Il nucleare green è una realtà? La risposta dell’esperto

Il nucleare green esiste davvero? Risponde il professore e fisico nucleare Angelo Tartaglia.

Tra le sfide che ci propina l’Antropocene c’è anche quella che sta prendendo piede in questo periodo, in cui tra complottisti, negazionisti e ambientalisti, spicca, si sente e si vede, il cambiamento climatico che avanza e comincia a condizionare le nostre vite.

È ritornato in auge, rispolverato e vestito alla moda in perfetto stile di energia green, il nucleare. Sdoganato alla Cop 28 in Quatar, il nucleare sarebbe ad un certo punto innocuo e persino amico dell’ambiente. L’ennesima prova che le lobby non solo fanno spallucce davanti ai disastri di Cernobyl e Fukushima ma pretendono anche di far passare l’atomica come un’energia restaurata e di ultima generazione.

Nucleare di quarta generazione

Angelo Tartaglia, fisico nucleare e professore emerito del Politecnico di Torino, autore de “Spaccare l’atomo in quattro. Contro la favola del nucleare” ha presenziato ad un dibattito che si è tenuto a Torino il 16 febbraio approfondendo i temi principali sul nucleare green.

Con il termine nucleare verde si vuole divulgare l’idea (e anche a quanto pare con un discreto successo) che l’energia nucleare non sia più devastante e pericolosa per l’uomo e l’ambiente. Lo si fa attraverso l’annuncio di alcuni cambiamenti che renderebbero questo tipo di energia nella sua specie quella di “quarta generazione“. A cominciare da alcuni progetti di reattori nucleari “avanzati” progettati per essere più sicuri e per produrre meno rifiuti nucleari rispetto ai reattori tradizionali.

Poi ci sarebbe il il riciclaggio del combustibile nucleare, che potrebbe a sua volta contribuire a ridurre le scorie e a sfruttare meglio il materiale nucleare esistente. Anche se solleva preoccupazioni legate alla proliferazione nucleare e alla gestione sicura dei materiali fossili.

E infine la tanto famigerata fusione nucleare, un processo in cui due nuclei leggeri si fondono per formare uno più pesante, rilasciando enormi quantità di energia. La fusione è spesso considerata come un’opzione “verde” perché non produce emissioni dirette di gas serra e non genera rifiuti nucleari a lunga durata. O almeno così dovrebbe essere. Tuttavia, la fusione nucleare è ancora in fase sperimentale e non è stata ancora realizzata in scala commerciale.

Non si risolve il problema più grande

Sebbene queste tecnologie possano contribuire a rendere il nucleare più sostenibile, tanto che si è arrivato a chiamarlo nucleare green, l’energia nucleare presenta comunque sfide significative, tra cui le preoccupazioni sulla sicurezza, la gestione dei rifiuti radioattivi, il prolungamento delle risorse e questioni di accettazione pubblica. La valutazione complessiva della “verdezza” del nucleare dipende da come queste sfide vengono affrontate e superate nel tempo. Cosa che non viene messa in primo piano.

Il professore Angelo Tartaglia in una recente intervista rilasciata ai micorfoni di Radio Blackout esprime forti preoccupazioni riguardo al futuro dell’energia nucleare. Attraverso una lucida analisi, sottolinea che la risoluzione del problema delle scorie rappresenta una sfida insormontabile, nonostante l’evoluzione delle tecnologie nei decenni.

Si, il tempo evolve, ci sono nuove tecnologie per costruire impianti più avanzati rispetto a 50 anni fa, ma non c’è niente di nuovo per ciò che riguarda i reattori: si tratta di una sorta di catalogo di tipi di reattori che sono addirittura o già stati costruiti o che sono stati sottoposti a qualche tipo di analisi e che sono stati sviluppati in qualche forma.

Nucleare green e scorie radioattive: qualcosa non torna

Nell’intervista, il professore evidenzia la natura critica delle scorie radioattive, il risultato inevitabile della fissione nucleare. Il processo di fissione, che libera energia ma genera scorie altamente radioattive, è intrinsecamente problematico, con alcuni isotopi che mantengono pericolosità per migliaia di anni.

Quando si parla di fissione, si ha comunque il problema delle scorie, perché la fissione per sua natura definizione consiste nel rompere qualcosa in due: prendo un nucleo di uranio lo colpisco con un neutrone e questi, come dire.. scoppia come un petardo e si rompe in due e libera energia che sono questi frammenti che schizzano e urtano quello che c’è intorno, manifestandosi come calore che poi nella centrale viene usato per farla funzionare come una centrale termica per produrre energia.” Cerca di spiegare in parole povere l’esperto che aggiunge:

Comunque.. i due frammenti di fissione sono nella sostanza, nella maggior parte scorie radioattive e non sono tutte ugali. L’atomo non si rompe sempre allo stesso modo, si rompe in tanti modi diversi creando isotopi diversi di diverse specie atomiche e comunque radioattivi. La radioattività ovviamente non fa bene alla salute e la cosa che si può fare è mettere questo guazzabuglio da qualche parte aspettando che decada, perché la radioattività ha questa caratteristica che con il passare del tempo decade, i nuclei radioattivi si riducono.

Una delle principali preoccupazioni del Prof. Tartaglia infatti riguarda l’eredità che lasciamo alle generazioni future. Mentre alcuni sostengono che le scorie nucleari sono limitate rispetto alle ceneri dei combustibili fossili, il fisico nucelare torinese sottolinea che a livello globale si tratta comunque di migliaia di tonnellate, con impatti duraturi e rischi di sicurezza in un mondo instabile, in cui non mancano gli incidenti come la storia conferma e non mancano i terrorismi. “Quindi per fare qualcosa che qualcuno ritiene utile e conveniente economicamente oggi, ci lascia in eredità che è una questione problematica a chi verrà dopo, non solo tra 10 anni, ma tra secoli e millenni.” sottolinea

nucleare green
nucleare green -fuorionline.com

Centrale Nucleare da quartiere

Un’altra argomentazione affrontata è l’idea dei piccoli reattori modulari (SMR). Il Prof. Tartaglia smaschera il mito, affermando che, contrariamente all’immagine promossa dai media, questi reattori non sono “piccoli oggetti da scrivania”, come si vuol far credere, ma impianti di dimensioni simili a quelli costruiti 50 anni fa. Ridimensionare non riduce gli impatti e i costi, specialmente quando si considera la necessità di sviluppare sistemi di sicurezza e refrigerazione adeguati.

“L’ emergenza climatica deve essere affrontata seriamente in un tempo prevalentemente breve ormai; quindi, buttarsi sul nucleare come si vorrebbe fare, passare dai prototipi a degli impianti industriali ci vuole come minimo una quindicina o una ventina di anni; quindi, si andrebbe fuori tempo in ogni caso. Poi non si tratterrebbe di fare una sola centrale ma molte moltissime perché se non si risponderebbe all’intero fabbisogno di energia.” Aggiunge Tartaglia.

Il problema non è il nocciolo del reattore, quindi la parte interna dove avviene la reazione ma quello che si costruisce intorno, quindi un sistema di refrigerazione e di sicurezza, le famose torri di rifrigeramento. Diminuendo la dimensione non diminuiscono gli impatti e i costi perchè come già detto, devono avviluppare la centralina di quel quartiere con un sistema di sicurezza e di refrigerazione. Immaginate questi furgoncini in giro per il Paese di materiale ad altissima radioattività quando viene spostato, quindi devono essere anche dei viaggi con alta sorveglianza: ecco tutta questa roba qui nell’immgine normale della centralina di quartiere è una follia. Ma nessuno lo dice. “

Cosa lasciamo alle future generazioni

La questione cruciale sollevata dall’esperto è che, indipendentemente dalla generazione di reattori nucleari, la fissione produce sempre e comunque scorie. Respinge l’idea che tali scorie possano essere “bruciate” per renderle inattive, evidenziando che le operazioni in laboratorio su singoli isotopi non garantiscono una soluzione a lungo termine. La situazione, quindi, non è affatto tranquilla, anche se il periodo di pericolosità si riducesse da migliaia di anni a secoli. Ecco perchè fondamentalmente il nucleare green non esiste.

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Quarta generazione o meno si tratta sempre di fissione e comunque sempre delle scorie produce. Poi dicono… un’altra sciocchezza.. che queste scorie verranno “bruciate”. Per bruciare intendono bombardarle con dei neutroni per disattivarle. Attenzione, che queste operazioni fatte in laboratorio su singoli isotopi, quando si applica ad una miscela, se tutto va bene, riesce a spostarli da migliaia di anni a secoli, non certo di meglio e non è che se il problema rimane lì per secoli e non per migliaia di anni la situazione è più tranquilla, al contario.”

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