fondi europei agricoltura 2028-2034-Foto per gentile concessione dell’ Ufficio Stampa Regione Autonoma Valle d'Aosta-fuorionline
Aosta ha ospitato il confronto sull’agricoltura alpina con UE, Parlamento europeo e Regioni. Focus su fondi 2028-2034, abbandono dei terreni montani e valorizzazione delle produzioni locali.
Aosta si è trasformata per una giornata nel quartier generale dell’agricoltura alpina, ospitando un incontro che ha radunato i principali decisori europei e nazionali insieme agli operatori del territorio. L’appuntamento del 10 ottobre nel capoluogo regionale ha rappresentato un momento di svolta per ridefinire le priorità del comparto primario montano, in un momento storico in cui Bruxelles sta definendo gli orientamenti finanziari per i prossimi sette anni. L’iniziativa, promossa dall’Assessorato regionale competente insieme all’ateneo locale, ha coinvolto una platea eterogenea: dai funzionari comunitari agli amministratori regionali, passando per accademici specializzati in antropologia delle comunità montane e rappresentanti delle organizzazioni agricole.
Il cuore della discussione ha riguardato la programmazione finanziaria europea 2028-2034, con particolare attenzione alle ricadute concrete che le scelte di Bruxelles avranno sulle attività produttive delle aree alpine. Durante la sessione mattutina, svoltasi negli spazi istituzionali del capoluogo, sono emerse visioni contrastanti tra il quadro strategico illustrato dai vertici della Direzione Generale Agricoltura della Commissione europea e le preoccupazioni espresse dai rappresentanti parlamentari specializzati in tematiche agricole. Herbert Dorfmann, deputato europeo che siede nella Commissione parlamentare dedicata al settore primario, ha manifestato esplicitamente dubbi sulla capacità delle direttive comunitarie di rispondere efficacemente alle esigenze specifiche delle zone montane, evidenziando un divario tra le politiche generali e le necessità territoriali.
L’assessore regionale Marco Carrel ha sottolineato come l’evento rappresenti un’opportunità strategica per anticipare le mosse e far arrivare tempestivamente a Bruxelles la voce delle comunità alpine. Le priorità individuate riguardano il contrasto allo spopolamento rurale, il sostegno economico alle imprese di montagna, la valorizzazione delle produzioni di qualità e la ricerca di soluzioni che tengano conto delle specificità orografiche e climatiche delle regioni alpine. L’obiettivo dichiarato è formulare proposte concrete prima che la Commissione europea finalizzi i documenti programmatici, garantendo così che le particolarità montane non vengano marginalizzate nelle scelte politiche e finanziarie.
Un elemento centrale del dibattito ha riguardato la dimensione culturale e sociale dell’agricoltura montana. Due studiose di antropologia, provenienti rispettivamente dall’Università del Molise e dall’ateneo valdostano, hanno evidenziato come gli agricoltori non siano semplicemente produttori di beni alimentari, ma custodi di un patrimonio immateriale fatto di saperi tradizionali, pratiche sostenibili e identità territoriale. Questo approccio multidisciplinare ha arricchito la discussione, introducendo parametri valutativi che vanno oltre gli indicatori economici tradizionali e considerano il valore ecosistemico e culturale delle attività agricole alpine.
Le sfide valdostane e le soluzioni dal territorio
La situazione valdostana presenta caratteristiche peculiari che la distinguono anche all’interno del contesto alpino. La frammentazione estrema delle proprietà fondiarie, con appezzamenti di dimensioni ridottissime, e l’ampia diffusione dei prati-pascoli costituiscono elementi distintivi illustrati dai funzionari regionali durante i lavori. Queste specificità richiedono strumenti di sostegno calibrati, capaci di riconoscere che un’azienda agricola di montagna opera in condizioni radicalmente diverse rispetto alle pianure intensive. Gli aiuti destinati al pascolamento nelle aree montane, previsti dalla programmazione nazionale 2023-2027, sono stati oggetto di analisi approfondita da parte dei dirigenti ministeriali presenti, aprendo una riflessione sulla loro adeguatezza rispetto alle necessità reali.

La sessione pomeridiana ha spostato il baricentro dell’iniziativa dall’analisi politico-istituzionale alla dimensione operativa, coinvolgendo direttamente chi lavora quotidianamente nei campi e negli alpeggi. Presso la sede universitaria si sono costituiti quattro gruppi di lavoro tematici che hanno permesso agli agricoltori valdostani e di altre regioni alpine di confrontarsi su altrettanti assi strategici. Il primo tavolo ha affrontato il modello dell’impresa familiare rurale montana, mettendo a fuoco le difficoltà di trasmissione generazionale e le sfide della gestione in contesti orografici complessi. Il secondo gruppo ha concentrato l’attenzione sulla produzione di qualità, elemento distintivo delle realtà alpine che può rappresentare un vantaggio competitivo se adeguatamente valorizzato attraverso certificazioni, filiere corte e marketing territoriale.
Il rapporto tra agricoltura e turismo, tema del terzo tavolo, rappresenta una frontiera strategica per la Valle d’Aosta. L’integrazione tra le due vocazioni economiche regionali può generare sinergie significative: dall’agriturismo alla vendita diretta, dalla ristorazione tipica alle esperienze didattiche in fattoria. Tuttavia, questa integrazione richiede investimenti in formazione, strutture e promozione, oltre a un quadro normativo che faciliti la multifunzionalità aziendale. Il quarto tavolo, dedicato all’innovazione, ha esplorato le opportunità offerte dalle tecnologie digitali, dalle pratiche sostenibili e dal rinnovamento generazionale, evidenziando come tradizione e modernità possano convivere nelle aziende montane del ventunesimo secolo.
Le conclusioni emerse dai gruppi di lavoro, condivise nella sessione plenaria finale, hanno restituito un quadro articolato di proposte concrete. Tra le priorità indicate dagli operatori figurano la semplificazione burocratica, il riconoscimento economico dei servizi ecosistemici forniti dagli agricoltori di montagna, il sostegno agli investimenti in trasformazione e commercializzazione, il potenziamento delle infrastrutture rurali e la creazione di reti di cooperazione tra aziende. Particolare enfasi è stata posta sulla necessità di strumenti che premino la qualità rispetto alla quantità, riconoscendo il valore delle produzioni alpine anche attraverso meccanismi di mercato più equi.
L’iniziativa si conclude con l’impegno a pubblicare gli atti completi dell’incontro, rendendoli accessibili attraverso i canali digitali regionali. Questo materiale costituirà una base documentale importante per i futuri tavoli negoziali con le istituzioni nazionali ed europee. La sfida ora è trasformare le istanze emerse in proposte tecnicamente solide da presentare nelle sedi decisionali, garantendo che la specificità montana non venga diluita nelle politiche agricole generali. Il clima emerso durante i lavori, caratterizzato da preoccupazione ma anche da determinazione propositiva, testimonia la consapevolezza degli attori locali che questo passaggio storico richiede un protagonismo attivo dei territori alpini per tutelare un modello di agricoltura che è insieme economia, ambiente, cultura e società.
