Thyssenkrupp, cosa è successo nel 2007 a Torino? Il ricordo di una tragedia inaccettabile. Come è andata a finire

La ThyssenKrupp AG, colosso industriale tedesco, rappresenta un pilastro nella lavorazione dell’acciaio. Fondata nel 1999 dalla fusione di Friedrich Krupp AG Hoesch-Krupp con Thyssen AG, la società ha sede a Essen e Duisburg e si posiziona come una delle principali protagoniste nel panorama industriale globale.

Questa unione non solo ha consolidato il patrimonio industriale tedesco, ma ha anche creato un gigante che continua a plasmare il settore dell’acciaio a livello mondiale. L’eredità di eccellenza tecnologica e innovazione ha posizionato la ThyssenKrupp come un punto di riferimento nel panorama industriale.

Gigante industriale

L ‘influenza della Thyssenkrupp si estende ben oltre i confini tedeschi, toccando il cuore di numerosi mercati internazionali, come quello italiano. Questa presenza globale non solo consolida la posizione della società come leader, ma riflette anche l’ampia portata della sua influenza.

Il colosso tedesco ha dimostrato la sua forza finanziaria e la solidità della sua gestione, guadagnandosi il 724° posto nella classifica Forbes Global 2000. Questa posizione privilegiata sottolinea il ruolo di primo piano della società tra le realtà economiche più rilevanti a livello mondiale. Con un valore di mercato di circa 17,3 miliardi di dollari USA a metà del 2018, la ThyssenKrupp AG si conferma come uno dei giganti industriali più potenti e influenti. Anche se negli ultimi anni ha perso un pò di smalto e ora si sta preparando ad un risanamento.

Cosa è successo nel 2007 alla Thyssenkrupp di Torino?

Il 6 dicembre 2007, l’oscura notte sulla linea 5 dell’acciaieria Thyssen a Torino si trasformò in una tragedia che ancora oggi brucia nella memoria non solo di coloro che hanno perso i propri cari. Sette operai vennero colpiti da una fuoriuscita di olio bollente che trasformò la fabbrica in un inferno di fuoco. Alle 4 del mattino, il primo operaio, Antonio Schiavone, perse la vita, seguito nei giorni successivi da Giuseppe Demasi, Angelo Laurino, Roberto Scola, Rosario Rodinò, Rocco Marzo, che era a pochi giorni dalla pensione e Bruno Santino.

I sindacati denunciarono immediatamente le gravi mancanze nelle misure di sicurezza dello stabilimento: estintori scarichi, telefoni isolati, idranti malfunzionanti, mancanza di personale specializzato e turni massacranti. L’unico testimone oculare superstite, Antonio Boccuzzi, porta avanti la memoria diretta di quei momenti terrificanti.

L’estenuante processo

Qualche anno fa la Suprema Corte di Cassazione ha concluso definitivamente il procedimento relativo all’incendio avvenuto nella notte tra il 5 e il 6 dicembre 2007 nell’acciaieria di ThyssenKrupp a Torino. Furono accusati penalmente l’amministratore delegato e cinque dirigenti della società proprietaria per la morte dei sette operai

Dopo un annullamento parziale della sentenza, il caso passò alla Corte d’Assise d’Appello di Torino, che doveva rideterminare le pene. Tuttavia, a seguito di nuove impugnazioni da parte delle difese, il fascicolo ritornò alla Corte di Cassazione. Per comprendere il percorso argomentativo della Suprema Corte, è necessario esaminare le fasi principali della vicenda processuale:

  • Il 15 aprile 2011, la Corte di Assise di Torino condannava l’amministratore delegato per omicidio volontario e incendio doloso. Altri cinque dirigenti furono ritenuti responsabili di omicidio colposo e incendio colposo. Le pene variarono da 10 a 16 anni di reclusione.
  • Nel febbraio 2013, la Corte di Appello di Torino ridusse le pene, modificando la qualificazione dei reati. La Corte di Cassazione, a Sezioni Unite, annullò parzialmente questa decisione nel 2014. La Corte di Cassazione, nelle sue Sezioni Unite, ha ritenuto che l’omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro non avesse una relazione causale sufficiente con l’evento dell’incendio. Ciò ha portato a ridiscutere la qualificazione legale dei reati e a trasmettere il caso a un’altra sezione della Corte d’Assise di Appello di Torino.
  • Nel rinvio, i giudici hanno confermato le pene originariamente inflitte dalla Corte d’Appello di Torino per omicidio colposo, applicando incrementi per il concorso formale con il reato di incendio colposo e il concorso materiale con il reato di omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro.
  • L’impugnazione successiva degli imputati riguardava la mancata riduzione della pena per omicidio colposo, considerando irrilevante la mancata predisposizione dell’impianto antincendio ai fini dell’impedimento dell’evento. Tuttavia, la Corte di Cassazione ha respinto queste obiezioni, sottolineando la differenza strutturale tra il reato di omissione dolosa di cautele e l’omicidio colposo.
  • La sentenza finale ha rigettato le doglianze degli imputati e ha sostenuto la decisione di non diminuire le pene per omicidio colposo. La Corte ha argomentato che l’esclusione della relazione causale tra l’omissione dolosa di cautele e l’evento disastroso non influisce sulla determinazione della pena per il reato di omicidio colposo.

L’arresto (ma solo per la nottte) di Harald Espenhahn

Il percorso processuale in Italia si concluse in sostanza nel maggio del 2016 coinvolgendo diverse figure chiave della multinazionale. Tuttavia l’ex amministratore delegato della ThyssenKrupp, Harald Espenhahn, è stato arrestato il 10 agosto 2023 e condannato a 5 anni di carcere in Germania: l’accusa è omicidio colposo La sentenza finale, che ha condannato Espenhahn per omicidio e incendio colposi, venne confermata dal tribunale di Hamm nel febbraio 2020, ma l’arresto è stato effettuato solo l’anno scorso dopo vari tentativi di evitare la detenzione attraverso ricorsi e reclami alle istanze tedesche.

Nonostante l’arresto, l’esito è considerato una vittoria amara poiché Espenhahn potrebbe essere sottoposto a un regime di semilibertà, consentendogli di lavorare durante il giorno e trascorrere le notti in carcere. La situazione solleva polemiche riguardo alla possibilità che il manager possa continuare la sua vita lavorativa, nonostante la sua responsabilità nella tragedia, e evidenzia la complessità e la durata dei procedimenti legali.

ThyssenKrupp cosa è successo a Torino
ThyssenKrupp cosa è successo a Torino – fuorionline.com

Il ricordo della tragedia

Il ricordo della tragedia della ThyssenKrupp, continua a bruciare come una ferita aperta per la città di Torino. Il 6 dicembre 2023 si è svolta la cerimonia per questo triste anniversario, tenutasi al cimitero Monumentale con la partecipazione commossa dei familiari delle vittime. Un grido di dolore emerge dalle loro parole, riflettendo sulla vita interrotta dei loro cari e sull’assenza di giustizia che persiste. Rosina Platì, la madre di Giuseppe Demasi, come si legge su Repubblica esprime il suo dolore definendo la morte sul lavoro una terribile piaga, una cosa inaccettabile. La sorella di Rosario Rodinò, Laura, sottolinea l’inequità della bilancia della giustizia e chiede spiegazioni sul perché gli “assassini” non sono in galera.

Alla cerimonia ha partecipato anche l’associazione Il Mondo che Vorrei, nata dopo la strage di Viareggio, che sottolinea il fatto che il dolore delle famiglie non va in prescrizione. Il ricordo della ThyssenKrupp rimane un monito potente che richiama la necessità di una maggiore sicurezza sul lavoro e di un sistema giudiziario in grado di garantire giustizia per le vittime e le loro famiglie. La città di Torino continua a lottare per trasformare questa tragica pagina della sua storia in un impegno duraturo per un ambiente lavorativo sicuro e giusto per tutti.

Le ombre delle normative inapplicate


Giorgio Sbordoni, scrivendo su Collettiva, riflette sul fatto che, nonostante la tragedia della Thyssen abbia fatto suonare la sveglia, molte parti del corpo normativo introdotto sono rimaste lettera morta. La mancanza di ispettori, insufficienti e sottopagati, contribuisce a lasciare scoperti troppi lavoratori, esposti a rischi insostenibili. La mancanza di attenzione da parte di alcuni imprenditori al rispetto delle norme sulla salute e sulla sicurezza dei dipendenti è una ferita ancora aperta.


Sbordoni inolttre descrive con amarezza la ferita assurda dei morti sul lavoro, una tragedia che si ripete giornalmente. Dagli appalti che lasciano soli gli ultimi anelli delle catene, ai cantieri edili, alle linee di produzione, fino agli incidenti tragici come quello della Thyssen e tanti altri anche recentissimi.

A 17 anni di distanza dalla tragedia di Thyssen, il richiamo a un maggiore impegno per garantire la sicurezza sul luogo di lavoro rimane pressante. La memoria di quei giorni bui e delle vite perdute non deve svanire, ma deve continuare a guidare la nostra determinazione per un ambiente lavorativo più sicuro e protetto.

Il sindacato tedesco contro la Thyssenkrupp

Intanto in questi giorni il sindacato tedesco IG Metall ha lanciato un avvertimento a Thyssenkrupp riguardo alla ristrutturazione e alla vendita della sua divisione acciaio, definendo “inaccettabile” che l’unità stia elaborando autonomamente un piano di risanamento. La dichiarazione è giunta da Knut Giesler, capo del sindacato nella Renania Settentrionale-Vestfalia, uno degli stati dell’ azienda. il giorno successivo alle affermazioni del presidente dell’unità siderurgica, il quale ha proprio fatto sapere che un piano di risanamento sarà presentato ad aprile.

Giesler ha sottolineato che non è accettabile scaricare interamente la responsabilità del problema sul consiglio di amministrazione e sulla cogestione del settore dell’acciaio. Ha ribadito la richiesta del sindacato che il settore dell’acciaio diventi indipendente, ma ha condizionato questa prospettiva all’istanza che Thyssenkrupp crei le giuste condizioni quadro. Queste condizioni dovrebbero derivare dagli sforzi della casa madre per garantire un accordo con l’investitore ceco Daniel Kretinsky, che potrebbe diventare co-proprietario al 50% della divisione acciaio, un accordo che potrebbe richiedere sacrifici finanziari.

Preoccupazione sul futuro del settore

Giesler ha enfatizzato l’importanza di sviluppare un concetto industriale solido dal punto di vista strutturale e finanziario, considerando le passività pensionistiche di Thyssenkrupp Steel pari a circa 3 miliardi di euro. Ha esortato a porre fine al continuo andirivieni nelle trattative e ha coinvolto anche i politici, sottolineando la necessità che partecipino attivamente alla ricerca di soluzioni per affrontare queste sfide di vasta portata.

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La posizione del sindacato riflette la preoccupazione per il futuro occupazionale e la stabilità del settore, sottolineando la necessità di una strategia industriale robusta che possa garantire il successo sia dal punto di vista strutturale che finanziario.

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