L’ intelligenza artificiale, quanto è intelligente e quanto è artificiale? Ecco com’è nata la Chat GPT

L’intelligenza artificiale, nello specifico la chat GPT ha fatto il suo debutto a fine 2021 e da allora sta tenendo banco non solo nei dibattiti all’ interno delle istituzioni, nella rete, ma anche sui giornali e nelle televisioni. L’uomo per la prima volta si vede a due passi da quegli scenari futuristi, di cui si è iniziato a parlare fin dagli anni Sessanta, con aspettative altissime e anche con un certo timore. Ma quanto c’è di reale?

Un enorme archivio di dati

La Chat GBT ha attirato l’attenzione, soprattutto di chi teme di essere soppiantato da essa, come per esempio coloro che lavorano nell’ambito della creatività, quindi gli scrittori, gli sceneggiatori, i giornalisti, gli illustratori, i copywriters. Persino gli attori possono rimanere a casa a causa dell’intelligenza artificiale, cosa che già sta accadendo e che ha messo in moto le proteste ad Hollywood. Purtroppo, non cantino vittoria gli impiegati, perché il futuro vedrebbe l’estinzione anche delle loro mansioni: l’IA artificiale può sostituire l’uomo in maniera eccellente nella contabilità, nelle funzioni di inserimento dati, nell’analisi finanziaria, nell’elaborazione fiscale, nelle dinamiche di amministrazione e di segreteria. Ma sono tantissimi gli ambiti in cui l’IA può essere introdotta.

Intelligenza Artificiale – fuorionline

Ideato da alcuni investitori della Silcon Valley, la OpenAI, l‘IA di cui si parla tanto è un’implementazione di un modello linguistico che si chiama per l’appunto GPT. È nata con l’obiettivo di ottenere delle soluzioni tecnologiche nell’ambito dell’intelligenza artificiale, ma con la caratteristica di essere anche Open Source, quindi con codice aperto e modificabile dagli utenti.

Il modello Chat GPT ha acquisito maggiore credibilità con la sua penultima versione (finora ha 4 versioni), introdotta ad inizio 2022, con cui è riuscita a dare risposte più affidabili che riguardano argomenti diversi. Ma com’è strutturata nello specifico la Chat GPT? La risposta potrebbe deludere qualcuno, perché è più semplice di quanto si possa immaginare.

Questo programma in sostanza fa un enorme archivio dei contenuti (video, audio, trascrizioni) presenti su Internet. Dopo averli immagazzinati li trasforma in testi, migliorandoli, creando una sorta di albero all’interno del quale una determinata parola offre il gancio alla seconda (come una sorta di enorme dizionario che però non dà il significato della parola, ma una lista di parole o frasi che potrebbero seguire la parola stessa). Questo processo genera le risposte e crea in casi precisi anche video, suoni, può generare codici, risolvere operazioni aritmetiche.

Il mito della Silicon Valley

Il mondo dell’Alta Tecnologia nell’immaginario collettivo è una sorta di mondo fantastico con retroscena romantici: Silicon Valley sarebbe La terra di mezzo, dove felici e fantomatici hippy della California, dopo essersi fatti di Lsd e funghetti allucinogeni all’interno di un garage, durante un pomeriggio soleggiato degli anni Sessanta, per puro altruismo, per il desiderio di libertà, tipico dello slogan peace and love, hanno creato una start up per rendere felice l’uomo sulla Terra. La tecnologia, del resto, ci permette di vedere e fare cose che prima non immaginavamo neanche.

È ovvio che le cose sono andate diversamente e che non hanno niente a che vedere con il fenomeno dei figli dei fiori e i loro colori allegri e psichedelici, ma soprattutto non hanno niente a che fare con la pace. A questo va associata l’idea sempre più inculcata e diramata, che grazie alla tecnologia si possa ottenere la ricchezza senza lavorare, ma semplicemente dal dolce far niente. Così come l’Intelligenza artificiale, che sarebbe arrivata dal nulla e non da una significativa mole di lavoro umano, è pronta a risolvere tutti i problemi della nostra vita.

Il confezionamento che così ci è arrivato fin dagli anni Sessanta della Silicon Valley è ovviamente solo un modo per far apparire più bello e luccicante uno scenario che di romantico ha ben poco. La società internazionale specializzate in tecnologia è nata grazie agli investimenti delle grosse aziende militari industriali statunitensi, che hanno trovato nel secolo scorso nella California, terra fertile (grazie alle rinomate università, al crocevia di cervelli giovani o per meri motivi logistici) su cui mettere le basi dei propri obiettivi nel comparto dell’esercito. Insomma, si fanno grandi invenzioni per la guerra e non per la pace.

Aspettative tradite

Negli anni Sessanta si aspettavano cose enormi e fantascientifiche dall’AI e anche da parte del mondo accademico. Dalla Silicon Valley sono emerse aspettative di un certo livello e i sognanti hanno immaginato mondi in cui le macchine si mettono al servizio dell’uomo con scenari di città incredibili e super tecnologiche. Siamo nel 2023, peccato (si fa per dire) che queste grandi aspettative siano state tradite.

Intelligenza Artificiale – fuorionine

Per un certo periodo l’IA è anche finita nel dimenticatoio perché dopo tanto attendere, non ha fatto il suo tanto atteso ingresso trionfante. Questo ha fatto sì che negli ultimi anni ritornasse in auge come argomento principale (grazie all’avvento di internet e dei cellulari). Alla fine, dopo tanto cercare, sostanzialmente questa intelligenza artificiale, così come ce la si aspettava tanti anni fa, non è arrivata. Per questo motivo si è ritenuto opportuno creare un enorme archivio di dati (il web) e sperare che da ciò, prima o poi, venisse fuori qualcosa di interessante.

La Chat GPT, se visto da questo punto di vista, potrebbe apparire anche il frutto di un fallimento, che nasconde al suo interno l’abnorme lavoro di tante persone che hanno passato migliaia di ore della propria vita davanti ad un PC a catalogare dati. È stata scelta inoltre tra le altre possibili e immaginabili strutture tecnologiche disponibili, per essere l’unica ad avere intrinseca una struttura di tipo monopolistico, caratteristica che denota una certa utilità, anche se non voluta direttamente dall’azienda stessa, con il mondo militare. Rimane il fatto che Open AI (che tra i suoi fondatori vanta Elon Musk e Sam Altman) rimane un’organizzazione senza fini di lucro con lo scopo di sviluppare un’intelligenza artificiale amichevole.

Il crescente interesse nei confronti dell’IA la porta ad essere la chiave delle soluzioni ai problemi della vita di tutti noi. Allo stesso tempo però fa paura, perché potremmo essere completamente sostituiti da essa. Anche se intorno a questa possibilità non manca lo scetticismo. Le macchine autonome, tanto decantate negli anni passati, che avrebbero fatto perdere il posto di lavoro a migliaia di autisti e autotrasportatori, ma che allo stesso tempo avrebbero reso più facile la vita di tutti, non sono arrivate e non si sa se mai arriveranno. Giusto per fare un esempio.

L’intelligenza artificiale e chat GPT, cosa cambierà

La domanda però è molto insistente: quanto l’IA sostituirà l’uomo? I miti ricorrenti sulla IA sono tanti. Una fra tutte è la fine (finalmente) della prigione lavoro: l’uomo grazie alle macchine potrà finalmente dedicarsi alle cose che più gli piacciono, potrà viaggiare, fare ciò che gli pare senza dover lavorare perché a farlo al suo posto, sarà l’IA. Niente di male se ciò avvenisse! Dovrebbe essere questo lo scopo. Ma quanto e come si traduce nella realtà?

Intelligenza Artificiale – fuorionline

Quello che emerge è che la produttività con l’introduzione della digitalizzazione non ha avuto chissà quale aumento. Ma soprattutto, l’uomo non lavora meno grazie alla tecnologia: non sembra che gli orari di lavoro siano sensibilmente diminuiti anzi, lavorare anche nel week end è diventata normalità. E gli stipendi sono rimasti bassi nonostante la digitalizzazione, così si diceva, dovesse diminuire i costi.

La scatola magica della tecnologia, quindi, potrebbe nascondere obiettivi ancora più cupi rispetto a quello di togliere il lavoro all’essere umano. Piuttosto, potrebbe mirare ad un controllo più raffinato e incisivo, soprattutto in quei lavori in cui la manodopera vuole e deve rimanere tale (si pensi ad esempio ai magazzini di Amazon, di come sono strutturati e di come al loro interno viene svolto il lavoro). Al momento non ci sono notizie che parlano della sostituzione dell’uomo magazziniere, dell’operaio muratore, costretto a lavorare sotto il sole cocente, dell’uomo impiegato nei campi per 12-14 ore al giorno: insomma l’AI pare non abbia nessuna intenzione di sostituire quei lavori che deteriorano il corpo e la mente e di cui l’uomo farebbe volentieri a meno. Piuttosto, paradossalmente a primo impatto va a toccare i comparti creativi.

È probabile che migliaia e migliaia di lavoratori invece saranno “addestrati” per sottostare all’IA e diventeranno intercambiabili, ossia avranno tutti le stesse competenze in tutto il mondo, (anche in nome della famosa riserva industriale, utile ad alzare il capitale) grazie ad una precisa e attenta omologazione. Per qualcuno potrebbero sembrare scenari catastrofisti, ma non si possono ignorare, visto che di fatto in parte esistono già.

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Se tutti i lavori creativi verranno fatti dall’AI, privando queste attività dell’unica cosa che le rende uniche e preziose come l’estro personale di una persona, diciamo, l’anima che le caratterizza (quindi a mio avviso svalutandole) e quelli cosiddetti “pesanti” e “materiali”, saranno lasciati alla massa, quanto di intelligente ha davvero questa tecnologia?

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