Treccine africane, appropriazione culturale? Ecco il loro significato

Le treccine africane da tempo sono un must per l’ hair style di molte donne, di qualsiasi cultura e provenienza. Recentemente però hanno iniziato ad essere accostate a due parole precise: appropriazione culturale. Cosa significa?

Ormai si sa, sono una moda e come tale ha i suoi alti e bassi: a volte torna, a volte passa, ma quello che è certo è che le treccine africane piacciono, soprattutto l’estate, perché mettono allegria, tengono in ordine le capigliature più ribelli e soprattutto perché sono sexy. Eppure, non tutti sanno che quest’ acconciatura ha un significato profondo, che va oltre il mero look di una stagione. Del resto, come altri status symbol che hanno fatto la storia , anche le treccine hanno la propria: solo, prende grande spazio la spiritualità.

Mezzo di comunicazione con le divinità

Le treccine si sono sviluppate dapprima nell’Africa Occidentale e rappresentavano in generale uno status sociale nelle tribù. Per crearle richiedeva del tempo e questo tempo veniva impiegato anche per creare socialità tra le donne locali. Era un’arte e si apprendeva già in tenera età, osservando le donne più anziane.

Secondo le credenze all’interno delle tribù, il capello era considerato un mezzo di comunicazione con le divinità, essendo posto all’estremità dell’ essere umano e per questo motivo, era la parte più vicina al cielo che era in alto. Allo stesso modo le piante, si crede ancora adesso, come gli alberi per esempio, mettevano in contatto con gli Dei. Fare il parrucchiere in Africa, quindi, non era un mestiere come un altro, ma era simile a quello del sacerdote, il saggio, il sapiente perché chi faceva treccine era in grado di gestire il mezzo che metteva in contatto l’uomo con il cielo.

Quando il parrucchiera o la parrucchiera faceva le treccine era un momento sacro e per questo motivo questa pratica non si sviluppava in cambio di denaro. Facendo le treccine egli o spesso ella, tramandava quest’arte importante alle future generazioni e nel mentre, si raccontavano storie, si stava assieme, si creava un momento magico all’interno della tribù. Oggi ovviamente non è più così. In tutto il mondo, come anche in Africa spesso per farsi fare le treccine bisogna pagare, perché è diventato un lavoro ma è importante sapere che in tempi passati non era così.

Tratto distintivo

Oltre alla caratteristica estetica, all’aspetto spirituale, le treccine africane possedevano anche il compito di dare il tratto distintivo alla tribù. Ogni tribù, infatti, aveva un tipo di treccine specifico e all’interno della tribù ogni ruolo aveva la sua acconciatura di treccine: per esempio il sacerdote le portava raccolte, il capo tribù invece le teneva sciolte ecc ecc..

Già questo dovrebbe chiarire un po’ perché “appropriazione culturale” ma per avere un’idea più completa del concetto e di cosa sono oggi le treccine per gli africani, bisogna fare qualche passo in avanti nella storia e arrivare al XVI secolo quando si dà inizio alla tratta degli schiavi, dopo lo sbarco degli americani nel Continente Nero.

Com’è tristemente noto, si tratta di un’altra pagina vergognosa dell’umanità, perché accade che oltre all’appropriazione selvaggia delle materie prime del territorio africano, l’uomo bianco pensa bene di portare con sé anche un gran numero di persone, come se fossero degli oggetti, per renderli schiavi in Occidente. Ma cos’ hanno fatto ancora gli americani? Come se non bastasse, hanno pensato bene di rasare a zero i capelli degli africani. I capelli, che era il loro mezzo di comunicazione con le divinità, la loro religione! I colonizzatori lo fecero per una questione di igiene, anche perché non erano al corrente del significato che le treccine avevano per gli africani. E né si presero il tempo di capirlo.

Arrivate in America però le treccine continuarono ad essere tagliate perché le americane temevano che le donne africane potessero, con quest’acconciatura sensuale, ammaliare e fare innamorare i loro uomini. Quindi non solo il saccheggio, la sottomissione, “l’igiene”, ma anche la gelosia: tutti questi motivi cancellarono come un colpo di spugna, una tradizione arcaica, un rituale sacro che appartiene ad un popolo che di punto in bianco è stato assalito e violentato.

Le treccine africane abolite e perseguitate

Non fu un bel momento per le africane, che si trovarono in terra straniera, ridotti a schiavi e completamente pelate.

Per non abbattersi troppo alla fine le donne africane iniziarono ad usare copricapi colorati, foulard bellissimi e particolari, ma apparendo anche così bellissime, fu loro vietato anche questo. Alle future generazioni fu inculcato il concetto che i capelli afro erano sgraditi, non andavano bene e di conseguenza anche le treccine. Finché un bel giorno molti anni più tardi, questa o l’altra “Star” per semplice e banale vanità cercò un qualche tipo di acconciatura “strana” e “originale” da imitare.

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E le treccine così per magia, un bel giorno, apparvero in televisione, solo che a portarle questa volta erano delle donne bianche. Poi negli anni Novanta ebbero un vero e proprio boom e oggi le sfoggiano in molte: da Beyoncé a Heidi Klum. Per tanti anni le treccine furono sinonimo di arretratezza, sporcizia, ma quando furono le bianche a portarle, improvvisamente diventarono un valore aggiunto, una tendenza. Come si sentirono le donne africane? Si sentirono nuovamente violate, ignorate ed è il caso di dirlo “vittime” di vera e propria appropriazione culturale. Oggi le cose sono diverse, ma rimane il fatto che farsi le treccine non è proprio una cosa da niente.

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