Cime Bianche Valle d’Aosta, il Vallone protetto sacrificato allo sci? Nuovi appuntamenti di chi ha idee diverse

Cime Bianche in Valle d’Aosta è la nuova frontiera in cui il futuro si scontra con il passato sul tavolo della maggiore risorsa della regione più piccola d’Italia, il turismo. Quale sia il futuro e quale sia il passato è il fulcro, quanto mai attuale, che sfocia nel dibattito che ha portato in campo istituzioni, imprenditori, ambientalisti e associazioni.

Zona a Protezione Speciale

Si tratta di un Vallone conservato in maniera integra, un luogo incantato che presenta bellezze naturalistiche, culturali, storiche e archeologiche uniche, dove (ancora) la presenza dell’uomo non ha inciso in maniera così forte da stravolgerlo.

Cime Bianche Valle d’Aosta_Gran Lago e Gobba di Rollin-fuorionline

Una testimonianza che la Natura ci regala e che proviene da ere passate, quando la formazione delle Alpi ha ridisegnato le forme, i colori, dando vita ad una biodiversità caratterizzata da una flora preziosa, che la Società Botanica Italiana vuole proteggere, con una fauna che vede la convivenza di ermellini, lepri, caprioli, camosci, stambecchi e marmotte, senza dimenticare gli uccelli, che qui nidificano, come il gracchio corallino, la pernice bianca, il gallo forcello, il fringuello alpino e anche l’aquila reale.

A noi esseri umani offre pianori verdeggianti, laghi blu, sentieri e panorami mozzafiato con la corona delle cime rocciose sfumate sullo sfondo, rari silenzi ed echi di vite passate che raccontano il passaggio tra il Vallese, la Valle Aosta e la pianura padana, l’estrazione e la lavorazione della pietra ollare ai tempi dei Romani, il Ru Courtaud, realizzato fra il 1393 e il 1433, utile per portare acqua irrigua alle aride colline di Saint-Vincent, Emarèse e Challant-Saint-Anselme, con un percorso di 25 km, ancora oggi in attività. Ma soprattutto ci rende partecipi di quella bellezza sempre più rara del nostro Pianeta, la sola ancora, che riesce con un’energia quasi magica a rievocare quel legame ancestrale, purtroppo ormai flebile, dell’uomo con Madre Natura. Non è un caso che di fatto, il Vallone delle Cime Bianche appartenga ad una zona a protezione speciale (ZPS), quindi un’area tutelata dalla legge italiana ed europea, proprio per gli habitat naturali che possiede.

Il Vallone delle Cime Bianche che si trova nello specifico in Val d’Ayas, è un’oasi che si estende tra il Monte Rosa e il Monte Cervino e per questo motivo, per un paradosso del destino, è al centro di un’area molto conosciuta per gli impianti e le strutture da sci, quindi di forte impronta turistica. È come un’isola incontaminata che oggi rischia di cambiare aspetto. Nel maggio 2021 infatti la società Monterosa Spa (partecipata regionale al 94,57%) – insieme con la Regione Autonoma Valle d’Aosta – ha affidato un incarico per l’effettuazione di studi preliminari di fattibilità degli impianti. L’idea è quella di costruire un collegamento tra le piste del Monte Rosa e il Cervina Zermatt. Una mossa che è costata già 403 mila euro.

Cime Bianche Valle d’Aosta, la parola ai turisti

L’idea ha creato non poche perplessità e non poco scompiglio, non solo per l’impedimento tecnico alla base, ma anche per la visione di un turismo che per alcuni rimane ancorato a vecchie attrattive, che oggi, soprattutto con il cambiamento climatico, appaiono come delle vere e proprie stonature, oltre ad odorare di “vecchio” e di “devastazione.”

Cime Bianche Valle d’Aosta_Invernale da punta Croce-fuorionline

Per i contrari infatti è un marketing distruttivo, che porterebbe solo ad un aumento del valore degli immobili in particolare nella località di Cervinia, perché sul piano funzionale farebbe acqua da tutte le parti. Chi è favorevole invece vede nuove opportunità di lavoro, crescita e ricchezza, oltre che il prestigioso “onore” di annoverarsi fra i più grandi comprensori sciistici d’Europa.

“Il Vallone delle Cime Bianche è molto apprezzato dagli escursionisti, non solo italiani ma anche stranieri, attratti nello specifico dal Tour du Mont Rose. C’è una domanda in crescita sul turismo ecosostenibile” Commenta Marcello Dondeynaz referente di “Ripartire dalle Cime Bianche” e componente della Commissione Interregionale tutela ambienta montano Liguria, Piemonte e Valle d’Aosta del Cai/Club Alpino Italiano “C’è una domanda in crescita da parte di persone che vogliono andare in ambienti naturali che vogliono fuggire da luoghi in cui è evidente la mano pesante dell’uomo.” Dondeynaz sottolinea che  gli incaricati dello studio di fattibilità hanno sentito molte persone, comprese le parti contrarie, ma non hanno sentito i turisti, che sono i destinatari del progetto.

Abbiamo realizzato un questionario che stiamo adesso diffondendo a St. Jacques, dove le persone arrivano dalle gite e dalle escursioni e chiediamo loro cosa pensano, di questa ipotesi e dell’offerta turistica di Ayas . Inoltre, abbiamo raccolto oltre 2300 firme. Questa petizione è stata portata in Consiglio Regionale e per la prima volta il Consiglio è stato per una giornata intera a discutere su questa questione, con posizioni anche diversificate. Alla fine però noi chiedevamo di accantonare questa ipotesi, richiesta che chiaramente non è stata accettata. Ma sono rimasti molti interrogativi nella stessa maggioranza regionale.”

I prossimi appuntamenti di chi avanza alternative

Dondeyaz aggiunge che chi ha fatto lo studio ha anche escluso la realizzazione di piste da sci e che ciò che si ha intenzione di realizzare, sarebbe comunque un impianto di trasferimento con tempi di andata e ritorno piuttosto lunghi per chi va a sciare. Il referente di “Ripartire dalle Cime Bianche” punta invece sugli ammodernamenti degli impianti esistenti: “non è stata fatta una sola valutazione degli ammodernamenti che sono necessari sia per il Monte Rosa che per il Cervino e prima di realizzare nuovi impianti, invadenti e costosissimi, bisogna capire come intervenire sull’esistente.”

Cime Bianche Valle d’Aosta_Lago della Pointe di Rollin e Gran Lago delle Cime Bianche – fuorionline

“Abbiamo un aspetto geologico unico.” Continua Dondeynaz “Tra qualche anno ancora si potrà sciare, anche con l’innevamento artificiale, e anche perché oltre i duemila tendenzialmente può ancora nevicare e mantenersi. Però siamo molto al limite, anche perché tra una stagione e l’altra tutto può cambiare. Bisognerebbe incominciare ad immaginare un futuro in cui lo sci potrebbe essere residuale e questo non si fa, anzi, si continua in quella direzione. Anche sul piano culturale le cose sono cambiate: le persone che vanno a sciare non lo fanno tutti i giorni, costa anche molto di più.

Lo studio di fattibilità al momento è depositato in Consiglio Regionale, sotto esame da parte delle Commissioni consiliari, ma le critiche non si arrestano.

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Faremo una conferenza stampa ad Aosta il 5 settembre per evidenziare le debolezze di questo studio e poi il 16 settembre ci sarà una giornata a Champoluc, dove presenteremo le nostre proposte alternative agli impianti, dedicata alla nostra ‘opzione zero’, che non è fare niente, ma è fare cose diverse rispetto agli impianti. Il giorno dopo faremo un’escursione guidata, forse due: per chi riesce arriveremo fino al Colle Superiore, faremo tutto il vallone. Vogliamo che le persone vedano con i loro occhi di cosa stiamo parlando. I vincoli normativi sono molto forti: riteniamo che questa folle ipotesi rimarrà aulla carta!” Conclude Dondeyanaz.

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