Transizione energetica: quale scenario geopolitico ci attende

La transizione energetica: l prof. Francesco Marone illustra le conseguenze che subiranno i Paesi esportatori dei combustibili fossili. I vincitori di oggi, saranno i perdenti del domani. Quali nuovi conflitti ci attendono?

La Cop 26 che si è tenuta dal 1° al 13 novembre 2021 a Glasgow, ha portato flebili risultati, che si riassumono nella decisione dei Paesi del mondo, tra le altre poche cose, di mantenere il riscaldamento globale sotto 1,5 gradi dai livelli pre-industriali. Il mondo fa il primo passo, seppur decisamente corto, verso la transizione energetica. Ma qual è l’impatto della transizione energetica sulla politica internazionale? È la domanda che ha posto Francesco Marone, docente di Relazioni internazionali del Corso di laurea in Scienze politiche e delle relazioni internazionali, all’Università della Valle d’Aosta, durante l’incontro che si è tenuto al Forte di Bard il 13 novembre scorso.

Lo studio dell’impatto delle energie rinnovabili

Il dibattito, organizzato in occasione della dodicesima edizione di Meteolab e la quarta di Climalab, ha affrontato alla presenza di altri esperti, diversi argomenti inerenti alle energie sostenibili e la conseguente questione della politica internazionale, che, come ha sottolineato Marone,, può sembrare molto lontana, quando invece tocca le nostre esistenze molto da vicino. Tanto per cominciare con l’innalzamento del costo delle bollette.

Come del resto sta già accadendo, a causa dell’aumento del prezzo del gas naturale. Senza contare lo scoppio della guerra in Ucraina che ha portato ulteriori grosse perplessità sulla questione. “La mia tesi come quella della maggior parte degli studiosi delle relazioni internazionali è che l’impatto sia molto rilevante della transizione ecologica sulla politica internazionale” – Ha riferito il professore –

“Da decenni si studia l’impatto del petrolio e più precisamente del gas naturale sulla politica internazionale. Di quanto possa essere importante l’energia per la politica internazionale, se ne parla almeno dagli anni Settanta, dopo la guerra arabo israeliana del 1973. Lo studio dell’impatto delle energie rinnovabili invece è molto recente, se ne parla da solo 10 anni da circa il 2010.”

Un sistema meno globalizzato

Marone sottolinea che se fino a qualche tempo fa il campo delle relazioni internazionali era da sempre un campo dominato dagli studiosi statunitensi, con il processo della transizione energetica, il campo di studi si è allargato su altri Paesi.

La maggior parte degli studiosi oggi sono europei, soprattutto inizialmente tedeschi, olandesi, recentemente anche scandinavi. Insomma, c’è una particolare sensibilità su questo tema. L’esperto ha suddiviso gli effetti della transizione energetica sulle relazioni internazionali, in 5 punti specifici, partendo dagli equilibri degli Stati che sicuramente subiranno un sostanziale stravolgimento. Cosa succederà al potere dell’Arabia Saudia, degli Emirati Arabi Uniti, del Qatar, magari anche della Russia nei prossimi decenni? Tutti questi Paesi sono esportatori molto importanti dei combustibili fossili e fanno di questa risorsa economica anche una risorsa politica, legata anche a patti che ricadono sulla vita sociale delle persone che vivono in quelle zone.

“La maggior parte degli studiosi pensano che le energie rinnovabili contribuiranno a rendere il sistema più decentralizzato, più regionalizzato, cioè più organizzato in regioni, meno globalizzato.” Fa sapere inoltre Francesco Marone che pone un’altra domanda importante: “L’uso estensivo delle risorse delle energie rinnovabili porterà ad una riduzione dei conflitti? Sappiamo che per il petrolio si sono combattute guerre e fatti dei colpi di Stato.”

Transizione energetica e i metalli critici: “il petrolio” del futuro

L’esperto poi introduce un dato di fatto cruciale, tirando in ballo dei materiali molto particolari. Visto infatti, che molte tecnologie green legate allo sfruttamento delle energie rinnovabili, si basano sui cosiddetti minerali e metalli critici, che sono fondamentali per la costruzione delle turbine e dei pannelli fotovoltaici delle batterie, c’è il rischio di una competizione sfrenata di queste risorse, che sono scarse e sono concentrate in zone geografiche precise. Secondo gli specialisti del settore, la transizione energetica contribuirà a ridefinire le gerarchie del potere e del prestigio a livello internazionale.

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Marone specifica: “Ci saranno i perdenti che paradossalmente saranno proprio gli Stati produttori ed esportatori dei combustibili fossili e ci saranno poi i vincitori, che saranno coloro che raggiungeranno posizioni di leadership nella tecnologia green e che hanno i minerali critici. Non tutti i Paesi ce li hanno e non sono abbondanti: per questo motivo potrebbero scatenarsi nuovi conflitti.”

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