Grand Continent Summit, la Valle d’Aosta e il futuro delle Alpi al centro nella prima giornata

Al Grand Continent Summit si è parlato di Alpi, del loro futuro e della Valle d’Aosta. Cosa è emerso da questa prima giornata

Il dossier sulle prospettive della Valle d’Aosta e dei territori montani nell’Europa di domani ha catalizzato l’attenzione nel corso della prima giornata del Grand Continent Summit, un incontro internazionale di rilievo che ha visto la partecipazione di eminenti figure provenienti dal mondo politico, accademico e imprenditoriale. L’evento, che si protrarrà fino al 20 dicembre, si è aperto con l’introduzione di Gilles Gressani, direttore della rivista Grand Continent, il quale ha gettato le basi per un dibattito ricco di spunti e riflessioni.

Il presidente della Regione, Renzo Testolin, ha presieduto l’inizio dei lavori posizionando la Valle d’Aosta nel contesto internazionale, sottolineando con orgoglio la peculiarità della regione come la più piccola d’Italia. Testolin ha evidenziato la capacità intrinseca della Valle d’Aosta di condividere la propria cultura e i progetti con i vicini svizzeri e francesi, esaltando la sua identità unica.

La Valle d’Aosta protagonista al Grand Continent Summit: autonomia e preservazione

Un punto chiave emerso durante l’incontro è stata la necessità di attirare l’attenzione dell’Unione Europea sulla sicurezza e la continuità del transito attraverso il Traforo del Monte Bianco e quello del Gran San Bernardo. Testolin ha sottolineato che si vive un momento cruciale in cui l’Unione Europea deve affrontare questo tema non solo dal punto di vista della sicurezza, ma anche economico, prendendo in considerazioni i messaggi provenienti da comunità come quella della Valle d’Aosta che ambiscono a giocare un ruolo centrale nel proprio territorio.

Il presidente ha richiamato l’attenzione sul 80° anniversario della Dichiarazione di Chivasso, un evento che, nel pieno della Seconda Guerra Mondiale, ha visto le popolazioni alpine esprimere il desiderio di preservare la propria autonomia culturale e territoriale.

Nel pieno della Seconda Guerra Mondiale, le popolazioni delle Alpi hanno potuto esprimere la necessità di restare padrone della propria casa, di poter preservare la propria lingua materna, condivisa con i vicini, e di continuare a lavorare sulle rispettive territori con dignità, decidendo il loro futuro in materia di acqua e risorse naturali, applicando regole specifiche e condividendo uno sviluppo comune, europeo e federale.”

Rispettare le diversità e non all’uniformità

Questo ricordo ha fornito uno sfondo storico alla discussione, evidenziando la resilienza delle comunità montane.

Durante l’incontro, Michel Barnier, ex commissario Ue e capo negoziatore per la Brexit, è stato onorato con la designazione di “Amico della Valle d’Aosta”. Nel suo intervento, Barnier ha sottolineato l’importanza che le popolazioni montane parlino con una sola voce di fronte a un’ Unione europea che deve rispettare le diversità, cercando un’unità che non si traduca in uniformità mentre l’Ambasciatore Plenipotenziario Andrea Cavallari ha messo in evdenza l’importanza del Trattato del Quirinale per le regioni di confine, ruoli cruciali di passaggio e interconnessione tra gli Stati.

Hervé Gaymard, presidente della Savoia, ha richiesto una riflessione approfondita sui trasporti transalpini e ha proposto che l’Hospice du Petit-Saint-Bernard diventi un centro di incontri internazionali, promuovendo il dialogo culturale tra Italia e Francia.

L’antropologo Annibale Salsa ha offerto una prospettiva strategica, sottolineando che le Alpi costituiscono un crocevia fondamentale tra il Nord e il Sud, tra l’Est e l’Ovest dell’Europa. Ha auspicato un ritorno alla centralità di questo spazio attraverso una governance autonoma.

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L’Assessore Luciano Caveri infine ha espresso l’importanza di mantenere un equilibrio tra la valorizzazione dell’autonomia della Valle d’Aosta e l’integrazione nell’Unione Europea. Ha sottolineato il ruolo cruciale delle popolazioni alpine nel rimanere unite, considerando la strategia macroregionale alpina come un mezzo potente per far sentire la voce delle comunità montane in Europa. Ha identificato temi strategici per il futuro, come il cambiamento climatico, la demografia, la tecnologia digitale, l’energia e la gestione della presenza di grandi carnivori predatori come lupi e orsi.

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