Peter Kalmus, lo scienziato ribelle finito in manette

Se avete visto “Don’t look up” e siete rimasti fortemente coinvolti dalla sua trama e piacevolmente colpiti dai protagonisti, sappiate che il dott. Randall Mindy, interpretato da Leonardo Di Caprio, in questo mondo esiste e si chiama Peter Kalmus.

Probabilmente questo accostamento è stato già fatto tantissime volte, ma la questione è seria, si, proprio come viene ribadito più volte nel film diretto da Adam McKay. No, è davvero seria! Talmente seria che sono stati davvero pochi i giornali che ne hanno parlato, che gli hanno dedicato uno spazio, perché Peter Kalmus, fisico americano della Nasa di 47 anni, esperto nell’utilizzare dati e modelli satellitari per studiare il cambiamento climatico, puntando l’occhio sulla possibile perdita della biodiversità e sui futuri eventi meteo estremi, il 6 aprile scorso è stato arrestato. Il motivo? Ha denunciato l’irreversibilità che le potenze e le nazioni del mondo (e anche le banche), ci stanno donando per il prossimo futuro. Un futuro per niente lontano e per niente roseo.

Le proteste di Peter Kalmus e Scientist Rebellion

Peter Kalmus ha protestato con il gruppo Scientist Rebellion in tutto il mondo, per chiedere di fermare l’uso di combustibili fossili. Anche in Italia gli scienziati hanno manifestato, ma tutto è passato in sordina. Come sempre.

A Marghera sei studiosi si sono incatenati ai cancelli della raffineria Eni. A Roma invece è stata messa al centro della protesta l’Università La Sapienza, da quattro attivisti con camici bianchi incatenati ai cancelli: hanno chiesto al mondo accademico di prendere una posizione sull’emergenza climatica. È andata a finire che è intervenuta la polizia e li ha portati in caserma.

In Italia

A Torino Scientist Rebellion ha incollato l’ultimo report Ipcc sui vetri delle finestre della Regione Piemonte: sono contro il voto della Giunta Regionale che su un ordine del giorno ha proposto “centrali nucleari di ultima generazione, fissione nucleare, filiera dell’idrogeno, la costruzione di nuovi termovalorizzatori e l’aumento delle estrazioni nei giacimenti di gas nazionali”.

Ma torniamo a Peter Kalmus. Chi è? Cosa cerca di dirci? Ecco il suo discorso, pubblicato nella sua forma integrale da The Guardian. Se prima era il Covid, oggi è la guerra in Ucraina. Il mondo è distratto? O il cambiamento climatico è un argomento così fastidioso da finire sempre in fondo alla lista?

La disperazione di Peter Kalmus: ecco il suo discorso

oppure clicca qui ——————————————————–> Peter Kalmus di Scientist Rebellion: “Sono terrorizzato”

Chi è

Peter Kalmus è nato il 9 maggio 1974 e ha frequentato l’Università di Harvard, dove ha conseguito il Bachelor of Science in fisica nel 1997. Ad Harvard, ha adoperato la spettroscopia a microonde in trasformata di Fourier per scoprire e classificare gli spettri rotazionali quantomeccanici di diversi cianopoliini che sono stati successivamente trovati nelle nubi interstellari. Successivamente ha insegnato fisica nelle scuole superiori del Massachusetts e ha creato software per New York City.

Nel 2004 si è iscritto alla scuola di specializzazione presso la Columbia University e ha conseguito il dottorato in fisica nel 2008. Il suo lavoro di dottorato riguardava la ricerca di onde gravitazionali come membro della LIGO Scientific Collaboration (tesi: “Gravitational Waves Associated with Soft Gamma Repeater Flares”). Ha continuato il suo lavoro con LIGO come borsista post-dottorato presso il California Institute of Technology, conducendo importanti ricerche in piena collaborazione per onde gravitazionali da magnetar, lampi di raggi gamma e supernove e contribuendo alla precisa calibrazione degli osservatori di onde gravitazionali del mondo.

Kalmus è un comunicatore scientifico i cui sforzi si concentrano sull’allontanamento della cultura dall’accettabilità dei combustibili fossili. Twitta come @ClimateHuman e dall’aprile 2022 è lo scienziato del clima più seguito del social con l’uccellino. Si concentra in particolare sull’incoraggiare la scienza della Terra e altre comunità accademiche a parlare con maggiore urgenza della necessità di un’azione per il clima.

È apparso in molti media, tra cui Mother Jones, PRI’s The World, CBC Radio, Deutsche Welle, BuzzFeed, The Intercept, e Quartz, e molto spesso parla della necessità di una mobilitazione climatica immediata e massiccia e di come gli individui possono “votare” per questa mobilitazione attraverso le loro azioni, sia attraverso l’attivismo che la riduzione delle emissioni. Parla spesso della necessità di una tassa sul carbonio e di una politica dei dividendi come parte della mobilitazione, in cui il combustibile fossile diventa sempre più costoso man mano che la tassa sul carbonio aumenta ogni anno e il 100% delle entrate nette viene restituito equamente alle persone, rendendo la politica fiscalmente progressiva.

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