La stregoneria in Valle d’Aosta in una conferenza a Gignod | Un viaggio nel tempo tra gli archivi storici

La stregoneria in Valle d’Aosta è esistita, come dimostrano gli atti processuali del XV secolo

Nella sala Consiliare di Gignod venerdì 29 settembre alle ore 21:00 si parlerà di stregonerie e inquisizione nella Valle D’Aosta del Cinquecento. Un’iniziativa organizzata dalla Biblioteca Intercomunale Allein-Gignod che vede la presenza di Patrizia Perotti come moderatrice e la studiosa Silvia Bertolin dell’Académie, autrice di un libro sulla stregoneria medievale della Valle d’Aosta, basato sulla sua tesi, che riporta tutte le informazioni e gli studi fatti sugli archivi storici e gli atti processuali, anche della Curia.

Nel quindicesimo secolo la Valle d’Aosta fu teatro di intensa attività inquisitoriale, mirata a individuare e perseguire individui sospettati di eresia e stregoneria. Il contesto politico e religioso del Quattrocento, che in Valle D’Aosta era per svariati fattori poco sereno, contribuì a creare un ambiente in cui alcune pratiche venivano viste come una minaccia all’autorità della Chiesa e alla stabilità del potere politico. L’Inquisizione svolse un ruolo cruciale nel rilevare e affrontare queste minacce.

Tre anni di intensa inquisizione

Grazie a uno studio meticoloso dei documenti dell’epoca, è possibile comprendere come le autorità religiose e civili affrontarono tali questioni. Questi processi forniscono un quadro dettagliato delle accuse, delle indagini condotte e delle sentenze emesse. La loro analisi contribuisce a gettare luce sulle dinamiche sociali e religiose di quel periodo, evidenziando anche le sfide e le contraddizioni della giustizia dell’epoca.

stregoneria Valle d’Aosta – fuorionline

“Mi sono interessata per tanto tempo di processi e di stregoneria, ho letto parecchie cose sulla situazione in Valle d’Aosta, dove la presenza di stregoneria e dell’inquisizione sono stati per un certo periodo negati. Io e Silvia Bertolin abbiamo in comune questa passione e vogliamo che la conferenza di venerdì sia speciale, perché vogliamo parlare proprio dei processi che ci sono stati qui in Valle d’Aosta, con particolare riferimento alla zona della Coumba Frèida, del Gran San Bernardo dove ci sono stati due donne condannate per stregoneria anche in maniera pesante”– riferisce Patrizia Perotti.

Durante la serata si parlerà di questi processi che in linea di massima si svolsero dal 1421-28 fino alla metà del 1500, con la massima concentrazione dal 1496 al 1499. Tre anni quindi di intensa inquisizione, che si sono svolti interessando particolarmente la diocesi di Aosta e le zone limitrofe. Il motivo per cui si facevano queste inquisizioni, per la maggior parte nei confronti di donne (gli uomini non erano comunque esenti), che per motivi vari, (erano spesso delle levatrici o medichesse, soprattutto curatrici che curavano con le erbe) esercitavano determinati poteri che non erano considerati normali.

Qui in Valle abbiamo tantissime persone inquisite, ma anche donne che arrivavano da fuori come Giovanna di Cavoretto che arrivava dal Piemonte, da vicino Torino, che ha subito una sorte tristissima perché è stata condannata qui e mandata al rogo.” Racconta Perotti che aggiunge: “Non tutte le condanne finivano con il rogo: qualcuna in casi rarissimi, sono state assolte, molte sono morte in seguito alle torture o in carcere o appena scarcerate e quasi tutte sono state punite con pene pecuniarie. Altre sono state bandite dalla diocesi di Aosta con la confisca dei beni di tutta la famiglia. Oppure condannate all’esilio per 10 anni o per sempre, o al carcere perpetuo: erano condanne terribili.

La stregoneria in Valle d’Aosta, storie complesse e concatenate

Le presunte streghe avevano diversi capi d’imputazione: i principali erano quelli di fare dei malefici che provocassero del male ai loro vicini, conoscenti o bambini, a anche agli animali. Se alcune mucche morivano improvvisamente si dava la colpa ai vicini. Se il parto non andava a buon fine, la colpa era della levatrice, che poteva essere sospettata di stregoneria. Lo stesso accadeva se il bambino moriva in culla: le colpe ricadevano sempre su quelle che stavano attorno. Insomma, le donne che si prodigavano per gli altri erano in odore di stregoneria.

Stregoneria Valle d’Aosta – fuorionline

E quasi tutti confessavano per sfinimento o con la speranza di avere la pena ridotta, cosa che non si verificava mai. Gli studi raccontano di storie complesse, di vicende anche concatenate tra loro, perché la condanna si dava anche per la sola conoscenza della persona imputata. L’accusata non sapeva i capi di accusa, non sapeva da chi e per cosa e finiva in carcere in catene e torturata.

E quando faceva domande i parenti dovevano pagare delle pene pecuniarie “Molte di queste persone venivano accusate di fare i Sabba che loro chiamavano Sinagoghe con un evidente segnale di discriminazione, come voler inquadrare queste persone come eretiche, perché non inquadrate con la religione cattolica.” Precisa Patrizia Perotti specificando che in Valle tutto sommato l’inquisizione è stata meno pesante rispetto alle altre regioni. Le torture, inoltre, come emerge dalla ricerca, sono state combinate per non portare alla morte, anche se poi alla fine di morti per tortura ci sono state.

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C’è un enorme analogia nella ricerca di questo diverso in tutta la storia dell’uomo perché l’uomo non ha mai imparato a fare tesoro dei propri errori e fa del diverso ancora un pericolo. Noi vogliamo dare una dignità morale a queste donne, a queste persone che sono esistite e che sono state vittime inconsapevoli. Erano persone anche di una certa età che all’epoca erano già mature dai 40 ai 60 anni, non erano giovanissime.” Conclude Patrizia Perotti

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