impatto ambientale digitale - fuorionline
Giovedì 6 novembre alla Biblioteca regionale di Aosta la fisica Giovanna Sissa svela come smartphone, streaming e IA contribuiscono al riscaldamento globale. Un incontro per scoprire l’invisibile impronta ecologica della nostra vita online.
La tecnologia che usiamo quotidianamente ha un costo ambientale che raramente consideriamo. Dietro ogni email inviata, ogni video guardato in streaming, ogni ricerca su Google si nasconde un consumo energetico considerevole che alimenta il cambiamento climatico. Per fare luce su questo aspetto invisibile della rivoluzione digitale, la Biblioteca regionale Bruno Salvadori di Aosta ospiterà giovedì 6 novembre 2025, alle ore 18:00, un incontro illuminante con Giovanna Sissa, fisica e docente universitaria che da anni studia l’impronta ambientale delle tecnologie digitali.
L’iniziativa, promossa dall’Assessorato Beni e attività culturali, Sistema educativo e Politiche per le relazioni intergenerazionali della Regione autonoma Valle d’Aosta, si propone di rendere visibile ciò che normalmente sfugge alla nostra percezione: l’impatto concreto e materiale di un mondo che ci appare immateriale. La conferenza, intitolata “Le emissioni segrete. Come l’universo digitale contribuisce al riscaldamento globale“, rappresenta un’occasione unica per comprendere quanto la nostra esistenza iperconnessa pesi sull’equilibrio del pianeta.
Viviamo in un’epoca in cui la digitalizzazione è diventata sinonimo di progresso e modernità. Smartphone, tablet, computer portatili sono compagni inseparabili delle nostre giornate. Affidiamo foto, documenti e ricordi al cloud computing, considerandolo uno spazio virtuale infinito e privo di conseguenze. Guardiamo serie tv in streaming, videochiamaci con persone dall’altra parte del mondo, chiediamo informazioni agli assistenti vocali dotati di intelligenza artificiale. Tutto questo ci sembra naturale, pulito, sostenibile. Ma è davvero così?
Alla scoperta dell’impronta di carbonio nascosta nei nostri dispositivi
La realtà che Giovanna Sissa si propone di illustrare durante l’incontro è ben diversa. Ogni nostra azione digitale richiede energia elettrica, spesso prodotta da fonti fossili. I data center, quei giganteschi magazzini tecnologici che conservano i nostri dati nel cloud e rendono possibile lo streaming di contenuti, consumano quantità impressionanti di elettricità per funzionare e per essere raffreddati. Secondo alcune stime, se Internet fosse una nazione, sarebbe tra i primi dieci paesi al mondo per consumo energetico. Un singolo data center può consumare tanta energia quanto una città di medie dimensioni.
Ma l’impatto ambientale del digitale non si limita al consumo energetico durante l’utilizzo. La produzione dei dispositivi elettronici comporta l’estrazione di minerali rari, spesso in condizioni ambientali e sociali discutibili. Cobalto, litio, terre rare: elementi indispensabili per batterie e componenti elettronici che richiedono processi estrattivi inquinanti e devastanti per gli ecosistemi locali. La fabbricazione di un singolo smartphone genera emissioni di CO2 equivalenti a quelle prodotte da un’automobile che percorre diversi chilometri, e questo ancora prima che il telefono sia acceso per la prima volta.
Anche lo smaltimento dei rifiuti elettronici costituisce un problema crescente. I nostri dispositivi diventano obsoleti con una velocità impressionante, alimentando un ciclo di sostituzione continua che produce montagne di e-waste, rifiuti tecnologici difficili da riciclare e spesso dannosi per l’ambiente. Solo una piccola percentuale di questi materiali viene effettivamente recuperata e riutilizzata, mentre il resto finisce in discariche o viene esportato in paesi con normative ambientali meno stringenti.
Durante la conferenza del 6 novembre, la professoressa Sissa condurrà il pubblico in un viaggio dietro le quinte della tecnologia, svelando meccanismi e dinamiche normalmente invisibili agli utenti comuni. L’obiettivo non è demonizzare il progresso tecnologico né suggerire un ritorno impossibile al passato, ma piuttosto promuovere una consapevolezza critica che ci permetta di fare scelte più informate e sostenibili. Conoscere l’impatto delle nostre azioni digitali è il primo passo per ridurlo.
Intelligenza artificiale e sostenibilità: come conciliare innovazione e rispetto dell’ambiente
Le domande che l’incontro intende affrontare sono particolarmente attuali e urgenti. È possibile utilizzare la tecnologia in modo più responsabile senza rinunciare ai benefici dell’innovazione? Possiamo davvero conciliare la transizione digitale con il rispetto dell’ambiente? E quale ruolo gioca l’intelligenza artificiale, tecnologia sempre più pervasiva, in questo scenario? L’intelligenza artificiale rappresenta forse la sfida più complessa in termini di sostenibilità ambientale. I sistemi di IA generativa, come quelli che producono testi, immagini o video a partire da semplici richieste testuali, richiedono un addestramento che consuma quantità enormi di energia elettrica. Addestrare un singolo modello di IA avanzato può generare emissioni di carbonio paragonabili a quelle prodotte da diverse automobili durante l’intero ciclo di vita. E mentre l’IA diventa sempre più sofisticata e diffusa, questo consumo è destinato ad aumentare in modo esponenziale.

Giovanna Sissa, con il suo background interdisciplinare che unisce fisica e informatica, è particolarmente qualificata per affrontare queste tematiche complesse. Docente a contratto presso il Dottorato di Ricerca in Science and Technology for Electronic and Telecommunication Engineering dell’Università di Genova, dove insegna “Dimensione interdisciplinare della sostenibilità ambientale dell’ICT“, Sissa ha fatto della divulgazione scientifica su questi temi la propria missione. Il suo volume “Le emissioni segrete. L’impatto ambientale dell’universo digitale“, pubblicato da Il Mulino nel 2024, rappresenta un punto di riferimento per chiunque voglia approfondire la questione.
L’approccio della ricercatrice si distingue per la capacità di smascherare i falsi miti che circondano il digitale. Troppo spesso la tecnologia viene presentata come intrinsecamente “verde” o neutrale dal punto di vista ambientale, semplicemente perché non produce fumo visibile o scarti immediati. Questa narrazione è fuorviante e impedisce di affrontare seriamente il problema. Sissa invita invece a ripensare il nostro rapporto con la tecnologia in un’ottica più realistica e sostenibile, riconoscendo che anche il mondo digitale ha una materialità concreta e un impatto misurabile sul pianeta.
Esistono comunque margini di miglioramento significativi. A livello individuale, possiamo adottare comportamenti più consapevoli: conservare i dispositivi più a lungo invece di sostituirli alla prima occasione, ridurre la qualità dello streaming quando non è necessaria l’alta definizione, limitare l’uso di servizi cloud per dati non essenziali, disattivare le funzioni energivore degli smartphone. A livello sistemico, serve una spinta verso data center alimentati da energie rinnovabili, dispositivi progettati per durare e essere riparati, algoritmi più efficienti dal punto di vista energetico.
La conferenza alla Biblioteca regionale di Aosta si inserisce in un percorso culturale più ampio che la Regione Valle d’Aosta sta portando avanti per sensibilizzare cittadini e comunità sui temi della sostenibilità ambientale. In un territorio alpino particolarmente sensibile ai cambiamenti climatici, dove i ghiacciai si ritirano visibilmente anno dopo anno, la questione assume un’urgenza particolare. Comprendere che anche le nostre abitudini digitali contribuiscono a questi cambiamenti è essenziale per sviluppare una coscienza ecologica realmente completa.
