Il Cinema del futuro? Cloni al posto di attori. Le proteste continuano ad Hollywood

Il Cinema di storie così ne ha raccontate a iosa. Cyberg, cloni, mondi futuristi appartengono ad un genere che ha sempre fatto scintille ai botteghini. Adesso invece è la realtà e le scintille sono quelle che stanno innescando con le proteste, gli attori di Hollywood, finiti tra le specie in via di estinzione a causa dell’Intelligenza Artificiale che incombe e che sta avanzando piano piano come una sorta di Blob (il celebre fluido mortale, per rimanere in tema di film di fantascienza) a soffocare e ad annullare le nostre esistenze.

Gli scioperi ad Hollywood

I primi a scioperare sono stati gli sceneggiatori: l’AI in un batter d’occhio mette giù una sceneggiatura (ma sarà bella allo stesso modo?). Poi si sono aggiunti gli attori, soprattutto quelli meno noti, le comparse, che però di ciò vivono e mandano avanti famiglie.

Sono le grandi case cinematografiche ad aver deciso per questioni banalmente economiche di affidarsi all’AI. Basta scansionare per un solo giorno gli attori, che per quel giorno verranno pagati, e poi proseguire con le loro immagini e usufruirne un’infinità di volte a piacimento, in qualsiasi progetto che essi vogliano portare a termine.

Si tratta della più grande mobilitazione degli ultimi 63 anni di Hollywood, un mondo che per tutti i comuni mortali appare come dorato ma che al suo interno ha le stesse cose che ci sono ovunque: ore di lavoro, stipendi, routine ecc ecc. C’è chi paragona quello che sta succedendo alla serie televisiva di successo di Netflix, Black Mirror, che proprio nell’episodio “Joan is Awful” parla di questo.

Cinema e proteste con i sindacati

Ci sono 160 mila iscritti al sindacato Screen Actors Guild-American Federation of Television and Radio Artists (SAG-AFTRA) e tutti stanno lottando per il loro futuro. Proteste e Hollywood è un connubio che suona piuttosto strano, ma è anche la prova che i tempi stanno cambiando. O meglio, si stanno avvicinando quelli che un tempo credevamo solo stupide fantasie.

Se fine a qualche tempo fa non era troppo costoso pagare centinaia di comparse per una giornata di lavoro, oggi la tecnologia ha rotto quell’equilibrio, diventando essa stessa troppo conveniente per poter passare inosservata. “Se una scena è troppo pericolosa da girare per gli attori, con l’intelligenza artificiale posso farla lo stesso. O magari posso aggiungere le comparse anche dopo aver girato la scena, se ci ripenso“, ha fatto sapere alla Cbs News Doug Liman, regista famoso che nel curriculum, tra gli altri riporta Mr. and Mrs. Smith.

“L’economia è cambiata. Al giorno d’oggi un computer può fare lo stesso lavoro di un attore spendendo meno, e a volte anche meglio.” L’Economia dunque comanda ancora una volta e queste parole non piacciono affatto: rappresentano la doccia fredda che ha lanciato l’AMPTP (Alliance of Motion Picture and Television Producers), ossia il boss degli studios, la controparte, in poche parole, l’industria hollywoodiana.

Le richieste

Nel luglio 2020 è stato firmato l’ultimo accordo tra sindacato e studios, scaduto il 30 giugno. Da qui sono iniziate le trattative sfociate nella protesta. I sindacati chiedono nello specifico due cose in particolare:

  • Garanzie affinché l’IA non sostituisca le persone nelle produzioni cinematografiche e televisive. Un nodo da sciogliere è sulla comprensione di chi sia il proprietario dell’immagine di un attore: la persona stessa o la tecnologia che la riproduce?
  • Aumento dei diritti residuali, ossia le royalty che vengono pagate quando un prodotto viene messo online. Lo streaming oggi ha danneggiato gli attori perché ha ridotto loro i compensi.

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In Italia il problema sta iniziando a farsi sentire tra i doppiatori. Allo stesso modo c’è il rischio che le voci dei doppiatori siano riprodotte dall’IA, facendo perdere allo stesso modo tanti posti di lavoro e anche i diritti. Christian Iansante che ha dato la voce a molti attori americani, tra gli altri, Bradley Cooper, a Open ha espresso la sua preoccupazione: “Prima di accettare un lavoro dobbiamo sottoscrivere delle liberatorie e cedere i diritti sulle nostre voci, “per sempre e ovunque”. Cosa ne sarà del cinema?

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