Genocidio, l’accusa contro Israele: il via ai processi davanti al Tribunale Internazionale dell’AIA

È arrivato il momento per Israele di trovarsi dalla parte sbagliata della linea che separa i buoni dai cattivi, i carnefici dalle vittime. I bombardamenti su Gaza iniziati già da anni, qua e là, ma esplosi in tutta la loro potenza e violenza dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre del 2023, che stanno scandalizzando il mondo, (o almeno una grande fetta di esso), all’improvviso non hanno più l’aspetto della difesa ma di una parola che fa rabbrividire: genocidio.

La stessa parola che accompagna la triste storia che noi tutti sappiamo, la più eclatante, che il mondo intero conosce e che fa male, che fa vergognare profondamente. E la vergogna ritorna a far parte del presente, anche in questa storia, ma in una veste diversa.

Genocidio, cosa significa e da dove proviene

L’odio continua imperterrito a dispetto degli errori commessi nel passato, a dispetto delle commemorazioni, delle giornate mondiali di… per non dimenticare. Non dimenticare che l’essere umano è capace di compiere atti riprovevoli, bassi, orripilanti, disumani. Ma soprattutto non dimenticare che l’essere umano non impara dai propri errori. Se errori di fatto non li considera fino in fondo.

Il termine “genocidio” si riferisce a un crimine grave che coinvolge l’intenzionale distruzione, totale o parziale, di un gruppo etnico, nazionale, religioso o razziale. Questa distruzione può manifestarsi attraverso l’omicidio di membri del gruppo, causare gravi danni fisici o mentali, o adottare misure intese a impedire la riproduzione all’interno del gruppo.

Il termine è stato coniato dall’avvocato polacco Raphael Lemkin nel 1944, combinando le radici greche “genos” (razza, tribù) e “cide” (uccidere). Il genocidio è stato riconosciuto come un crimine internazionale nel diritto internazionale e può essere perseguito da organizzazioni internazionali come la Corte Penale Internazionale. Questo crimine è considerato uno degli atti più gravi contro l’umanità.

Il processo contro Israele

L’ 11 gennaio 2024 segna l’inizio di un processo senza precedenti contro Israele, accusato di genocidio in seguito all’aggressione contro la Striscia di Gaza. La Corte penale internazionale dell’Aia, l’organo giudiziario principale delle Nazioni Unite, è chiamata a pronunciarsi su una causa presentata dal Sudafrica, che afferma che le azioni del governo di Benjamin Netanyahu violano la Convenzione sul genocidio del 1948.

Il conflitto ha avuto origine con l’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023, seguito da una risposta da parte di Israele che ha lasciato più di 23.000 palestinesi morti nella Striscia di Gaza. Ciò che rende particolarmente devastante questa situazione è il dato scioccante che il 70% delle vittime è composto da donne e bambini. Un ulteriore dramma emerge nel fatto che quasi l’85% della popolazione di Gaza, circa 1,9 milioni di persone, sono state costrette a sfollare internamente a causa delle operazioni militari israeliane, che hanno distrutto migliaia di edifici, compresi campi profughi e zone designate come sicure per l’evacuazione dei civili. Sono stati distrutti anche gli ospedali.

L’intervento del Sudafrica

La denuncia presentata dal Sudafrica, riportata da Reuters, sostiene che i danni fisici e mentali inflitti dalla violenza israeliana costituiscono un genocidio, un tentativo deliberato di distruggere una parte sostanziale del gruppo nazionale, razziale ed etnico palestinese. Il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa ha dichiarato con fermezza: “Come popolo che ha assaggiato i frutti amari dell’espropriazione, della discriminazione, del razzismo e della violenza sponsorizzata dallo Stato, siamo chiari sul fatto che staremo dalla parte giusta della storia”.

Tuttavia, i casi di genocidio sono notoriamente difficili da dimostrare, e il processo contro Israele prevede di durare diversi anni. Il Sudafrica ha avanzato una richiesta alla Corte penale internazionale di intervenire immediatamente attraverso misure provvisorie, chiedendo l’interruzione immediata dei bombardamenti e di tutte le operazioni militari israeliane prima ancora della conclusione del processo.

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La Corte ha mostrato apertura verso questa richiesta e le udienze che iniziano l’11 gennaio 2024 si concentreranno sulla valutazione della necessità di imporre tali misure provvisorie. La comunità internazionale è ora chiamata a riflettere sulle implicazioni di questo processo epocale e sulle conseguenze che potrebbe avere sulla situazione in Medio Oriente.

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