Isabella Santacroce, chi è e perché dice di essere cannibale

Isabella Santacroce è una scrittrice italiana nata nel 1970. È conosciuta principalmente per i suoi romanzi dallo stile provocatorio e sperimentale, spesso trattando temi controversi come la violenza, la sessualità e la ribellione. Tra le sue opere più famose ci sono “L’amore è un cane che viene dall’inferno” e “Ferite a morte”. La sua scrittura è nota per la sua intensità emotiva e per la capacità di sfidare le convenzioni letterarie tradizionali.

Dopo un periodo di relativo silenzio letterario, l’autrice ritorna sotto i riflettori con il suo ultimo lavoro dal titolo “Magnificat Amour“, pubblicato da Il Saggiatore e uscito il 5 aprile. Un grande ritorno atteso nel panorama letterario contemporaneo dopo la pubblicazione nel 2019 de “La divina”, opera diffusa in edizione limitata e numerata da “Undicesima Edizioni”.

Fiera di essere cannibile

Nell’ambito di una recente intervista rilasciata al quotidiano “La Repubblica”, Isabella Santacroce parla con orgoglio del movimento letterario noto come “Cannibali” di cui ha fatto parte come scrittrice emergente degli anni Novanta e che ha influenzato i suoi primi romanzi, contribuendo a definire la sua identità artistica. Sebbene non sia stata inclusa nell’antologia “Gioventù Cannibale” del 1998, la scrittrice ha espresso il suo orgoglio nel condividere questa esperienza con autori di spicco del panorama italiano. “l’ultimo movimento letterario italiano”, orgogliosa di averlo condiviso con grandi autori”. Ha detto a Repubblica

Il movimento letterario italiano dei “Cannibali” è stato un fenomeno culturale significativo che ha avuto luogo verso la metà degli anni Novanta. Si è distinto per la sua ribellione contro le tradizioni letterarie convenzionali e per la sua sfida agli stereotipi culturali e sociali dell’epoca. Il termine “Cannibali” è stato coniato dall’autore Giuseppe Pontiggia nel 1996, richiamando l’idea di una letteratura che divorasse se stessa e le sue tradizioni per creare qualcosa di nuovo e rivoluzionario.

Gli autori del movimento dei Cannibali

Questo movimento ha trovato terreno fertile in un contesto culturale e sociale in cui c’era una crescente insoddisfazione verso le forme tradizionali di espressione letteraria e una ricerca di nuove modalità di comunicazione e di rappresentazione della realtà contemporanea. I Cannibali hanno incarnato questa voglia di rottura e innovazione, abbracciando uno stile provocatorio e spesso controverso.

Tra gli autori più rappresentativi del movimento dei Cannibali ci sono Niccolò Ammaniti, Alda Teodorani, Aldo Nove, Luisa Brancaccio, Daniele Luttazzi, Andrea G. Pinketts, Massimiliano Governi, Matteo Curtoni, Matteo Galiazzo, Stefano Massaron, e Paolo Caredda. Questi scrittori hanno contribuito a definire l’identità del movimento attraverso le loro opere audaci e innovative, che spesso affrontavano temi tabù come la violenza, la sessualità e la disillusione sociale.

Il manifesto principale del movimento è stato il libro “Gioventù Cannibale“, pubblicato nel 1996 e curato da Daniele Brolli. Questa raccolta di racconti ha rappresentato una sorta di dichiarazione d’intenti per il movimento, presentando una serie di storie che rompevano gli schemi narrativi tradizionali e sfidavano le convenzioni sociali e morali dell’epoca.

I Cannibali hanno anche avuto un impatto significativo sulla scena teatrale e cinematografica italiana, influenzando registi e drammaturghi con la loro estetica provocatoria e la loro visione radicale della realtà. Il movimento ha suscitato un ampio dibattito critico e ha contribuito a ridefinire i confini della letteratura contemporanea italiana, lasciando un’impronta indelebile sulla cultura e sulla società del tempo.

Isabella Santacroce chi è
Isabella Santacroce chi è- credit:Ig@isabella_santacroce-fuorionline.com

Il nuovo libro di Isabella Santacroce

“Magnificat Amour”, il nuovo romanzo di Isabella Santacroce, come lei stessa ha detto è un’opera scritta “con accanto una candela accesa”. Si presenta come un’incursione nel mistero e nell’esoterismo, intrecciando elementi autobiografici con una trama complessa e ricca di personaggi sfaccettati. La storia ruota attorno alle vite contrastanti di Lucrezia e Antonia, cugine tanto diverse quanto legate dalla ricerca di un riscatto personale. Il romanzo si dipana attraverso incontri straordinari e situazioni al limite del paranormale, guidando il lettore in un viaggio fatto di desideri inespressi e conflitti interiori.

Lucrezia è presentata come una figura di grande bellezza, devota a una cura ossessiva del proprio corpo e immersa in uno stile di vita contraddistinto da eccessi e trasgressioni. È la “maestra dell’immondo”, un’icona di una generazione inquieta che ricerca il piacere a ogni costo. Antonia, al contrario, appare come un’anima trascurata e solitaria, priva di esperienze affettive e spesso emarginata dal resto del mondo. Questi due mondi apparentemente opposti entrano in collisione quando Manfredi, un misterioso pianista dal passato oscuro, fa la sua comparsa e sconvolge le loro esistenze.

Il romanzo esplora temi complessi legati alla ricerca di significato e all’accettazione di sé, attraverso un cast di personaggi ricco e variegato. Suor Annetta, incontrata da Lucrezia in una chiesa durante una notte di eccessi, rappresenta un’ancora di spiritualità in un mondo dominato dal peccato e dalla superficialità. Il suo libro “Verso Dio” si rivela un punto di riferimento per coloro che cercano di conciliare desideri terreni e aspirazioni spirituali.

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Nel corso della narrazione, Isabella Santacroce delinea un affresco sociale ricco di contrasti e contraddizioni, popolato da zie ex miss Cinema, parenti eccentrici e poeti tormentati. Tutti questi personaggi sembrano incarnare voci provenienti da un mondo sotterraneo, un universo parallelo dove il bene e il male si mescolano in un intricato intreccio di destini.

Con uno stile narrativo inconfondibile e una profonda sensibilità artistica, Santacroce offre al lettore una visione del mondo intensa e spesso disturbante, ma al contempo ricca di suggestioni e riflessioni. “Magnificat Amour” si presenta come un’opera capace di affascinare e provocare nel contempo.

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