Accettura, il rito arboreo che incanta maggio| Reportage di un matrimonio tra alberi

Accettura e il rito arboreo: dopo la prima parte, che funge un po’ da introduzione, Vito Servanel, fotografo street e urbex del canavese, ci fa entrare nel pieno della festa del piccolo villaggio della Basilicata, quella della Celebrazione del maggio.


Al mio arrivo, la mattina di sabato 27 maggio 2023, le strade sono sempre più affollate e gli abitanti del paese sono impegnati nei preparativi della festa. Tutti sono in attesa dell’imminente arrivo degli alberi prescelti per lo sposalizio, che giungeranno in paese il giorno seguente… 

Cos’è il rito arboreo e perché si svolge (soprattutto) ad Accettura

I riti arborei, presenti in molte parti d’Italia e del mondo, affondano le loro radici in un antico passato pagano, giungendo a noi con nuove forme e significati e, come ho modo di osservare con i miei occhi ad Accettura, senza mai perdere il profondo significato attorno a cui si unisce la comunità.

Accettura rito arboreo (Credit: Vito Servanel) fuorionline.com

Tra Basilicata e Calabria la decina di riti arborei presenti, sono riuniti oggi nella rete dei riti arborei di cui Accettura è capofila. Questo riconoscimento, come raccontano i miei interlocutori, è dato dalla base storica più antica di questo rito, più simile a come si faceva 300 anni fa e senza l’uso eccessivo di nuove strumentazioni. La festa è attestata per la prima volta nel 1725, quando nel paese iniziò a manifestarsi il culto di San Giuliano Martire. 

Come altre feste pagane, anche la Celebrazione del Maggio rischiò di essere cancellata quando, alla fine del XVIII secolo, il Papa si pronunciò per la sua eliminazione.  Come spesso accadde, venne salvata dalla sua unione con la festa del santo cattolico, le cui reliquie arrivarono al paese nel 1797, negli stessi giorni del rito arboreo. La festa del santo, precedentemente svolta a gennaio, venne così accoppiata definitivamente a quella del rito arboreo, giustificato e permesso così grazie alla presenza del santo.

Il matrimonio degli alberi

L’apice del rito prevede l’unione in matrimonio del Maggio e la Cima, due alberi che,
accuratamente scelti e curati, vengono innestati l’un l’altro e innalzati nella piazza centrale.

Accettura rito arboreo (Credit: Vito Servanel) fuorionline.com

Di ipotesi e letture del rito arboreo ce ne sono molte, legate a vicende storiche, dinamiche sociologiche, studiate da ricercatori di diversi ambiti. Non essendoci qui spazio per approfondirle, consiglio vivamente di consultare il materiale presente nell’archivio multimediale di Accettura, dove il parroco Don Giuseppe Fiardi, che ho avuto l’onore di incontrare durante il mio soggiorno ha messo a disposizione molta documentazione e le sue stesse ricerche. 

Ciò che sento e percepisco dagli incontri di questo giorno, mi portano a dire che nonostante la festa sia cattolica, con processione e omaggi al santo Giuliano, molte delle persone incontrate durante il mio soggiorno non nascondono di viverla ancora con uno spirito che si avvicina alla sua origine pagana. Lo sposalizio è un momento centrale per la comunità poiché ne celebra la rigenerazione attraverso l’unione delle varie entità che la compongono, tanto umane quanto non umane, come vedremo in seguito.

Antonello, parte del Comitato di Accettura, decide gentilmente di dedicarmi un po’ del suo prezioso tempo e accetta di incontrarmi al museo del rito arboreo di Accettura. È grazie al suo racconto che, assieme alle immagini, ho potuto ricostruire questo importante evento. 

I dettagli dell’evento

Nel suo racconto, Antonello, mi rivela tutti i momenti che precedono le giornate a cui mi trovo ad assistere, restituendomi la complessità e vitalità del rito. “È composto da tantissimi pezzettini, e noi abbiamo una capacità grandissima di aggiungere tradizioni in continuazione”, dice Antonello, accompagnandomi poi, passo
passo, dentro tutte le mutazioni e le sfaccettature di questa festa. Ciò che mantiene vivo il rito è infatti la sua continua evoluzione e aggiunta di elementi che lo mantengono vivo e attuale.

Accettura rito arboreo (Credit: Vito Servanel) fuorionline.com

Un esempio è la recente aggiunta di un giorno alla festa, grazie all’arrivo il venerdì sera della Banda Bassa Musica, un gruppo amatoriale creato dagli abitanti del paese. Oggi, il primo atto della festa vede infatti zampogne, flauti, sax e organetti che suonano per le vie del paese, seguite da spari e dall’accensione delle luminarie.
 
Per quanto riguarda la preparazione del Maggio e la Cima, invece, i lavori cominciano ben prima dei giorni specifici della festa. Questi vengono infatti scelti rispettivamente nel Bosco di Montepiano e nel bosco di Gallipoli Bagnato, nelle settimane che seguono la santa Pasqua

Accettura rito arboreo (Credit: Vito Servanel) fuorionline.com

Come mi racconta Antonello, la prima domenica dopo Pasqua viene organizzata una passeggiata nel bosco di Montepiano, con un gruppo di persone che può arrivare a contare perfino 150 persone.  Immersi nella vegetazione del fitto bosco, il gruppo sceglierà insieme il futuro Maggio, un cerro tra i più belli, dritti e sani fra tutti. I partecipanti organizzano poi, come vediamo in foto, un momento di ristoro, cibo e danze per festeggiare la scelta del Maggio.
 
La domenica successiva è invece dedicata alla scelta della Cima nel Bosco di Gallipoli, che sarà un bellissimo agrifoglio frondoso, scelto in base alla dimensione e caratteristiche del Maggio, a cui verrà poi unito. Il Maggio verrà poi tagliato nel giovedì dell’ascensione, ripulito dalle fronde per mantenerne solo il tronco principale e lasciato a terra per una decina di giorni prima della cerimonia, per permettere la perdita dei liquidi, in modo da diminuirne il peso per il trasporto. La Cima, invece, verrà tagliata e lasciata così com’è,
con i rami e le sue foglie lucenti e appuntite. 

I ruoli e le figure del rito

Durante una conversazione con un signore, emerge un altro particolare interessante. Occuparsi di una o dell’altra pianta, soprattutto per quanto riguarda il trasporto, definisce all’interno della comunità diverse figure.  Parlo con un signore che si identifica come maggiaiolo da molte generazioni.

Accettura rito arboreo (Credit: Vito Servanel) fuorionline.com

Dopo il padre e lo zio, anche lui ha seguito la tradizione secondo cui i maggiaioli sono parte di famiglie di allevatori che durante tutto l’anno solare si prendono cura dei buoi di razza podolica, nutrendoli, amandoli, investendo tempo e denaro in funzione del trasporto del Maggio durante la festa.
 
I cimaioli invece, sono coloro che si occupano della Cima. Allevano i muli e i cavalli grazie a cui raggiungono i posti, spesso scomodi, dove questa viene identificata e, in seguito, trasportata anche a spalla, se necessario.
In questa divisione di ruoli e compiti, che permane durante l’anno, la festa ancora una volta riesce a restituire il suo profondo significato di unita della comunità tutta.

Accettura rito arboreo (Credit: Vito Servanel) fuorionline.com

Come mi dice il signore “loro sono legati alla Cima come cimaioli, noi siamo legati al Maggio come maggiaioli. Poi alla fine della domenica sera, come ieri sera, diventiamo un unico gruppo. Ad esempio, oggi, non ci sono più né cimaioli né maggiaioli, siamo unici, siamo insieme”.
 
La cerimonia è quindi frutto di lavori e impegno diversificati che vedono partecipare gran parte della comunità, in diversi modi e momenti dell’anno. I maggiaioli così, curano e allevano i possenti buoi in vista del giorno in cui il Maggio verrà solennemente trasportato fino al paese, nutrendoli e investendoci tempo e denaro durante tutto l’anno solare.  Sabato, quindi, è il giorno in cui il Maggio, curato precedentemente, e la Cima vengono avvicinati al paese. 

Il trasporto di Cima e Maggio

Il Maggio viene trasportato dai possenti buoi, decorati appositamente per la festa vicino ai quali camminano i maggiaioli, come fossero una famiglia.  Le coppie di buoi, quasi cinquanta, vengono alternate per trasportare l’albero al paese, per quasi 7/8 chilometri. Si percorre una parte del tragitto il sabato e una parte la domenica

Accettura rito arboreo (Credit: Vito Servanel) fuorionline.com

La domenica pomeriggio, verso le sei, sette di sera, si cerca di fare arrivare nello stesso momento gli alberi al centro del paese. Trasportare un albero di 30 metri non è cosa semplice, motivo per cui ci si ferma spesso per calcolare gli angoli nelle strade, coordinarsi tra portatori e intraprendere, per esempio, la ripidissima discesa di quasi 50 metri, creando una scena alquanto spettacolare. Gli alberi scivolano maestosamente in mezzo a una folla di gente, contorniate dalle urla di festa dei cimaioli che lo trasportano a spalla e degli abitanti che incitano e accompagnano l’avvento.


Assieme a loro, ci sono anche altri alberi che serviranno poi per il sollevamento del Maggio e la Cima uniti.  La Cima viene tagliata direttamente domenica e trasportata a spalla dai giovani cimaioli del paese. Il loro arrivo viene festeggiato da tutta la comunità, nonostante le avversità del maltempo, che anche quest’anno non hanno fermato nessuno.

Accettura rito arboreo (Credit: Vito Servanel) fuorionline.com

Il lunedì, gli alberi iniziano quindi ad essere lavorati nell’anfiteatro, preparati per l’innesto tra Maggio e la Cima che avverrà il giorno seguente. Alle 7.30 del mattino inizio a sentire avvicinarsi una banda di suonatori, diretti al luogo in cui gli alberi vengono lavorati. Il Maggio è di quasi circa 30 metri e la cima quasi 15.  Nel complesso, interrandone una parte per la sua stabilità, si raggiungeranno i 35 metri complessivi.

L’innesto e la festa

Con grande maestria il martedì gli alberi vengono quindi innestati e innalzati nella piazza dell’anfiteatro, usando delle funi, gli argani, che facendo rotare l’albero lo sollevano da zero a 90 gradi. Accanto viene portata la statua San Giuliano, contornata da forti donne che trasportano le grandi e pesanti Cente sul loro capo, che non le impediranno di danzare.

Accettura rito arboreo (Credit: Vito Servanel) fuorionline.com

Costruzioni in legno che sorreggono delle candele, decorazioni e immagini del santo, le Cente sono il simbolo della devozione della comunità. Il Maggio e la Cima, finalmente uniti, vengono scalati da abili giovani che sembrano muoversi con naturalezza, come gatti, e sulla sua sommità viene messo un grande mazzo di rose rosse, un bouquet che gli scalatori lanceranno alla folla, come a un matrimonio.

Una curiosità è che, in passato, al posto del mazzo di rose, venivano appesi animali vivi, vinti da chi, sparando, li faceva cadere. In seguito, gli animali vivi vennero sostituiti da targhette portanti il loro nome. A squadre si sparava a queste, vincendo così l’animale riportato nelle targhette. 
Ad oggi, il momento più emozionante, a dire mio e dei miei interlocutori, è il momento in cui viene lanciato il mazzo di rose dall’albero, accolto con entusiasmo dalla folla, di fronte all’avvenuto matrimonio tra alberi e del significato di profonda unità della comunità: boschi e uomini, animali, buoi, abitanti della comunità.  

Accettura rito arboreo (Credit: Vito Servanel) fuorionline.com

Non solo in questo giorno, ma in tutto il processo di preparazione, questo simbolo di autorappresentazione e consapevolezza di come i diversi elementi della comunità formino un tutto, lega tra loro tutte le entità della comunità di Accettura. Un rito quindi, come mi viene detto dalla giovane Valentina, che sopravvive come un organismo biologico: nasce, cresce, muta, altrimenti muore. 
 
L’accoglienza, la autenticità e l’animo vivace e innovativo che ho toccato in questi giorni è grandissimo. Nei giorni trascorsi con loro ho sentito proprio quel calore quasi, quasi come sentirsi adottati.

Un grazie particolare alla signora anziana che senza conoscermi mi ha ospitato in un suo alloggio.
Ringrazio il comitato di Accettura. Le varie persone con cui ho dialogato.
L’hotel per avermi nutrito e intrattenuto ogni sera con ottimo cibo e compagnia.  Infine, i colleghi e amati fotografi e cineasti che ho avuto il piacere di incontrare.

(articolo scritto da Vito Servanel)

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