Robert Capa e la “valigia messicana” scoperta 59 anni dopo. Il celebre fotografo in una mostra

Una mostra su Robert Capa a Torino, presso CAMERA in Via delle Rosine, 18 fino al 2 giugno 2024

Robert Capa è stato uno dei fotografi di guerra più famosi e influenti del XX secolo. Nato con il nome di Endre Friedmann l’11 ottobre 1913 a Budapest, in Ungheria, Capa divenne noto per il suo lavoro documentario durante la guerra civile spagnola e la Seconda guerra mondiale.

Capa è stato testimone di molti degli eventi più significativi del suo tempo, compresi lo sbarco in Normandia il 6 giugno 1944 (noto come D-Day) e la liberazione di Parigi nel 1944. La sua fotografia più famosa, “The Falling Soldier” (“Il soldato che cade” o “il miliziano colpito a morte”), scattata durante la guerra civile spagnola nel 1936, è diventata un’icona dell’orrore della guerra.

Quali sono le influenze principali che hanno modellato lo stile fotografico di Capa?

Il lavoro di Robert Capa si distingue per uno stile fotografico diretto, coinvolgente e immediato, spesso definito come “fotogiornalismo di azione”. Capa era noto per avvicinarsi molto ai suoi soggetti, catturando immagini che trasmettevano una sensazione di vicinanza e coinvolgimento emotivo. La sua abilità nel catturare momenti decisivi e la sua audacia nel posizionarsi in prima linea durante i conflitti gli hanno permesso di creare immagini iconiche che narrano storie di guerra con un’intensità e una potenza emotiva straordinarie.

Capa era anche un maestro nell’utilizzo della luce e della composizione per creare immagini potenti e suggestive. La sua fotografia spesso trasmetteva un senso di movimento e drammaticità, catturando l’essenza dell’azione e dell’emozione umana nei momenti di crisi e conflitto.

Inoltre, Capa era un fotografo molto versatile, in grado di adattarsi a una vasta gamma di situazioni e soggetti, che spaziavano dalla guerra al reportage di viaggio, dalla fotografia di moda alla fotografia di ritratto. Indipendentemente dal tema, il suo stile rimaneva distintivo per la sua immediatezza, la sua autenticità e la sua capacità di raccontare storie attraverso le immagini.

Co-fondatore della Magnum Photos

Oltre al suo lavoro fotografico, Capa è stato coinvolto nell’ambito del giornalismo di guerra e ha anche contribuito a fondare l’agenzia fotografica Magnum Photos nel 1947 insieme ad altri importanti fotografi come Henri Cartier-Bresson e David Seymour.

Purtroppo, Capa è morto prematuramente il 25 maggio 1954 in seguito a un incidente con una mina terrestre durante la guerra d’Indocina, mentre documentava il conflitto per la rivista Life. Nonostante la sua vita sia stata breve, il suo lavoro ha lasciato un’impronta indelebile nella storia della fotografia e nel modo in cui percepiamo la guerra.

Che obiettivo usava Robert Capa?

Robert Capa era noto per utilizzare una varietà di fotocamere e obiettivi durante la sua carriera. Durante la maggior parte del suo lavoro documentario, specialmente durante la guerra, preferiva utilizzare fotocamere leggere e compatte per consentire una maggiore mobilità e flessibilità sul campo.

Uno degli obiettivi che Capa usava frequentemente era il 50mm f/3.5 Tessar montato su una fotocamera Leica. Questo obiettivo offriva una messa a fuoco nitida e una qualità dell’immagine eccellente, ed era molto popolare tra i fotografi documentaristi dell’epoca.

Tuttavia, è importante notare che Capa era noto anche per adattarsi alle circostanze e utilizzare ciò che era disponibile. Durante la Seconda Guerra Mondiale, ad esempio, spesso utilizzava fotocamere Contax e Rolleiflex, che offrivano una qualità dell’immagine eccellente e erano abbastanza affidabili per essere usate nei teatri di guerra.

Robert Capa era noto per utilizzare la Rolleiflex 2.8F, una fotocamera reflex a medio formato, per molte delle sue fotografie più celebri. Questa fotocamera offriva un formato di immagine più grande rispetto alle fotocamere 35mm, consentendo una maggiore risoluzione e dettaglio nelle sue immagini. La Rolleiflex 2.8F era rinomata per la sua qualità ottica e la sua facilità d’uso, e Capa l’ha utilizzata con grande successo nel suo lavoro di reportage di guerra e documentaristico.

Robert Capa e Gerda Taro, uniti nell’amore e nello stesso destino

La moglie di Robert Capa era Gerda Taro, anch’essa fotografa. Gerda Taro, nata Gerta Pohorylle il 1º agosto 1910 a Stoccarda, in Germania, è stata una fotografa documentarista di origine tedesca ed ebrea. Lei e Capa si conobbero a Parigi nel 1934 e iniziarono una relazione romantica e professionale. Insieme, lavorarono come fotogiornalisti durante la guerra civile spagnola, documentando gli orrori del conflitto.

Robert Capa e Gerda Taro
Robert Capa e Gerda Taro – valigia messicana- Credit: Ig@robert_capa_fanpage- fuorionline.com

Taro, fotografa talentuosa ha contribuito significativamente come Capa al lavoro fotografico durante la guerra civile spagnola. Ha adottato il nome d’arte “Gerda Taro” per proteggere la sua famiglia dall’antisemitismo crescente in Europa. Purtroppo, la sua vita è stata tragica ed è morta a 27 anni in un incidente durante la ritirata repubblicana nella battaglia di Brunete, Spagna, il 26 luglio 1937.

Dove è sepolta Gerda Taro?

Gerda Taro è stata sepolta il 1° agosto 1937, il giorno in cui avrebbe compiuto 27 anni, nel Cimitero del Père-Lachaise a Parigi. Il funerale e la sua tomba, adornata da due sculture di Alberto Giacometti, sono stati finanziati dal Partito Comunista Francese in omaggio alla sua memoria come martire antifascista. La sua tomba è diventata un simbolo dell’impegno antifascista e del contributo di Taro alla documentazione visiva delle ingiustizie e delle atrocità della guerra civile spagnola.

La mostra a Torino

La mostra “Robert Capa e Gerda Taro: la fotografia, l’amore, la guerra” offre uno sguardo profondo su uno dei momenti più significativi della storia della fotografia del XX secolo, esplorando il rapporto professionale e personale tra i fotografi Robert Capa e Gerda Taro, interrotto tragicamente dalla morte di Taro in Spagna nel 1937.

Curata da Walter Guadagnini e Monica Poggi, la mostra presenta circa 120 fotografie che raccontano l’intensa stagione di fotografia, guerra e amore vissuta da questi due straordinari artisti. Le immagini esposte sono accompagnate dalla riproduzione di alcuni provini della celebre “valigia messicana”, una collezione di 4.500 negativi scattati in Spagna da Capa, Taro e il loro amico David Seymour, conosciuto come “Chim”.

Dopo la guerra, Capa lasciò la valigia in un appartamento a Parigi nel 1939, poco prima di fuggire in America per sfuggire all’occupazione nazista. La valigia fu lasciata in custodia a un amico, il fotografo e regista messicano Ben Tarver. Tuttavia, dopo la guerra, Capa non fu in grado di recuperare immediatamente la sua valigia a causa di impegni e spostamenti continui. Nel frattempo, l’appartamento parigino in cui si trovava la valigia fu abbandonato e dimenticato.

È solo nel 1995 che la valigia viene “ritrovata” da Tarver, ormai molto anziano, nella sua casa a Città del Messico. Dopo questo ritrovamento, la valigia fu acquisita dal Centro Internazionale di Fotografia (ICP) di New York. uttavia, c’era una complicazione: i negativi all’interno della valigia erano stati danneggiati dall’umidità e dalla muffa. Grazie agli sforzi degli archivisti e dei tecnici del ICP, è stato possibile restaurare molti dei negativi e preservarli per le generazioni future.

LEGGI ANCHE ——————————————————————————>Brassaï, una mostra a Milano. I 4 temi ricorrenti nelle foto dell’”Occhio di Parigi”

Il ritrovamento della “valigia messicana” ha permesso di attribuire correttamente molte fotografie di Capa, Taro e Chim, che prima erano rimaste senza autore conosciuto. Questa scoperta ha aggiunto un importante capitolo alla storia della fotografia documentaristica del XX secolo e ha permesso di preservare un patrimonio fotografico di inestimabile valore storico e artistico.

Condividi su

Lascia un commento