Migrazione climatica: quello che sta accadendo in una mostra imperdibile | “Non c’è più tempo”

La migrazione climatica è un movimento di persone da un luogo all’altro a causa di cambiamenti climatici.

L’ inaugurazione della mostra “Non c’è più tempo: L’emergenza climatica nelle immagini dell’Agence France-Presse” al Forte di Bard risuona ancora nelle parole della presidente Ornella Badery. È più di un’esposizione, è un grido d’allarme, un richiamo all’azione di fronte alla crisi ambientale che ci circonda.

L’evento, svoltosi giovedì 28 marzo, segna un capitolo significativo per il Forte valdostano, polo culturale famoso in tutt’Italia, che abbraccia con fervore la causa ambientale. Badery ha delineato l’importanza di questa iniziativa, non solo come un’esposizione artistica, ma come un catalizzatore per l’attenzione mondiale sulle sfide climatiche che ci affliggono.

La migrazione climatica non può essere ignorata

In collaborazione con la celebre Agence France-Presse, il progetto si struttura in una narrazione visiva coinvolgente, ricca di oltre 80 immagini catturate dagli obiettivi di 450 fotoreporter AFP. Queste immagini, suddivise secondo i quattro elementi della natura – Acqua, Terra, Aria e Fuoco – narrano una storia di disastri ambientali, emergenze umanitarie e la lotta quotidiana contro le forze distruttive del cambiamento climatico. Ma soprattutto comunicano la conseguenza di tutto ciò: la migrazione climatica, tutt’oggi tabù.

L’impatto degli shock climatici sul pianeta, soprattutto in aree più disagiate è allarmante: rifugiati e sfollati di paesi fragili si trovano a causa del clima (siccità, inondazioni e incendi) a dover fronteggiare carestie e la perdita dei propri mezzi di sostentamento. Eppure la crisi ambientale è generata e alimentata dal modello di sviluppo dei paesi ricchi.

“Alla fine del 2021 il mondo contava 89 milioni di migranti forzati, un aumento dell’8% rispetto agli anni precedenti. Hanno superato la soglia dei 100 milioni dopo l’invasione della Russia in Ucraina. 32 milioni di sfollati sono a causa dei disastri naturali aggravati dalla crisi climatica ambientale. A questi si aggiungono i 28 milioni di persone costrette a spostarsi a causa delle guerre, come registra l’ultimo rapporto annuale degli sfollati interni. Questo evidenzia che i disastri naturali hanno generato uno spostamento di persone maggiore rispetto alle cause delle guerre e dei conflitti armati” Riferisce Ornella Badery.

migrazione climatica forte di bard
migrazione climatica forte di bard – staff- fuorionline.com

Le 10 nazioni più colpite

L’ultimo rapporto annuale degli sfollati, il Global Report on Internal Displacement racconta che circa il 75% degli sfollati totali si colloca in 10 nazioni: Siria, Afghanistan, Repubblica del Congo, Ucraina, Colombia, Etiopia, Yemen, Nigeria, Somalia e Sudan. Tuttavia, il numero dei migranti forzati per il clima, è un numero che non viene mai dichiarato, perché in Italia e in Europa ai migranti climatici, in quanto tale, non viene riconosciuta lo stato di rifugiato.

Nel 2022 tra i primi paesi troviamo Tunisia, Egitto, Bangladesh, Afghanistan, Siria, Costa d’Avorio, Eritrea, Guinea, Pakistan ed Iran: sono questi i paesi da cui provengono la maggior parte dei flussi migratori verso l’Italia. Parliamo di paesi dipendenti dal grano russo e ucraino, di aree del mondo allo stremo per siccità, intervallata da alluvioni, innalzamento delle temperature medie e per le conseguenti carestie. Per la maggior parte accolti tra i paesi limitrofi e non certo più ricchi.” Sottolinea sempre Badery.

Chi è il bambino che emerge dal mare di petrolio, simbolo della mostra

Nel tessuto della mostra si intrecciano storie di grande impatto come quella di Everton Miguel dos Anjos, il bambino che emerge dalle acque inquinate dalla fuoriuscita del petrolio in Brasile, diventato simbolo della mostra stessa e dell’impatto devastante delle attività umane sull’ambiente.

migrazione climatica mostra Fote di Bard
migrazione climatica mostra Fote di Bard -fuorionline.com

Ha una personalità forte ed è molto testardo”. Dice sua madre, la mercante Ivaneide Maria Oliveira sul figlio 13enne, intervistata da estadao.com.br. Quel giorno di lunedì 21, giorno festivo a Pernambuco, il ragazzino non ci ha pensato due volte prima di tuffarsi in mare per rimuovere il petrolio che si stava spargendo sulla spiaggia. Dopo essere stata fotografato ricoperto di materiale nero e viscoso, l’immagine si è diffusa sui social media e poi in tutto il mondo.

“Stavo aiutando mia madre al bar. Quando ho visto la gente che cercava di togliere quella sporcizia dal mare, e la gente sulla spiaggia aveva paura, ho pensato solo al lavoro di mia madre”, ha raccontato il giovane. “Dipendiamo dal bar per vivere. Se la spiaggia fosse così, nessuno starebbe al bar di mia madre”, ha detto.

La foto apparirà nei maxi schermi delle 11 stazioni ferroviarie più grandi d’Italia, all’interno di una campagna si sensibilizzazione inerente la mostra presente al Forte di Bard.

Le foto raccontano quello che sta accadendo

Attraverso le lenti sensibili dei fotografi, ci troviamo di fronte a tantssime scene toccanti: come quella scattata da Fida Hussain nel 2022 su un gruppo di bambini portati in salvo nello Jaffarabad, in Pakistan, colpito da violente piogge monsoniche. Oppure la desolazione che emerge dall’ immagine di Dietmar Stiplovsek sempre del 2022 in cui appare uno sciatore impegnato su una pista di neve artificiale nella stazione sciistica di Schruns, in Austria.

Tuttavia, dietro a ogni scatto si cela una verità più allarmante: il costo umano e ambientale. L’aumento degli eventi climatici estremi ha contribuito all’aumento dei rifugiati climatici, una crisi globale che non può più essere ignorata. L’emergenza ambientale è anche una questione di giustizia sociale, poiché sono i più vulnerabili a subire le conseguenze più gravi.

Pierre Fernandez, curatore della mostra, insieme al direttore di France-Presse Italia Gael Branchereau e al fotoreporter Marco Bertorello, ha evidenziato l’impegno incessante nel documentare e sensibilizzare sulle sfide ambientali. La mostra è un catalizzatore per il dialogo globale, un richiamo urgente all’azione e alla solidarietà. Branchereau ha sottolineato l’importanza di affrontare non solo gli aspetti ambientali, ma anche le implicazioni sociali ed economiche della crisi climatica. L’AFP, con la sua vasta rete di corrispondenti in tutto il mondo, è impegnata a mettere in luce le molteplici dimensioni di questa sfida esistenziale.

Non c’è più tempo

Le cifre raccontano una storia sconvolgente sulla migrazione climatica: milioni di persone costrette a fuggire dalle loro case a causa di disastri naturali exacerbati dal cambiamento climatico. Tuttavia, la comunità internazionale deve affrontare una realtà ancora più dura: la mancanza di protezione legale per i migranti climatici. In Italia e in Europa, i migranti ambientali non ricevono lo stesso riconoscimento e supporto dei rifugiati politici.

migrazione climatica mostra al Forte di Bard
This aerial image shows partially-submerged vehicles sitting stranded in floodwaters at a roundabout in the Thai ancient capital city of Ayutthaya, north of Bangkok, on October 16, 2011. Flood defences protecting the Thai capital held up on October 16, but the advancing waters that have swamped the inland still threaten to engulf Bangkok in a disaster that has claimed 300 lives. Thailand’s worst floods in decades have inundated huge swathes of the kingdom, swallowing homes and businesses, shutting down industry, and forcing tens of thousands of people to seek refuge in shelters. AFP PHOTO/Christophe ARCHAMBAULT – migrazione climatica mostra al Forte di Bard – fuorionline.com

La mostra non è solo un’esposizione temporanea, ma un catalizzatore per il cambiamento duraturo. Ornella Badery ha espresso la speranza che questa iniziativa possa alimentare un dialogo più ampio sulla crisi ambientale e spingere i leader mondiali verso azioni concrete e significative.

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la mostra “Non c’è più tempo” è un richiamo all’azione, un monumento visivo alla nostra responsabilità collettiva verso il pianeta e verso le generazioni future. Invita ognuno di noi a riflettere sulle nostre azioni quotidiane e sulle scelte che facciamo, poiché non possiamo più permetterci di ignorare l’urgenza del momento. La mostra è aperta al pubblico fino al 21 luglio 2024, offrendo a tutti l’opportunità di confrontarsi con la realtà della crisi climatica e di trovare ispirazione per un futuro più sostenibile.

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