienti da diversi Paesi – tra cui Stati Uniti, Francia, Marocco e Australia – che sono stati arrestati o trattenuti nelle ultime ore. In questo contesto, il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha assicurato che il consolato italiano al Cairo sta monitorando da vicino la situazione: una delegazione consolare è presente in aeroporto per offrire assistenza a tutti i cittadini italiani coinvolti.

La Global March to Gaza e le tensioni internazionali: le implicazioni politiche

L’episodio si inserisce in un quadro geopolitico già estremamente teso, in cui la questione palestinese continua ad alimentare proteste e iniziative in tutto il mondo. La Global March to Gaza rappresentava un tentativo di portare nuovamente l’attenzione internazionale sulla chiusura dei confini della Striscia e sulle gravi condizioni in cui versa la popolazione civile.

La decisione del governo egiziano di bloccare preventivamente l’iniziativa ha sollevato dubbi sulla libertà di movimento e sull’effettiva volontà di collaborare con i corridoi umanitari promossi da più organizzazioni. Secondo i promotori della manifestazione, lo scopo non era creare tensioni ma esercitare pressione politica pacifica per ottenere l’apertura del passaggio a Rafah, unica via terrestre di accesso a Gaza non controllata da Israele.

La partecipazione italiana all’iniziativa dimostra come la società civile, in particolare i giovani, senta l’urgenza di esporsi in prima persona per cause umanitarie internazionali. Tuttavia, il fermo al Cairo rappresenta anche un campanello d’allarme sul piano diplomatico. La Farnesina dovrà ora affrontare una fase di gestione delicata, nella quale garantire la sicurezza dei propri cittadini senza alimentare tensioni con il governo egiziano.

Il gesto dei manifestanti italiani, partiti da Torino con un intento pacifico e idealista, si è così scontrato con la realtà di un contesto politico che non consente margini di protesta nei pressi della Striscia. Intanto, sui social e nelle piazze italiane, cresce la solidarietà nei confronti degli attivisti fermati, mentre il dibattito pubblico si interroga sulla legittimità e i limiti delle azioni diplomatiche in un contesto internazionale così complesso e frammentato.

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