Coscienza, cosa dice la scienza? Guerra tra gli studiosi

L’avvento dell’Intelligenza Artificiale sta spingendo sempre di più gli scienziati a comprendere la natura della coscienza. Non è un segreto che si punti già a creare una IA cosciente e questa volontà divina ha aperto nuovi dibattiti, a volte interessanti altre inquietanti.

Esistono dozzine di teorie su come il cervello produce esperienza cosciente e un nuovo tipo di studio ne sta testando alcune confrontandole.

La neuroscienziata Lucia Melloni non si aspettava che le venisse ricordato il divorzio dei suoi genitori quando partecipò a un incontro sulla ricerca sulla coscienza nel 2018. Ma, proprio come i suoi genitori, gli accademici riuniti non riuscivano a mettersi d’accordo su nulla.

Il gruppo di neuroscienziati e filosofi si era riunito presso l’Allen Institute for Brain Science di Seattle, Washington, per ideare un modo per testare empiricamente teorie in competizione tra loro: un processo chiamato collaborazione contraddittoria.

Da Nature

Due teorie controverse

Si suseguono sfide e controversie nel campo della ricerca sulla coscienza, non senza la presenza di collaborazioni contraddittorie tra scienziati minuti di teorie divergenti. E’ in corso, come si legge su Nature, una lotta tra due più influenti: la Teoria dell’Informazione Integrata (IIT) e la Teoria dello Spazio di Lavoro Neuronale Globale (GNWT), e il tentativo di testarle empiricamente attraverso la collaborazione.

Gli scienziati che studiano questo tema hanno teorie diverse e spesso non riescono a mettersi d’accordo. Per capire quale sia la più valida di quelle sopracitate, alcuni scienziati stanno lavorando insieme in progetti chiamati “collaborazioni contraddittorie”.

La Coscienza è difficile da definire

Una di queste collaborazioni, si chiama Cogitate, e cerca di testare due teorie diverse: una dice che la coscienza è legata all’informazione integrata nel cervello, mentre l’altra sostiene che coinvolge una rete speciale di lavoro nel cervello. Gli scienziati hanno fatto degli esperimenti, ma i risultati non hanno chiarito quale teoria sia giusta, e questo ha portato a disaccordi e polemiche.

Il problema principale è che la coscienza è difficile da definire e ognuno la interpreta in modo diverso. Inoltre, ci sono state critiche a una delle teorie chiamata IIT, che alcuni scienziati hanno definito pseudoscienza.

Nonostante le difficoltà, gli scienziati hanno speranze che queste collaborazioni possano aiutare a far progredire la sua comprensione. Alcuni studiosi credono che il confronto aperto e il lavoro di squadra siano essenziali, nonostante le divergenze di opinioni, per fare progressi nella comprensione di un argomento così complesso come la coscienza.

Guerra della coscienza

Nell’inquietante mondo della ricerca, le divergenze tra gli scienziati sembrano una sorta di “guerra della coscienza”. La neuroscienziata Lucia Melloni, capofila di una collaborazione contraddittoria presso l’Allen Institute for Brain Science, ha sperimentato questa discordia nel tentativo di mettere alla prova teorie conflittuali sulla coscienza.

“Naturalmente, ognuno di loro proponeva esperimenti di cui conosceva già i risultati attesi”, afferma Melloni,

L’iniziativa, finanziata dalla Templeton World Charity Foundation, mira a promuovere la ricerca sulla coscienza, sfidando gli scienziati a produrre prove empiriche a sostegno delle loro teorie. Melloni e il suo team si concentrano su due teorie cruciali: la teoria dell’informazione integrata (IIT), che collega la coscienza all'”informazione integrata” generata dal cervello, e la teoria dello spazio di lavoro neuronale globale (GNWT), che postula la trasmissione di informazioni attraverso una rete specializzata.

La collaborazione di Melloni riflette le sfide più ampie nel campo della ricerca sulla coscienza, dove diverse definizioni di coscienza e approcci divergenti complicano il confronto delle idee. Una lettera aperta, firmata da oltre 100 ricercatori, che ha criticato l’IIT, ha suscitato il caos e reazioni da parte di altri scienziati che ritenevano che un simile attacco avrebbe potuto aggravare le divisioni e danneggiare la credibilità del settore.

I firmatari hanno riferito di aver ricevuto e-mail minacciose contenenti minacce velate. I ricercatori su entrambi i lati del corridoio hanno perso il sonno a causa dei tweet accusatori. Alcuni addirittura contemplarono l’idea di abbandonare del tutto la scienza. Il clima controverso preoccupa soprattutto i ricercatori più giovani, temendo che la loro reputazione possa essere danneggiata influenzando i finanziamenti.

Argomento poco serio?

Per molti anni la coscienza non è stata vista come un argomento scientifico serio. “Fino a circa 30 anni fa, studiare la coscienza era un tabù, e per buone ragioni”, afferma Lenore Blum, scienziata informatica teorica alla Carnegie Mellon University di Pittsburgh, Pennsylvania, e presidente dell‘Association for Mathematical Consciousness Science, con sede a Monaco. Allora, dice, “non esistevano buone tecniche per studiare la coscienza in modo non invasivo.

Nel 1990, più o meno nel periodo in cui emerse la tecnica di scansione del cervello, la risonanza magnetica funzionale, un articolo influente contribuì a cambiare la reputazione del settore. Il biologo premio Nobel Francis Crick e il neuroscienziato Christof Koch, ora presso l’Allen Institute for Brain Science, hanno scritto che il momento era “maturo per un attacco alle basi neurali della coscienza”.

Da allora, filosofi e neuroscienziati hanno proposto molteplici teorie per spiegare le basi fisiche dell’esperienza soggettiva – denominata “problema difficile della coscienza” – e dei “problemi facili” come l’attenzione e la veglia. Nel tentativo inedito di contarle, Jonathan Mason, un matematico di Oxford, nel Regno Unito, ha identificato più di 30 teorie.

Gli USA interessati

Nonostante le sfide, qualcosa si muove. Altri finanziatori, come il National Institutes of Health degli Stati Uniti, stanno aumentando l’attenzione su questa ricerca. E non stupirebbe il motivo, visto che da lì proviene l’intelligenza artificiale. Nuove generazioni di ricercatori stanno promuovendo un dialogo aperto e costruttivo, riconoscendo che la scienza è un lavoro di squadra.

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Il campo, un tempo considerato tabù, sta ora emergendo come un terreno fertile per esperimenti empirici sempre più sofisticati. Sforzi come le collaborazioni contraddittorie stanno scuotendo il campo, sfidando le teorie consolidate e contribuendo a un progresso graduale. Nonostante le tensioni, molti sperano che l’apertura mentale e la collaborazione possano alla fine portare a una maggiore comprensione della complessità della coscienza umana.

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