Ugo Mulas, i 4 tratti distintivi del fotografo delle “Verifiche”

Ugo Mulas è considerato uno dei fotografi più influenti del XX secolo in Italia e nel panorama internazionale.

Documentaristico, dinamico, energetico e minimalista, con un occhio attento per catturare la vita e l’essenza dell’arte e della cultura. Sono questi i segni distintivi di Ugo Mulas, icona dell’arte e della fotografia italiana. Le sue opere sono esposte in questi giorni a Torino fino al 14 aprile presso Camera, Centro Italiano per la Fotografia in via delle Rosine, 18.

Ugo Mulas nasce nel cuore del paesaggio bresciano, a Pozzolengo, il 28 agosto 1928. Dopo un percorso classico al liceo, nel 1948 si trasferisce a Milano per perseguire gli studi in giurisprudenza, ma ben presto il richiamo dell’arte lo conduce verso nuove strade.

Il bar Jamaica

Negli anni ’50, Ugo Mulas, frequentando il bar Jamaica, punto d’incontro di intellettuali e artisti, inizia a coltivare la sua passione per l’arte e la fotografia. Le strade e i vicoli della Milano del dopoguerra diventano i primi soggetti delle sue fotografie, catturando l’anima di una città in trasformazione.

Il suo debutto ufficiale come fotografo avviene nel 1954 alla Biennale di Venezia, dove intraprende un viaggio affascinante nel mondo dell’arte, ritraendo non solo opere d’arte, ma anche gli individui che le animano. Questo segna l’inizio di una lunga e feconda relazione con l’arte, che lo porterà ad esplorare i confini della fotografia come medium artistico.

Scatti teatrali

Nel 1954, prprio durante la Biennale veneziana, Ugo Mulas compie il suo primo reportage ufficiale, aprendo le porte a una carriera che si distinguerà per la sua relazione privilegiata con l’arte. Nonostante i successi nel campo della moda, della pubblicità e del teatro, Mulas non trascura mai il mondo artistico, cui è profondamente legato. Il suo interesse si concentra non solo sugli oggetti d’arte, ma soprattutto sulle persone, sul senso dell’evento e sull’atmosfera unica che permea gli spazi espositivi.

Mulas si distingue per la capacità di catturare non solo gli oggetti esposti, ma anche i personaggi e le quinte, trasformando le sue fotografie in veri e propri scatti teatrali, dove gli attori sono gli stessi artisti e il palcoscenico è l’ambiente della mostra.

L’amore per Ninì

Nel 1955, le fotografie scattate al bar Jamaica tra il 1953 e il 1954 vengono pubblicate nel settimanale “Tutti”, aprendo la strada a una collaborazione stabile con la rivista “Settimo Giorno”. Questo successo segna l’apertura del suo primo studio fotografico a Milano, dove Mulas instaura un rapporto privilegiato con il laboratorio e la camera oscura, curando personalmente la stampa delle sue opere.

Nel 1958, il fotografo conosce e sposa Antonia Bongiorno, conosciuta affettuosamente come “Nini”. La loro unione non solo si rivelerà essere una partnership nella vita personale, ma anche un’associazione proficua nel campo professionale e artistico. Insieme, dirigono uno studio fotografico professionale che diventa un punto di riferimento per una nuova generazione di fotografi, consolidando ulteriormente l’influenza e il contributo di Mulas nel mondo della fotografia.

Negli anni successivi, Mulas si distingue per la sua versatilità, collaborando con il mondo dell’industria, della moda e della pubblicità. Tuttavia, è nella sua ricerca di un “certo sguardo” sulla fotografia che emerge la sua vera vocazione. Attraverso reportage sulla scena artistica a Mosca e a New York, Mulas si pone come un osservatore acuto e sensibile, catturando l’essenza stessa dell’arte e delle persone che la creano.

La sua collaborazione con artisti come Arnaldo Pomodoro, Saul Steinberg e Alexander Calder segna un punto di svolta nella sua carriera, portando alla creazione di opere iconiche che trasmettono la vitalità e la creatività dell’arte contemporanea.

Cosa sono le Verifiche di Mulas

Ma Mulas non è solo un fotografo; è anche un pensatore critico che riflette profondamente sul significato e sul ruolo della fotografia nell’arte e nella società. Le sue “Verifiche”, opere autocritiche e autobiografiche, rappresentano il culmine di questa ricerca, offrendo uno sguardo intimo e profondo sulla sua opera e sulla sua visione del mondo.

Le “Verifiche” di Ugo Mulas sono una serie di fotografie che rappresentano una parte significativa del suo lavoro. Questa serie consiste in ritratti di artisti contemporanei e di opere d’arte, catturati mentre lavorano nelle loro opere o durante esposizioni e eventi artistici. Mulas iniziò le “Verifiche” negli anni ’50 e continuò fino alla sua morte nel 1973. Questa serie è stata una delle sue più importanti e influenti creazioni, e ha contribuito a definire il suo stile distintivo nel campo della fotografia d’arte.

Le “Verifiche” sono caratterizzate da uno sguardo documentaristico e intimista. Mulas era particolarmente abile nel catturare non solo l’opera d’arte in sé, ma anche il processo creativo dell’artista, insieme alla sua personalità e alla sua relazione con l’opera che stava creando. Queste fotografie offrono uno sguardo unico sul mondo dell’arte e sulla mente degli artisti, e sono diventate un’importante risorsa per la comprensione e la documentazione della scena artistica contemporanea del tempo.

Lo stile in 4 punti

Lo stile di Mulas era distintivo per diversi motivi:

  • Documentarismo: Mulas era noto per la sua capacità di catturare momenti spontanei e autentici. Le sue fotografie di artisti, mostre d’arte e eventi culturali spesso trasmettevano un senso di verità e realtà, permettendo agli spettatori di sentirsi coinvolti nell’ambiente artistico.
  • Composizione dinamica: Mulas era abile nel comporre le sue immagini in modo dinamico, giocando con l’angolazione, la prospettiva e la luce per creare composizioni visivamente interessanti e coinvolgenti.
  • Studio del movimento: Molte delle sue fotografie catturavano l’energia e il movimento degli artisti mentre lavoravano o interagivano con le loro opere. Questo contribuiva a dare vita alle sue immagini, conferendo loro un senso di vitalità e spontaneità.
  • Minimalismo: Nonostante la complessità dei soggetti che fotografava, Mulas spesso adottava un approccio minimalista nella sua composizione, concentrandosi sull’essenziale e eliminando elementi superflui per mettere in risalto la purezza e la forza del soggetto principale.

“Ugo Mulas / I graffiti di Saul Steinberg a Milano”

A Torino è in mostra “Ugo Mulas / I graffiti di Saul Steinberg a Milano.” La collaborazione tra Ugo Mulas e Saul Steinberg nel 1961 ha prodotto un risultato straordinario che continua a influenzare e ispirare gli amanti dell’arte fino ai giorni nostri.

Ugo Mulas
Ugo Mulas Verifiche Credit: Ig@ugo_mulas – fuorioniline.com

Saul Steinberg, celebre per la sua arte satirica e il suo stile distintivo, realizzò una decorazione a graffito nell’atrio della Palazzina Mayer a Milano. Questo lavoro, che rappresentava un labirinto ispirato alla Galleria Vittorio Emanuele II di Milano, era un’esplorazione visiva e concettuale della città e dei suoi labirinti urbani.

Per immortalare quest’opera, Steinberg chiese a Ugo Mulas, all’epoca giovane fotografo, di documentare l’opera nella sua interezza e nei dettagli. Inoltre, Steinberg fornì a Mulas un breve testo che spiegava l’iconografia e il significato del suo lavoro, offrendo così una guida interpretativa per comprendere meglio l’opera.

Le fotografie di Mulas non solo registrarono l’opera di Steinberg, ma riuscirono anche a catturare la sua profondità concettuale e la sua vivacità artistica. Grazie a queste immagini, oggi possiamo apprezzare l’opera di Steinberg non solo come un pezzo di decorazione, ma come un’opera d’arte complessa e significativa che riflette sulla natura della città e dell’esperienza umana.

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Nonostante la Palazzina Mayer sia stata ristrutturata nel 1997 e i graffiti distrutti, le fotografie di Mulas rimangono l’unico testimone tangibile di questo straordinario lavoro. Grazie al loro lavoro collaborativo, Mulas e Steinberg hanno creato un documento prezioso che ci permette di apprezzare e comprendere l’arte di entrambi gli artisti in tutta la sua profondità e complessità.

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