Canada, tra ambizioni ambientali e realtà petrolifera: un equilibrio fragile davanti al crescente numero degli incendi

Nel nordovest del Canada, il dramma personale di Julia Cardinal durante l’incendio di maggio, che ha distrutto vaste aree di foreste, solleva una domanda cruciale: può questo Paese combattere efficacemente il cambiamento climatico mentre continua a essere uno dei principali produttori di petrolio del mondo?

Migliaia di incendi, che quest’anno hanno consumato un’area più grande della Florida, stanno mettendo alla prova l’equilibrio tra le ambizioni ambientali del Paese del Nord America e la sua dipendenza dall’industria petrolifera. Mentre il primo ministro Justin Trudeau e altri leader canadesi affermano che si può conciliare lo sfruttamento delle risorse naturali con la protezione dell’ambiente, gli incendi stanno gettando luce su una contraddizione apparente.

Il petrolio più sporco al mondo

Il Canada, con le sue foreste fitte e vaste praterie, si è impegnato, insieme ad altre nazioni, a raggiungere “emissioni zero” entro la metà del secolo. Tuttavia, il suo status di quarto produttore mondiale di petrolio e quinto produttore di gas mette in discussione la coerenza di tale impegno. I massicci incendi, che hanno rilasciato nell’atmosfera più di tre volte le emissioni annuali del Paese, sollevano dubbi sulla reale efficacia delle politiche climatiche del Paese.

L’Alberta, regione ricca di sabbie bituminose, è al centro di questa controversia. Qui, l’estrazione di petrolio greggio è cresciuta costantemente dal 2009, portando questa grande nazione a produrre circa 4,9 milioni di barili di petrolio al giorno. Tuttavia, questa attività estrattiva è notoriamente inquinante, rendendo tra l’altro il petrolio canadese uno dei più sporchi al mondo. Per di più le sabbie bituminose, con i loro depositi di denso petrolio greggio, rappresentano un’enorme fonte di emissioni di gas serra.

A beautiful green scenery reflecting in the Lost Lake in Whistler, BC Canada – fuorionline.com

Nonostante gli sforzi per promuovere la sostenibilità nel settore energetico, la presenza di una delle delegazioni più ampie di dirigenti di combustibili fossili alla COP28, seconda solo a quella della Russia, solleva interrogativi sulla vera determinazione del Paese nell’affrontare il cambiamento climatico. Undici dirigenti delle principali società petrolifere canadesi hanno partecipato all’evento, alzando un sopracciglio critico sulla coerenza tra la retorica ambientale e la realtà dell’industria del petrolio.

“Non è possibile che il Canada raggiunga il nostro obiettivo del 2050 se il petrolio e il gas non fanno la loro giusta parte”, ha affermato Steven Guilbeault, ministro canadese dell’ambiente e del cambiamento climatico.Gli incendi, che secondo gli scienziati bruceranno sempre più a lungo man mano che il pianeta si riscalda, renderanno ancora più difficile la riduzione delle emissioni. Inoltre rappresentano rischi significativi per la salute dei canadesi e di chiunque entri in contatto con il fumo.

Il Canada e gli incendi

La lotta tra le aspirazioni verdi e la produzione di combustibili fossili è evidente anche nei danni provocati dagli incendi. La tragedia personale di Julia Cardinal, membro della Prima Nazione Athabasca Chipewyan, che ha perso la sua amata capanna, diventa un simbolo di un conflitto più ampio tra le comunità indigene e l’espansione dell’industria petrolifera.

“Quella era la nostra casa”, ha detto a AP Julia Cardinal, mentre camminava sopra la capanna bruciata, identificando pentole, padelle e chiodi sopravvissuti all’incendio. “Ci sono alcune cose che non sostituiremo mai e poi mai”.

Le prospettive per raggiungere le emissioni nette zero entro il 2050 sono ulteriormente complicate dall’utilizzo delle sabbie bituminose, una delle fonti più inquinanti di petrolio. Nonostante la promessa di tecnologie avanzate per mitigare gli impatti ambientali, il paese è in ritardo nei suoi obiettivi climatici, secondo quanto rilevato dagli scienziati di Climate Action Tracker.

Una sfida importante

Il Canada si trova a una svolta critica: continuare sulla strada della produzione di petrolio e gas a ritmi attuali, rischiando di non raggiungere gli obiettivi climatici, o impegnarsi seriamente in una transizione verso fonti di energia più sostenibili. La stagione degli incendi del 2023 è stata un campanello d’allarme, evidenziando le conseguenze reali del cambiamento climatico e i rischi associati alla dipendenza continua dai combustibili fossili.

LEGGI AENCHE——————————————————————>Ice-Memory studierà il cambiamento climatico sul Monte Rosa: il progetto raccoglierà due carote di ghiaccio

Mentre il paese si confronta con questa sfida, è fondamentale un dialogo aperto e onesto su come bilanciare le esigenze economiche con la necessità di preservare il pianeta. Solo affrontando questa contraddizione interna il Canada potrà davvero affermarsi come leader nella lotta contro il cambiamento climatico.

Condividi su

Lascia un commento