L’Adieu des glaciers, la mostra sui ghiacciai del Gran Paradiso: 150 anni di scatti e di cambiamenti

L’Adieu des glaciers ci fa sapere come sono cambiati i ghiacciai. E soprattutto com’è cambiato il modo di guardarli? E’ l’input che ha lanciato Enrico Peyrot, fotografo e storico della fotografia, curatore, assieme a Michele Freppaz, professore del Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari dell’Università di Torino, della mostra fotografica, intitolata L’Adieu des glaciers, inaugurata venerdì 8 luglio al Forte di Bard.

Una ricerca fotografica sui ghiacciai della Valle d’Aosta

Si tratta di 150 anni di esplorazioni, non solo di ghiacciai, ma di vallate, di rocce, di luoghi dove ci sono foreste, villaggi e persone. L’Adieu des glaciers è una ricerca fotografica e scientifica, che abbraccia i principali ghiacciai della Valle d’Aosta, che partita nel 2020, dopo aver esplorato il Monte Rosa e il Monte Cervino e prima di immergersi nella vetta più alta – il Monte Bianco (prevista l’anno prossimo) – è approdata quest’anno nel Gran Paradiso, nell’anno in cui si celebrano i cento anni dall’istituzione del Parco Nazionale.

Questa terza tappa del progetto, che ha visto un’introduzione approfondita con i due organizzatori, capitanata dalla presidente del Forte di Bard Ornella Badery, nella suggestiva cornice di piazza d’Armi, arriva tra l’altro, in un momento particolare, che rimanda alla tragedia della Marmolada, che ha sconvolto l’Italia poche settimane fa.

L’Adieu des glaciers con lo sguardo dei fotografi

L’iniziativa che ha come oggetto principale, l’ indagine dell’area glaciale e periglaciale, compresa tra le valli di Cogne, Valsavarenche, Valle di Rhêmes, Valgrisenche, Valle Soana e Valle Orco, presenta una 70ina di immagini, con circa 40 autori storici e non storici, opere originali e opere re-interpretate. “Con il Gran Paradiso ci siamo trovati in un altro mondo, rispetto all’anno scorso con il Cervino” spiega Peyrot – “i fotografi hanno percorso queste vallate, queste cime, con uno sguardo e un approccio completamente diverso. Il pensare , il riflettere, l’andare piano la fanno da padrona ed è una dei connotati di quest’area, soprattutto delle vedute, come nella sezione edit, con le stampe fotografiche fatte nel 1932, esposte n una grande mostra che si fece ad Aosta, su riprese fatte addirittura da fine Ottocento e primo Novecento, come per esempio quelle di Vittorio Sella e di Negri.”

La mostra infatti comprende foto antiche, ma anche pellicole degli anni Sessanta e Settanta reinterpretate. C’è inoltre la sezione completamente dedicata al parco, poi “l’Adieu”, che riflette sulla situazione attuale dei ghiacciai – piuttosto drammatica – e la sezione dedicata al comitato Glaciologico italiano, con dei particolari box in cartone e documenti molto interessanti, e ancora, le steriografie e la sezione dedicata agli autori vari e contemporanei. Tra questi ultimi, il valdostano Enzo Massa Micon con uno scatto digitale, del 2021, sul Gran Paradiso dal rifugio Federico Chabod e Nadia Camposaragna, fotografa, unica autrice di tutta la mostra, con pellicola diapositiva del 1999, che immortala la partenza della XXI Marcia Gran Paradiso nei Prati di Sant’Orso a Cogne: “Una testimonianza di un tempo, fatta a rullino con uno scatto dietro l’altro” sottolinea Peyrot – “c’è l’azione, che l’autrice sa fare bene perché ama fotografare la gente, la folla, non c’è posa.”

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La mostra, allestita nelle sale delle Cantine del Forte, è aperta fino al 13 novembre 2022 e vuole rendere protagonisti non solo i ghiacciai, ma anche i fotografi, con i loro sguardi e le loro macchine, sia storiche che attuali.

Articolo commissionato da Gazzetta Matin, pubblicato sul numero di lunedì 11 luglio 2022

www.gazzettamatin.com
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