Ilaria Salis, cosa ha fatto e perché è in carcere in Ungheria

Ilaria Salis è rinchiusa in carcere in Ungheria in condizioni disumane tra topi e scarafaggi.

Ogni anno, nel cuore di Budapest, intorno all’11 febbraio, si tiene un raduno dai contorni inquietanti noto come i “Giorni dell’Onore”, un evento commemorativo che, con il passare degli anni, ha assunto una connotazione sempre più preoccupante. Questa manifestazione attrae migliaia di neonazisti provenienti da tutta Europa e oltre, riuniti per ricordare l’assedio della città durante la Seconda Guerra Mondiale, quando Budapest fu teatro di scontri sanguinosi tra l’Armata Rossa e le forze della Wehrmacht tedesca, appoggiate dagli alleati ungheresi.

A partire dagli anni Novanta, questa commemorazione ha guadagnato un particolare seguito tra gruppi neonazisti e neofascisti, che vedono i soldati tedeschi coinvolti nell’assedio come eroici difensori di un’Europa bianca minacciata dal comunismo. L’evento, articolato su diversi giorni, comprende una marcia commemorativa, concerti di musica nazista e altre iniziative che attirano una vasta partecipazione, trasformando Budapest, temporaneamente, nel punto di incontro per le frange estremiste di destra provenienti da ogni angolo del continente.

La risposta ai neonazisti e neofascisti in Ungheria

Tuttavia, l’edizione del 2023 ha assunto una piega diversa. Nel corso del raduno, mentre migliaia di neonazisti scorrazzavano per Budapest, alcuni di loro sono stati accolti con una resistenza inaspettata. Militanti di estrema destra provenienti da diverse parti d’Europa sono stati riconosciuti come neonazisti e sono stati oggetto di aggressioni e contestazioni da parte di gruppi di persone determinate a contrastare la diffusione di ideologie che incitano all’odio e al razzismo.

In risposta a questi episodi di violenza, il 11 febbraio 2023, la polizia ungherese ha arrestato sei persone, sospettate di essere coinvolte negli scontri. Quattro di loro sono state rilasciate dopo breve tempo, ma una ragazza italiana di Milano, Ilaria Salis, un ragazzo tedesco e una ragazza ungherese, arrestata successivamente, sono ancora detenuti a Budapest in attesa di sviluppi nelle indagini. Le accuse contro di loro riguardano il reato di “aggressione a un membro della comunità”, un’accusa seria nell’ordinamento giuridico ungherese, che può portare a condanne fino a oltre otto anni di detenzione.

Ilaria Salis accusata dalle autorità ungheresi

Secondo il governo ungherese Ilaria Salis avrebbe partecipato e pianificato le aggressioni come componente del gruppo tedesco Hammerbande, nato con lo scopo di attaccare i militanti fascisti e neonazisti. Per questo motivo rischia fino a 16 anni di carcere: sia perchè avrebbe messo in pericolo la vita della vittima, sia perchè avrebbe commesso il fatto come parte di un’ organizzazione criminale. Come se non bastasse, non ci sarebbero neanche le prove a confermare la partecipazione di Salis alle violenze. Anzi non risulta nemmeno tra i membri del gruppo.

La coraggiosa militante antifascista originaria di Milano, si trova dunque in detenzione preventiva da dieci lunghi mesi all’interno di un carcere di massima sicurezza a Budapest. Ciò che colpisce particolarmente è l’apparente indifferenza da parte del governo italiano, guidato dalla Meloni, nei confronti delle ripetute richieste della famiglia di Salis di farle scontare la detenzione domiciliare in patria, in attesa del processo.

Situazione disumana in carcere

La situazione in cui Ilaria Salis si trova è estremamente preoccupante, soprattutto alla luce delle condizioni disumane denunciate dalla Corte europea dei diritti dell’uomo, che ha condannato l’Ungheria per gravi violazioni dei diritti dei detenuti. Testimonianze rivelano che le condizioni detentive di Salis sono al limite della sopportazione umana, con presenza di topi, scarafaggi e cimici dei letti nelle celle, che le hanno causato addirittura una reazione allergica alla prigioniera.

La mancanza di assistenza medica da parte del personale carcerario è ulteriormente inaccettabile, considerando le condizioni di salute della detenuta. Alcune fonti riportano che non solo mancano forniture essenziali come carta igienica, saponi e assorbenti, ma spesso anche il cibo per la cena viene negato. Questa situazione rende la detenzione di Ilaria Salis ancora più insostenibile e richiede un intervento urgente da parte delle autorità italiane.

La richiesta disperata dei familiari

I familiari di Ilaria Salis hanno sollecitato ripetutamente sia le autorità ungheresi che italiane affinché la donna sia riportata in patria, mettendo in discussione non solo l’entità della pena inflitta, ma anche il trattamento riservato a Salis durante la sua detenzione.

Particolarmente sconcertante è l’entità della pena proposta a Salis, pari a 11 anni, nonostante il reato in questione, aggressione durante una manifestazione, venga di solito punito con una pena di 4 anni in Italia. La richiesta di attenuanti, basata sulla tempestiva guarigione delle persone aggredite, è stata ignorata dai giudici di Budapest, che hanno respinto quattro richieste di rimpatrio avanzate dalla famiglia di Salis.

Nonostante la proposta di patteggiamento a 11 anni, Salis ha coraggiosamente rifiutato, ribadendo la sua innocenza e sostenendo di aver partecipato solo a contro-manifestazioni pacifiche. Questo gesto evidenzia il suo impegno per la verità e la giustizia, nonostante le avversità.

La natura politica dell’indagine e il contesto semi-autoritario dell’Ungheria, guidato dal governo di estrema destra di Viktor Orban, sollevano preoccupazioni significative riguardo alla giustizia e allo stato di diritto nel paese. Non sorprende che l’Italia abbia negato l’estradizione in Ungheria di Gabriele Marchesi, accusato degli stessi reati di Salis, in virtù delle violazioni dello stato di diritto documentate nell’ambito del regime ungherese.

Dove sono finiti i diritti umani?

In un contesto in cui l’Ungheria è stata censurata per le sue pratiche carcerarie, il governo italiano dovrebbe prendere una posizione ferma a favore dei diritti umani, assicurando che i cittadini italiani detenuti all’estero ricevano un trattamento dignitoso e rispettoso dei loro diritti fondamentali.

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Il caso di Ilaria Salis mette in luce la necessità di una risposta immediata da parte del governo italiano, affinché vengano garantiti i diritti umani della detenuta e venga intrapresa ogni azione possibile per porre fine a questa situazione ingiusta e disumana. La solidarietà nazionale e internazionale è fondamentale per sensibilizzare l’opinione pubblica e esercitare pressioni sulle autorità ungheresi affinché agiscano nel rispetto dei diritti umani di Ilaria Salis.

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