Paesi più democratici al mondo: non c’è l’Italia. Ecco perchè

Tra i Paesi più democratici al mondo, l’Italia brilla per assenza. Il Bel Paese è stato spostato infatti nella classifica degli imperfetti.

Il recente report annuale del The Economist sullo stato della democrazia nel mondo offre uno sguardo approfondito e chiaro sulle dinamiche globali, evidenziando sia progressi che sfide significative. La classifica del 2022, basata sull’Indice di Democrazia Globale dell’EIU, rivela un’interessante evoluzione delle condizioni politiche internazionali.

Innanzitutto, l’Italia si posiziona al 34esimo posto, categorizzata tra le “democrazie imperfette“. Questa collocazione sottolinea l’importanza di analizzare le sfumature all’interno del panorama democratico, riconoscendo che nessun sistema è perfetto, ma alcuni presentano peculiarità che richiedono attenzione e miglioramenti.

I 5 criteri fondamentali dell’analisi

Il quadro globale, come indicato dall’Indice di Democrazia Globale, mostra una consolidazione del potere da parte di governanti autoritari. Nonostante ciò, l’ultima edizione del Democracy Index segnala una pausa nel lungo declino della democrazia globale, evidenziando un punto di svolta che merita ulteriori approfondimenti.

L’analisi si basa su cinque criteri fondamentali, ciascuno valutato con un punteggio massimo di dieci: processo elettorale e pluralismo

  • funzionamento del governo,
  • partecipazione politica
  • cultura politica democratica
  • libertà civili.

Questi parametri offrono una panoramica completa delle dinamiche democratiche in 167 paesi.

Un terzo del mondo ha un governo autoritario

Una delle tendenze significative è il fatto che quasi la metà della popolazione mondiale (45,3%) vive in una forma di democrazia, mentre oltre un terzo (36,9%) è sottoposto a un governo autoritario. Questo sottolinea la diversità delle forme di governo nel mondo e la necessità di una valutazione approfondita per comprendere appieno la complessità delle dinamiche politiche.

Il punteggio globale di 5,29 su dieci, con un modesto aumento di appena 0,01 rispetto all’anno precedente, suggerisce una stabilizzazione piuttosto che una netta inversione della tendenza recessiva iniziata nel 2016. Questo dato mette in luce la necessità di affrontare le sfide democratiche in modo proattivo, considerando che la stagnazione potrebbe facilmente trasformarsi in regressione senza interventi adeguati.

L’impatto della pandemia

Un aspetto cruciale analizzato nel report è l’impatto della pandemia sulla democrazia. Sebbene ci si aspettasse una ripresa nel 2022 con la revoca delle restrizioni legate alla salute pubblica, gli eventuali miglioramenti sono stati compensati da sviluppi negativi in varie regioni del mondo. Ad esempio, la Cina, che ospita quasi il 20% della popolazione mondiale, ha abbandonato la politica zero-covid solo a dicembre 2022, dopo aver attuato restrizioni severe per gran parte dell’anno. La reazione repressiva del governo alle proteste ha contribuito a far scendere il punteggio di democrazia della Cina a 1,94 su dieci, il più basso mai registrato dall’inizio dell’indice nel 2006.

La Russia, d’altra parte, ha registrato il più grande declino democratico a livello globale, scendendo di 22 posizioni al 146° posto. La volontà del presidente Vladimir Putin di riaffermare la Russia come potenza imperiale ha incontrato resistenze, ma è importante notare che circa due terzi delle persone nel mondo vivono in paesi i cui governi sono neutrali o filo-russi, sottolineando la complessità delle dinamiche geopolitiche.

Gli Stati Uniti, mentre mantengono un punteggio stabile a 7,85, affrontano una minaccia significativa rappresentata dalla polarizzazione. Tuttavia, l‘affluenza alle urne alle elezioni di medio termine e il rifiuto diffuso dei candidati che negano i risultati delle elezioni presidenziali del 2020 hanno contribuito a mantenere il punteggio del paese su una traiettoria relativamente stabile.

La Norvegia è la più democratica

Nel panorama globale, l’Europa occidentale emerge come una regione in cui la democrazia mostra segni di miglioramento. Con otto dei primi dieci paesi nella classifica globale, la regione ha visto un rimbalzo dei punteggi ai livelli pre-pandemia. La Norvegia mantiene la sua posizione di lunga data al vertice dell’indice, seguita da altri quattro paesi nordici.

Tuttavia, la Turchia, l’unico “regime ibrido” nella regione, ha registrato un marcato declino negli ultimi dieci anni, riflesso nell’andamento sempre più autocratico del presidente Recep Tayyip Erdogan. Le elezioni cruciali previste per quest’estate potrebbero delineare il futuro democratico del paese.

Il report del The Economist del 2022 offre un’analisi approfondita delle condizioni democratiche globali. Mentre emergono segni di stabilizzazione, la necessità di affrontare le sfide persistenti e promuovere il progresso democratico rimane fondamentale per garantire un futuro politico globale equo e sostenibile.

L’Italia non è tra i paesi più democratici al mondo

L’Italia si distingue nel processo elettorale e pluralismo con un notevole voto di 9,58, equiparabile a nazioni come Svezia, Svizzera, Paesi Bassi, Germania, Costa Rica, Regno Unito, Cile, Austria, Francia, Spagna e Corea del Sud, superando anche gli Stati Uniti con il loro 9,17. Tuttavia, emergono sfide quando si esamina la cultura politica (7,50), le libertà civili (7,35), la partecipazione politica (7,22), e il funzionamento del governo (6,79), che si posizionano al di sotto della media.

Il rapporto dedica una menzione speciale all’Italia, in particolare per le “recenti elezioni” che hanno portato partiti di destra al governo. L’analisi evidenzia che la presenza di partiti di destra come i Democratici svedesi o Fratelli d’Italia (FdI) non è necessariamente dannosa per la democrazia. In realtà, l’esclusione di tali partiti quando godono del sostegno di ampi settori dell’elettorato potrebbe essere considerata antidemocratica.

Sorgono però preoccupazioni legittime riguardo al potenziale minatorio dei partiti di estrema destra, che potrebbero minare la democrazia promuovendo l’intolleranza o sostenendo leggi illiberali o censurando i media.

Il governo più di destra dall’immediato dopoguerra

La coalizione di destra, guidata da FdI, ha ottenuto una comoda maggioranza parlamentare nelle elezioni politiche italiane alla fine di settembre 2022, consentendole di perseguire la sua specifica agenda. Con Giorgia Meloni, la prima presidente del Consiglio donna italiana, al timone, il governo è insediato a ottobre, rappresentando il governo più di destra dall’immediato dopoguerra. Inizialmente adottando una posizione moderata, motivata in parte dal desiderio di assorbire i fondi dell’Unione Europea disponibili, Meloni potrebbe spostarsi verso una posizione più dura sotto la pressione dei suoi partner di coalizione.

Il panorama politico italiano, quindi, riflette una complessità di valutazioni, con punti di forza nel processo elettorale, ma sfide evidenti in altri aspetti cruciali della democrazia. La situazione politica attuale, caratterizzata da una presenza significativa di partiti di destra, solleva dibattiti sulle implicazioni democratiche e sulle potenziali direzioni future del paese.

Democrazie a pieno titolo e imperfette

La panoramica del Democracy Index 2022 riflette un quadro di inerzia e stagnazione, con solo cinque cambiamenti categoriali nei regimi, di cui tre positivi e due negativi. Tra le novità più significative, il Cile, la Francia e la Spagna rientrano nella categoria delle “full democracies”, ossia democrazie a pieno titolo. Questo ritorno è principalmente attribuibile a una retromarcia da parte dei governi sulle restrizioni adottate durante la pandemia, che avevano violato le libertà dei cittadini nel periodo 2020-2021.

Dall’altra parte, Papua Nuova Guinea e Perù sono stati declassati, trasitando dalla classificazione di “democrazia imperfetta” a quella di “regime ibrido”. Questo evidenzia una complessità di dinamiche politiche e di governo che hanno influenzato la classificazione dei paesi nel Democracy Index.

Questi cambiamenti si traducono in un adeguamento delle categorie di regime: il numero di “democrazie a pieno titolo” passa da 21 nel 2021 a 24 nel 2022, mentre il numero delle “democrazie imperfette” scende da 53 a 48. Al contempo, i “regimi ibridi” aumentano da 34 a 36. Il numero di “regimi autoritari” rimane costante a 59. La classifica del 2022 sottolinea come la situazione politica in diversi paesi abbia subito cambiamenti notevoli, riflettendo la complessità delle sfide democratiche e delle dinamiche globali.

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La classifica dei Paesi più democratici nel 2022:

  • Norvegia;
  • Nuova Zelanda;
  • Islanda;
  • Svezia;
  • Finlandia;
  • Danimarca;
  • Svizzera;
  • Irlanda;
  • Paesi Bassi;
  • Taiwan;
  • Uruguay;
  • Canada;
  • Lussemburgo;
  • Germania;
  • Australia;
  • Giappone;
  • Costa Rica;
  • Regno Unito;
  • Cile;
  • Austria;
  • Mauritious;
  • Francia;
  • Spagna;
  • Corea del Sud.

La classifica dei Paesi con le democrazie imperfette:

  • Repubblica Ceca;
  • Grecia;
  • Estonia;
  • Portogallo;
  • Israele;
  • Stati Uniti d’America;
  • Slovenia;
  • Botsawana;
  • Malta;
  • Italia;
  • Capo Verde;
  • Belgio;
  • Cipro;
  • Latvia;
  • Lituania;
  • Malesia;
  • Repubblica di Trinidad e Tobago;
  • Jamaica;
  • Slovacchia.

L’Italia si trova al 34esimo posto di questa classifica, tra le “democrazie imperfette”.

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