Internet e cambiamento climatico. Essere sempre connessi fa male alla Terra

Associare Internet al cambiamento climatico può sembrare una stonatura; eppure, ancora non tutti sanno che il mondo digitale ha un impatto ambientale molto forte. Il Global Carbon Project ha fatto sapere che se il web fosse una nazione, sarebbe il quinto al mondo per inquinamento globale.

I server divorano l’energia

Viviamo in un epoca in cui il digitale è in costante aumento e ci stiamo sempre più “abituando” ad uno stile di vita costantemente connesso. Un mondo che abbiamo fatto nostro, ma che non è per tutti chiaro. Molti di noi accendono il computer tutti i giorni, mandano mail, vedono video, usano i social. Ma quanti si chiedono quale sia la forza che riesce a mettere in moto tutto questo?

“I data server rappresentano l’1 per cento della domanda globale di energia elettrica – riferisce Fabio Mecarone, responsabile dell’Osservatorio Karma Metrix a Econopoly – “Un solo server può produrre all’anno una media di 1-5 tonnellate di CO2. Volendo fare un paragone, il digitale contribuisce alle emissioni mondiali di anidride carbonica mediamente per una quota del 3,7% del totale contro il 2 per cento del traffico aereo.” Sottolinea inoltre che Internet è responsabile di emissioni Co2 non solo per i combustibili fossili sfruttati per produrre energia, ma anche per le modalità poco efficienti con cui vengono creati i siti web.

Si, i server: dietro questo mondo parallelo virtuale, astratto, esistono delle macchine che hanno bisogno di essere alimentate con energia, ma ci sono anche le infrastrutture di rete, i sistemi di raffreddamento dei data center e poi ci sono tutti i nostri dispositivi. Computer, cellulari, televisioni, Tablet, console per videogiochi e chi più ne ha più ne metta, che hanno bisogno di essere caricati, collegati per essere funzionanti.

Internet contribuisce al cambiamento climatico

Il mondo digitale si sta ingrandendo sempre di più e si è sempre più impegnati a creare infrastrutture cloud, come se fossero palazzi di una megalopoli. Gli investimenti in questo senso negli ultimi tempi sono aumentati a livelli molto critici. Secondo il sito tedesco “Statista” l’investimento mondale dal 2014 al 2020 è raddoppiato. Entro il 2024 potrebbe raggiungere il 70%

Co2

Mecarone specifica che “nel 2021 sono state emesse nel mondo 51 miliardi di tonnellate di CO2: per compensarle bisognerebbe piantare 2.400 miliardi di alberi, ossia una superficie di 42,5 milioni di chilometri quadrati pari a 2,5 volte la Russia.”

La visione dei film in streaming – soprattutto su YouTube e Netflix – ha rappresentato il 63% della circolazione mondiale di dati nel web. Ogni anno i video che vediamo su YouTube equivalgono a 10 milioni di tonnellate di C02 che equivale all‘impronta ambientale di un anno, per quanto riguarda il carbonio, di una città come Francoforte. Inquiniamo anche quando inviamo una mail: un messaggio che porta con sé un allegato di 1 MB emette 10g di CO2 (percorre circa 15 mila Km dal luogo di origine al luogo di destinazione) anche se alla fine il destinatario è nella stanza accanto. Gli spam equivalgono a 3 milioni di automobili.

Il paradosso è che l’interessamento verso l’ambiente in Italia sta aumentando e lo si evince dalle ricerche effettuate dagli italiani su Google. Sono 6 milioni di ricerche al mese, fatte nell’anno scorso dagli italiani, sui temi ambientali, tra queste come si legge sul Sole 24 Ore, c’è Greta Thunberg. Anche il digitale appartiene alla Grande Accelerazione dell’influenza dell’uomo sulle trasformazioni della Terra.

LEGGI ANCHE ——————————————————> Antropocene, ecco da dove inizia. Arriva la scoperta degli scienziati

“Sappiamo cosa fare. E, sempre più, abbiamo gli strumenti per farlo. Ma ci mancano ancora leadership e cooperazione. Quindi, mi rivolgo ai leader di tutti i settori: portateci fuori da questo disastro“, disse all’incontro internazionale Stockholm+50 il segretario generale dell’Onu António Manuel de Oliveira Guterres lo scorso 2 giugno 2022.

Condividi su

Lascia un commento