Rapporto tra uomo e natura, cosa dice Schiller? Qualcosa che è legato al nostro senso morale

Uomo e natura, Schiller, poeta e filosofo, esplora il modo in cui l’uomo moderno si allontana dalla natura, con una sorta di nostalgia per un tempo in cui la connessione era più forte. La perdita di questa connessione può portare a un senso di insoddisfazione morale e a un desiderio di ritrovare la semplicità e la purezza della natura.

Friedrich Schiller ha scritto che ci sono momenti nella vita in cui proviamo un affetto speciale e un rispetto profondo per la natura: nelle piante, negli animali, nei paesaggi e nei bambini e persino nelle tradizioni antiche. E non perché ci piacciano o soddisfino i nostri sensi, anzi, a volte possono sembrarci anche estranei o poco interessanti. Ma li amiamo perché sono parte della natura.

Quando siamo fuori casa, in campagna, in un bosco o ci troviamo di fronte a cose antiche, per esempio un monumento, una casa, degli oggetti che provengono da un lontano passato, sentiamo questo interesse speciale. Tutto questo ci porta proprio ad amare i fiori, gli animali, i giardini e i paesaggi. Ma c’è una cosa che il filosofo settecentesco sottolinea: questo interesse è genuino solo se non è finto e non c’è un motivo nascosto.

Uomo e natura, un interesse che si verifica solo in due modi

L’ interesse dell’uomo per la natura, come evidenzia Friedrich Schiller, si verifica solo in due situazioni:

  • Prima di tutto, l’oggetto del nostro interesse deve essere davvero naturale, o almeno percepito da noi come tale.
  • In secondo luogo, deve essere semplice e non frutto di arte (dalla finzione, adornato per apparire ancora più naturale). La natura infatti diventa “ingenua” quando è semplice e non è stata trasformata dall’arte.

Questo amore per la natura non è solo una questione di apparenza o bellezza, ma ha a che fare con il nostro senso morale. È legato infatti a un’idea che ci fa sentire la vita spontanea, l’esistenza secondo leggi proprie e immutabili. Ciò che amiamo non è solo l’aspetto di fiori o animali, ma l’idea che rappresentano: la vita creativa, l’esistenza per se stessi, e l’armonia con se stessi. Questo amore per la natura è come un ricordo della nostra infanzia, che è sempre preziosa per noi.

Ciò che vediamo nella natura ci riempie di emozioni, sia di tristezza per ciò che abbiamo perso, sia di gioia per l’ideale di perfezione che vediamo in essa. Inoltre, riconosciamo che la perfezione della natura non è merito suo, ma ci mostra ciò che noi potremmo diventare. Ciò che la natura ha e noi no, ci indica una strada verso la quale possiamo tendere e sperare di avvicinarci progressivamente. E’ una speranza. Amiamo la natura non solo per il suo aspetto esteriore, ma per l’idea che rappresenta.

Tra arte e natura: l’ingenuità attraverso gli occhi dei bambini

Friedrich Schiller nel suo Sulla poesia ingenua e sentimentale ha detto che questo amore per la natura si manifesta soprattutto quando ci rendiamo conto di questa nostra relazione con essa e quando ci sforziamo di migliorare noi stessi attraverso la ragione e la libertà. Il bambino è come un modello ideale per noi, anche se non è perfetto. Non ci commuoviamo pensando alla sua debolezza, ma alla sua forza pura e libera, alla sua integrità e alla sua infinità.

Per chi ha un buon senso morale, il bambino diventa qualcosa di sacro, e annulla qualsiasi grandezza basata solo sull’esperienza. Ed ecco che il nostro giudizio razionale e quello intellettuale entrano in contrasto, creando un sentimento misto. Cosa vuol dire? Che iniziamo a ridere della semplicità infantile, ma quando scopriamo che questa semplicità è dovuta a una forza interiore e non a una mancanza di intelligenza, il nostro sorriso si trasforma in ammirazione (da puerile diventa infantile).

Ci sentiamo addirittura un po’ tristi perché non riusciamo a essere così puri e sinceri come loro. Questo strano mix di gioia, rispetto e tristezza si chiama per l’appunto “ingenuità”. E l’ingenuità può apparire come già accennato, quando la Natura vince sull’Arte, quando ci sorprendiamo senza aspettarcelo (la sorpresa). È un sentimento speciale che può essere divertente se è sorprendente o commovente se è intrinseco alla personalità. L’ingenuità può emergere nei bambini quando la loro naturalezza contrasta con la nostra artificialità.

La sincera necessità dell’ingenuità morale

L’ingenuità è come un ritorno all’innocenza che non ci aspettiamo. Tuttavia, affinché sia davvero ingenua, la natura deve avere la meglio sull’arte, non solo fisicamente, ma anche moralmente. Se l’affetto supera le convenzioni sociali e il falso decoro, lo chiamiamo “ingenuo”. Ma è importante che la vittoria dell’affetto sulla falsità avvenga per una sincera necessità interna, non solo perché l’arte è inadeguata. Solo quando la natura trionfa per la sua forma morale, non solo per la sua forza cieca, possiamo davvero apprezzare l’ingenuità.

Immagina che in certi momenti ci siano persone che agiscono e pensano senza trucco, senza nascondere nulla. Questo accade quando le persone seguono i loro sentimenti senza pensarci troppo. Ciò che le spinge a fare così è un affetto sincero e una mancanza di riflessione, cioè non stanno cercando di sembrare diversi da quello che sono. Se qualcuno, per esempio, racconta al suo bambino di un uomo bisognoso e il bambino va a dargli i soldi del portafoglio di suo padre, è un gesto sincero e spontaneo.

Questo agire senza riflettere può sembrare strano agli occhi del mondo, ma in un mondo ideale, dove le persone seguono solo la loro natura buona, sarebbe considerato un gesto giusto. Tuttavia, questa sincerità può anche creare un po’ di confusione quando le persone si rendono conto che agiscono in modo diverso dalla norma. Alcuni potrebbero ridere di loro, ma altri, invece, li rispettano perché agiscono seguendo la loro natura sincera.

L’ingenuità come forza guida nel mondo del genio

L’ingenuità, in sostanza, è quando le persone seguono il loro cuore senza pensare troppo a come appaiono agli altri. Può succedere soprattutto come già detto nei bambini o in persone che hanno un’anima un po’ ingenua, come se vivessero in un mondo da favola, anche quando sono in un ambiente più complicato come quello di una corte del re. In ogni caso, l’ingenuità è qualcosa di buono, perché dimostra che le persone agiscono in modo sincero e senza secondi fini. Anche se a volte può sembrare strana agli occhi degli adulti, in realtà è un modo speciale di vedere il mondo, un po’ come se vivessero in una storia incantata.

Potremmo immaginare un mondo in cui la natura, rappresentata dall’arte, e il cuore, che simboleggia il cervello, si sfidano. In questo mondo, un vero genio deve essere “ingenuo”, cioè deve seguire la sua natura sincera e istintiva senza farsi influenzare da regole o trucchi. Il genio è come un supereroe nel campo dell‘intelligenza e dell’estetica, ma questa “ingenuità” è la sua vera forza. Il genio, diversamente dalle persone comuni, non ha bisogno di regole o correttivi morali perché è guidato solo dalla natura e dall’istinto.

Uomo e natura Schiller
Uomo e natura Schiller – fuorionline.com

La forza sincera che supera il tempo e lo spazio

Come un angelo custode, il genio affronta le trappole del cattivo gusto senza preoccuparsi, procedendo sereno e sicuro. Il genio può sentirsi a casa anche al di fuori del mondo conosciuto, ed è capace di ampliare la natura senza oltrepassarne i confini. Questo, però, non accade sempre, poiché anche i geni possono essere influenzati dalla moda del loro tempo, perdendo momentaneamente la guida della natura. Tuttavia nonostante ciò, Friedrich Schiller assicura che il genio è un individuo straordinario che segue la sua ingenuità, la sua natura sincera e libera, senza farsi ingannare dalle mode o dai gusti corrotti del tempo.


Immagina che un genio, una persona davvero straordinaria, risolva compiti difficili con umiltà e semplicità. Come quando Colombo ha trovato il modo semplice di far stare in piedi un uovo! Il genio si dimostra tale quando riesce a vincere con semplicità anche le sfide più complesse. Il genio non segue regole ordinarie, ma ha intuizioni e sentimenti improvvisi.

Si sente ispirato da qualcosa di divino (la natura, che è come un dio). Le sue opere e la sua vita personale riflettono spesso un carattere infantile. È pudico perché segue la natura, ma non è pavido perché non teme i pericoli. I geni, come Sofocle, Archimede, Shakespeare e altri, hanno spesso un modo di pensare ingenuo. Questo significa che seguono la loro natura sincera senza paura di sbagliare. Alcuni grandi leader, come Giulio Cesare, hanno mostrato anche un lato ingenuo. Ne consegue che leader al contrario furbi, maliziosi e troppo strateghi sono tutt’altro che ingenui e quindi non sono per niente dei geni.

Nelle donne, la natura ha indicato l’ingenuità come la loro perfezione più alta. Anche se spesso l’educazione contrasta con questo lato naturale. Alcune donne riescono a mantenere una grazia ingenua nei loro modi e pensieri. Il genio esprime i suoi pensieri in modo chiaro e libero, senza paura di commettere errori. Questo è diverso dall’intelligenza scolastica, che talvolta cerca di nascondere la paura di sbagliare. La lingua del genio è come uno strumento che svela il pensiero in modo puro.

Tra verità e illusione: l’ ingenuità come specchio dell’umanità nella società complessa

Nella vita sociale, ci si è allontanati dalla semplicità e dalla verità di espressione. Le convenzioni sociali ci obbligano a usare giri di parole e perifrasi. Tuttavia, i bambini spesso esprimono le cose in modo diretto, chiamandole con il loro vero nome, dimostrando un’ingenuità che, in fondo, sembra giusta.

L’ingenuità del carattere può essere attribuita all’uomo solo nella misura in cui la pura natura agisce ancora in lui. Tuttavia, grazie all’immaginazione poetica, questo aspetto ingenuo viene spesso trasferito dal razionale al non razionale. Ad esempio, attribuiamo spesso un carattere ingenuo a animali, paesaggi o costruzioni, contrastando con l’arbitrio e le idee fantastiche umane. Questo presupporrebbe che attribuiamo una volontà a ciò che ne è privo, ignorando la rigorosa direzione della legge della necessità. In sostanza l’ingenuità viene spesso proiettata al di là della sfera razionale, attribuendola a elementi non umani e ignorando la realtà della necessità naturale.

A volte, insoddisfatti della nostra libertà morale mal utilizzata e della perduta armonia morale nel nostro agire, ci rivolgiamo a esseri privi di ragione come se avessero lottato contro la tentazione. Invidiamo la loro serenità, percependola come eterna uniformità, anche se forse non è altro che una proiezione della nostra insoddisfazione.

In uno stato d’animo simile, consideriamo le prerogative della nostra ragione come una maledizione e ci lamentiamo delle disposizioni e del destino, sentendo vividamente l’imperfezione del nostro operare reale. Vediamo nella Natura non razionale solo una sorella più fortunata che noi abbiamo abbandonato nella casa materna, affrettandoci verso terre straniere.

Chiediti, dunque, amico della natura sensibile, se la tua ignavia spasima per la sua calma, se la tua moralità offesa anela alla sua armonia. Quando l’arte ti è venuta a nausea e gli abusi nella società ti spingono alla solitudine nella natura inanimata, rifletti se sono le privazioni, gli oneri e i dolori, oppure l’anarchia morale, l’arbitrio, i disordini ciò che abborri.

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Nostalgia, libertà e rinascita: un viaggio nella bellezza della natura e dell’anima

Quando eravamo semplici fili della natura, eravamo felici e perfetti. Ma con la libertà abbiamo perso entrambi questi beni, nascendo una nostalgia duplice: una per la felicità e una per la perfezione della natura. Solo l’uomo sensibile rimpiange la perdita della prima, mentre solo l’uomo morale può rattristarsi per la perdita della seconda. Sei mai stato in una situazione in cui ti senti un po’ perso, come se la tua strada fosse improvvisamente scomparsa? È un po’ come se fossi su una scala, e all’improvviso ti rendi conto che non c’è più, e sei lì indeciso se aggrapparti alla legge con coraggio o lasciarti cadere in un abisso sconosciuto.

Ma, sai, quando ti senti giù per la perdita di qualcosa di bello, come la Natura, c’è una cosa che puoi fare. Immagina di abbandonare tutto il caos intorno a te e avvicinarti alla natura con il cuore aperto. Guarda attorno a te, osserva la bellezza semplice e innocente della Natura. Respira profondamente e lascia che questa sensazione ti riempia il cuore.

Quando ti liberi da tutte le cose complicate e ti immergi in questa tranquillità, fai una pausa e ammira il quadro che la Natura ti offre. Questo sentimento è speciale, è come un regalo che la natura ti fa. Non scambiarlo con nulla, ma fallo tuo. Cerca di unire la sua bellezza con la tua unicità e cerca di far nascere qualcosa di straordinario da questa connessione. Immagina che questa sensazione sia come una storia incantevole che ti circonda. Ogni volta che le cose si fanno difficili, pensa a questa storia. Troverai coraggio, fiducia e riuscirai a far risplendere di nuovo nel tuo cuore la fiamma dell’ideale, anche quando sembra che la vita ti stia portando via tutto.

Antichi Greci e Moderni: il legame profondo tra Uomo e Natura

Pensando agli antichi greci, sembra strano che non abbiano dato tanta importanza ai sentimenti verso la natura come facciamo noi oggi. Erano molto precisi e attenti nei dettagli, ma sembrava che la loro mente fosse più interessata agli oggetti fatti dall’uomo che alla natura stessa.

Forse è perché noi, oggi, abbiamo perso un po’ il contatto con la natura nella nostra vita quotidiana. Ciò che ci attrae di più è quel senso di libertà e semplicità che la Natura ci offre. E il bello è che possiamo amarla e abbracciarla, anche quando sembra che la complessità della vita moderna ci stia portando via questo privilegio. O almento poteva farlo ancora Friedrich Schiller quando ha scritto questo trattato nel 1795, quando ancora l’Antropocene non era così evidente.

Alla fine però tutto si riduce a questo: la natura è qualcosa di speciale, e quando la senti dentro di te, è come un ritorno alla tua infanzia, a quei tempi più semplici e puri. Ecco perché ogni volta che pensiamo alla Natura, in realtà stiamo cercando di ritrovare quel pezzo di infanzia che abbiamo perso lungo il cammino.

Affronta le difficoltà con coraggio e rassegnati liberamente alle condizioni naturali dell’unico bene. Non lamentarti delle complicazioni della vita, dell’ineguaglianza delle condizioni, del peso dei rapporti, dell’incertezza della proprietà, dell’ingratitudine, dell’opposizione o della persecuzione. Sottomettiti con libera rassegnazione, rispetta il male della cultura ma non con deboli lacrime.

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Riscoprendo l’armonia: il mondo greco incontaminato dalla modernità

Immagina un mondo diverso, dove la cultura antica greca non si è deteriorata tanto da abbandonare la natura. La loro intera vita sociale era basata su sensazioni, non sul complesso lavoro dell’arte. La teoria dei loro dei era ispirata da un sentimento ingenuo, non dalla ragione intricata come accade nelle moderne nazioni. I Greci non avevano perso la connessione con la Natura come facciamo noi oggi. Quindi, non si sentivano sorpresi o avevano un impellente bisogno di oggetti per ritrovarla. Erano in armonia con se stessi, felici nel sentimento della loro umanità.


Il sentimento che i Greci provavano per la natura non è lo stesso che proviamo noi oggi. Era naturale per loro, mentre noi percepiamo la Natura come qualcosa di naturale ma irraggiungibile. La nostra sensazione verso la Natura è simile a quanto proviamo per gli antichi. Ci sentiamo come malati che rimpiangono la salute perduta. La Natura ha iniziato a scomparire dalla nostra vita quotidiana, ma ora sta risorgendo come un’idea e un oggetto. La Francia, per esempio, è stata una delle prime nazioni ad affrontare questa trasformazione nel modo di pensare e sentire. In Grecia antica, già con Euripide e gli storici come Orazio, si vedeva una simile trasformazione, un cambiamento di prospettiva.

Il poeta ingenuo e sentimentale


I poeti sono considerati i conservatori della natura. Quando non possono più esserlo completamente, diventano testimoni e vendicatori della natura. Da qui nascono due generi poetici totalmente diversi:

  • quello ingenuo
  • quello sentimentale.

Il poeta di un mondo giovane e ingenuo è riservato, severo, come Omero tra gli antichi. Il poeta di un’epoca di cultura artificiale è più sentimentale, come Shakespeare tra i moderni.
Entrambi, sebbene appartenenti a epoche diverse, condividono una caratteristica identica: la freddezza, la mancanza di sensibilità apparente, che permette loro di affrontare la vita in modo distante. Friedrich Schiller ricora che quando ha scoperto Shakespeare per la prima volta, ha sentito questa freddezza, la sua capacità di scherzare in situazioni drammatiche e di procedere senza indugi anche quando il mio cuore voleva rallentare.

Uomo e natura Schiller
Uomo e natura Schiller – fuorionline.com

L’Influenza di Schiller: un viaggio emotivo tra poesia e comprensione

Ma come la conoscenza del filosofo tedesco dei poeti moderni ha influenzato la sua ricerca nell’opera poetica? Inizialmente, come lui spiega semore nel trattato Sulla poesia ingenua e sentimentale cercava di connettersi emotivamente con il poeta, cercando di capire il suo cuore e riflettendo sull’oggetto insieme a lui. Era difficile per Friedrich Schiller accettare un poeta che sembrava sfuggire alla sua comprensione, ma nel corso del tempo ho imparata ad amarlo anche come individuo. Tuttavia, all’inizio non era in grado di comprendere direttamente la sua natura e poteva soltanto sostenere la sua immagine riflessa dall’intelletto, ordinata dalla regola.

Agisci puro tra le ignominie, libero dalle servitù, saldo nel capriccioso mutare secondo una legge, in quella che sembra essere un’arbitraria anarchia. Non temere il disordine fuori di te, ma temi il disordine dentro di te. Aspira all’unità, ma non cercarla nell’uniformità. Cerca la calma attraverso l’equilibrio, non arrestando la tua attività. La natura che invidi all’essere non razionale non è degna di nostalgia né di rispetto. Sta dietro di te e dietro di te deve rimanere in eterno.

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Lo scrittore ammette che gli è successo anche con Omero, il grande poeta greco. Ricorda un passaggio nel sesto libro dell’Iliade, in cui Glauco e Diomede, due guerrieri in combattimento, si riconoscono come ospiti e si scambiano doni.

Questo toccante ritratto di pietà durante la guerra lo colpisce profondamente. E ricorda che un esempio simile si trova nelle opere di Ariosto, un poeta italiano del Rinascimento, che raffigura una scena simile tra due cavalieri rivali. Ma anche se entrambi i poeti dipingono la vittoria dei costumi sulla passione, la descrizione dell’azione è notevolmente diversa. Ariosto, cittadino di un’epoca più avanzata, mostra la sua meraviglia e commozione nella narrazione, mentre Omero, pur rimanendo asciutto e veritiero, trasmette il sentimento di distacco tra quei costumi e quelli del suo tempo.

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Poeti ingenui: ribelli al gusto dell’epoca, guardiani della verità

I poeti di genere ingenuo sembrano estranei in un’epoca più artificiosa. Sono quasi impossibili, a meno che non sfuggano selvaggiamente alle influenze del loro tempo. Rimangono estranei alla società, appaiono come individui selvaggi, figli della natura, che talvolta scandalizzano. Anche se gli artisti e i veri intenditori riconoscono il loro valore, spesso hanno poca fortuna nell’oro e in ogni altro secolo.

I critici autentici, custodi del gusto, li odiano, considerandoli violatori dei confini. Tuttavia, sono considerati poeti validi dalla forza di una testimonianza millenaria. La loro autorità sfida le regole stabilite, e a volte è difficile per i critici opporsi al loro esempio e alla loro influenza.

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