Disuguaglianza economica in forte crescita: “Minaccia per le democrazie”

La disuguaglianza economica globale è in costante crescita, con i cinque miliardari più ricchi del mondo che vedono la loro ricchezza più che raddoppiata, mentre il 60% più povero della popolazione globale non registra alcuna crescita. In Italia, l’1% più ricco detiene un patrimonio 84 volte superiore al 20% più povero, il cui patrimonio si è dimezzato in un solo anno.

Oxfam ha lanciato ripetuti allarmi sull’aggravarsi della disuguaglianza economica, pubblicando un rapporto ed evidenziando come la concentrazione estrema del potere economico porti all’accumulo di enormi fortune nelle mani di pochi. Il rischio attuale è che questa divaricazione straordinaria diventi la norma, minacciando la coesione sociale ed economica.

La supremazia oligarchica è dietro l’angolo

Il potere politico gioca un ruolo cruciale nel determinare se andremo verso un’era di incontrollata supremazia oligarchica o se il potere pubblico riacquisterà centralità, promuovendo una società più equa ed inclusiva. Il dilemma si presenta come una scelta tra due futuri: uno segnato dalla disuguaglianza economica e sociale sfrenata o uno caratterizzato da un’economia giusta e inclusiva.

Se la tendenza attuale persiste, il primo trilionario della storia dell’umanità potrebbe emergere nel giro di un decennio. Al contrario, per ridurre l’incidenza della povertà globale all’1%, ci vorrebbero oltre due secoli. I dati rivelano che il divario di genere è particolarmente evidente, con gli uomini che detengono una ricchezza superiore di 105.000 miliardi di dollari rispetto alle donne, equivalente a quattro volte l’economia statunitense.

Azionisti straricchi e salari al ribasso

Le disparità nel mondo del lavoro sono altrettanto allarmanti. Le grandi multinazionali, sette delle dieci più grandi al mondo, hanno un amministratore delegato miliardario o azionisti miliardari. Nel periodo tra luglio 2022 e giugno 2023, 82 dollari su 100 di profitti generati dalle grandi imprese sono andati agli azionisti, mentre i salari per quasi 800 milioni di lavoratori occupati in 52 Paesi non hanno tenuto il passo con l’inflazione.

Il costo della vita è cresciuto notevolmente in tutto il mondo, con centinaia di milioni di persone che lottano per arrivare a fine mese. Le proteste e gli scioperi dei lavoratori sono diventati allarmanti, riflettendo il crescente malcontento. I governi affrontano sfide finanziarie significative, mentre i miliardari vedono crescere i loro patrimoni a un tasso tre volte superiore all’inflazione.

Disuguaglianza nei luoghi di lavoro

Il settore delle grandi imprese ha registrato profitti straordinari, con un aumento dell’89% nei due anni tra il 2021 e il 2022 rispetto al periodo 2017-2020. Questo trend sembra destinato a continuare, con previsioni di crescita del 44% dei milionari entro il 2027 e un aumento del 50% degli individui con un patrimonio superiore a 50 milioni di dollari nello stesso periodo.

Inoltre, il caso emblematico di Amazon, fondata da Jeff Bezos, evidenzia le gravi disuguaglianze nei luoghi di lavoro e le pratiche aziendali monopolistiche. Bezos, uno degli uomini più ricchi al mondo, ha visto aumentare il suo patrimonio di 32,7 miliardi di dollari dal 2020, mentre i lavoratori Amazon affrontano sfide fisiche e discriminazioni sul posto di lavoro.

La disuguaglianza economica sta raggiungendo livelli critici, minacciando la stabilità sociale. Siamo di fronte a una scelta decisiva tra un futuro di iniquità senza freni o un impegno per un’economia più equa, dove il potere pubblico assume un ruolo centrale nel garantire una società coesa e inclusiva.

Famiglie italiane sempre più povere

La disuguaglianza economica in Italia è preoccupante. La crisi inflattiva del 2022 ha influito pesantemente sulle condizioni di vita delle famiglie italiane, con un impatto significativo sulla povertà e la deprivazione materiale. Nonostante la ripresa post-pandemica abbia portato ad un aumento dell’occupazione e dei redditi familiari, le sfide economiche persistono.

Nel 2022, circa 11 milioni e 800 mila individui, pari a 1 su 5 residenti, erano a rischio di povertà, con un reddito netto equivalente inferiore al 60% della mediana nazionale. Sebbene l’incidenza delle persone in gravi condizioni di deprivazione materiale sia diminuita leggermente rispetto al 2021, oltre 2 milioni e 600 mila individui continuavano a registrare almeno sette segnali di difficoltà economica e sociale alla fine del 2022.

La dinamica del mercato del lavoro ha subito una riduzione dell’incidenza della bassa intensità del lavoro nel 2022, ma l’incidenza complessiva del rischio di povertà o esclusione sociale è rimasta stabile, coinvolgendo quasi 1 individuo su 4, ovvero oltre 14 milioni e 300 mila persone.

Povertà assoluta in aumento

La povertà assoluta ha mostrato un aumento nel 2022, coinvolgendo poco più di 2 milioni e 180 mila famiglie, equivalenti a 5,6 milioni di individui, che non disponevano di risorse sufficienti per acquistare beni e servizi essenziali per una vita dignitosa. L’incidenza della povertà a livello familiare è passata dall’7,7% all’8,3%, mentre quella individuale è cresciuta dal 9,1% al 9,7%.

L’incremento dell’incidenza della povertà assoluta è attribuibile principalmente all’impennata dell’inflazione, che ha colpito in modo più significativo le famiglie a basso reddito. Senza gli interventi compensativi del governo, l’incidenza della povertà assoluta sarebbe stata ancora più elevata.

Bambini poveri saranno adulti poveri

Un dato preoccupante è la persistenza intergenerazionale della povertà in Italia, dove chi cresce in povertà ha rischi più elevati di rimanere in questa condizione in età adulta rispetto alla maggior parte dei Paesi europei. La povertà coinvolge ora anche le regioni settentrionali e le giovani generazioni, evidenziando la necessità di affrontare il problema in modo complesso e multidimensionale.

L’incremento dell’incidenza di povertà assoluta è un segnale di preoccupazione per il futuro, e le prospettive per il 2023 dipendono dall’andamento dell’economia, dalla capacità delle famiglie di utilizzare i propri risparmi e dalle politiche pubbliche, soprattutto quelle volte a contrastare l’impennata dei prezzi e a sostituire il reddito di cittadinanza. La revisione metodologica dell’ISTAT contribuisce a un’analisi più accurata delle condizioni di povertà, considerando le variazioni nelle abitudini di consumo e la differenziazione territoriale dei prezzi. Tuttavia, la povertà resta un fenomeno complesso che richiede interventi olistici, non limitati solo alla dimensione economica, ma anche alla disponibilità di servizi pubblici nelle diverse aree del Paese.

Minaccia per le democrazie

La disuguaglianza economica e sociale è stato uno dei focus del World Economic Forum di Davos, arrivato alla sua 54esima edizione. I potenti del mondo si sono riuniti lanciando la sfida con un tema preciso: Ricostruire la fiducia.

L’iniziativa di 260 milionari e miliardari di tutto il mondo che hanno firmato una lettera indirizzata ai leader politici presenti al convegno, esprimendo la volontà di pagare più tasse, riflette l’importanza del dibattito sulla necessità di una patrimoniale sulle grandi ricchezze. La lettera afferma che questi individui sarebbero “orgogliosi di pagare più tasse” e sottolinea l’importanza di affrontare il problema dell’accumulo di ricchezza e delle disuguaglianze economiche.

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La lettera è supportata da dati di un sondaggio condotto su 2.300 persone nei paesi del G20 con un patrimonio di oltre un milione di dollari (escludendo le case), il quale indica che tre quarti degli intervistati sono a favore di una maggior tassazione sul patrimonio e la metà ritiene che l’accumulo di ricchezza estrema da parte di singoli individui costituisca una minaccia per le democrazie.

Il rapporto “Proud to Pay More”, pubblicato insieme alla lettera, fornisce ulteriori dettagli e motivazioni a sostegno di un maggior prelievo fiscale da parte delle persone più ricche. L’iniziativa è coordinata da associazioni come Patriotic Millionaires, Patriotic Millionaires UK, taxmenow, Millionaires For Humanity ed Oxfam.

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